Dopo la conferma che quando apriamo una bibita in lattina – zuccherata o diet che sia – ci prepariamo inevitabilmente a ingrassare, arriva un’altra cattiva notizia: se consumate con assiduità, le bevande dolci o dolcificate possono danneggiare il cervello.
Lo sostengono due studi pubblicati separatamente e a breve distanza su altrettante riviste scientifiche, Alzheimer’s & Dementia e Stroke. Entrambi, è bene precisarlo subito, rilevano una correlazione – ossia non un rapporto diretto causa-effetto – tra il consumo di questo tipo di bibite e i danni al cervello. I problemi potrebbero derivare, cioè, non direttamente dalle bevande ma da uno stile di vita globalmente scorretto o da pregeresse patologie di base, come diabete e sofferenze vascolari.
Entrambe le ricerche sono state condotte da un gruppo di neurologi della Boston University School of Medicine (USA). Nella prima, gli scienziati hanno esaminato dati, risultati di test cognitivi e scansioni cerebrali di 4.000 persone che avevano partecipato al Framingham Heart Study, un ampio studio del 1948 per valutare i rischi di patologie cardiovascolari.
A CARO PREZZO. Tra chi consumava più di due drink zuccherati al giorno (come bibite gassate o succhi di frutta) o almeno tre bevande in lattina a settimana, sono state notate evidenze di invecchiamento cerebrale precoce, problemi di memoria, riduzione del volume cerebrale e dell’ippocampo (una struttura coinvolta nella capacità di ricordare). Tutti campanelli d’allarme della malattia di Alzheimer.
LIGHT SOLO NEL NOME. Nel secondo studio, dopo aver valutato le abitudini di consumo di bibite dei partecipanti alla stessa, storica indagine, ci si è concentrati su chi, nei 10 anni successivi, aveva ricevuto una diagnosi di demenza legata all’Alzheimer o aveva avuto un ictus.
Sorprendentemente, in questo caso non sono state trovate correlazioni tra consumo di bibite zuccherate e queste due precise patologie. Ma è emerso che chi era abituato a bere almeno una bevanda diet al giorno, correva un rischio almeno tre volte più alto di avere un ictus o sviluppare demenza.
CAUSE PREGRESSE. Benché i ricercatori abbiano tenuto conto di altri fattori (come abitudine al fumo, tipo di dieta o età), non si può escludere che la correlazione derivi da condizioni precedenti il consumo di bibite diet. Per esempio, i diabetici tendono a berle più spesso, per tenere a bada l’apporto giornaliero di zuccheri. E poiché il diabete è un fattore di rischio per la demenza, l’origine del rapporto potrebbe essere questa.
fonte Focus