Grazie all’iniziativa di tre giovani imprenditrici siciliane Giovanna Gebbia, Simona e Tania Alioto sta prendendo sempre più forma e consistenza una iniziativa che coniuga la cultura rurale, l’eco-turismo, il turismo sostenibile, la conoscenza della flora e della fauna all’interno di un ecosistema che, per le sue caratteristiche climatiche ed orografiche, permette l’affermazione di una bio-diversità molto interessante, sia agli occhi degli esperti del settore sia agli occhi del semplice turista e visitatore.
Stiamo parlando dell’associazione Le Alte Terre di Mezzo che in seguito ad un incendio, tanto vasto quanto devastante, avvenuto nel settembre del 2012, ha come scopo principale la tutela e la salvaguardia di questi luoghi. Quell’incendio ha inferto una profonda ferita, soprattutto al grande uliveto e ancora oggi se ne possono osservare le conseguenze, ma soprattutto ha segnato i proprietari, che con tanta cura si occupano di conservare e preservare questo angolo di paradiso incontaminato.
Ci troviamo nel comprensorio dei piccoli comuni dell’Appenino Siculo tra San Mauro Castelverde, Tusa e Pettineo che realmente possiamo definire una terra di mezzo, in quanto fa da collante tra le propaggini est delle Madonie e i primi rilievi dei Nebrodi. Una zona collinare verdeggiante che, tra sbalzi ed insenature percorsi da ruscelli, non nasconde completamente il blu del mare Tirreno che si intravede guardando verso nord.
L’idea è quella di permettere ai visitatori la fruizione di questi luoghi, attraverso una serie di itinerari adatti sia ai più che ai meno esperti che potranno osservare e conoscere questi luoghi dove la natura ha ancora il giusto sopravvento sulla modernità. Si potrà quindi conoscere come vivono i contadini, osservare animali di allevamento, ma anche selvatici che prosperano laddove il tempo sembra si sia fermato.
I visitatori, prima di cominciare le escursioni naturalistiche, possono entrare nella masseria dove è stato creato un micro museo rurale, nato da un attento lavoro di recupero, che ha riportato alla luce un luogo dove i pastori lavoravano il latte per la trasformazione del formaggio, adibito anche per la conservazione dell’olio e del vino. Agli amanti della natura è riservata anche la possibilità di degustare alcuni prodotti locali che vanno dal salame ai formaggi, dalle salsicce alle olive, dalla ricotta al miele accompagnati dal pane fatto in casa e dal buon vino.
Di particolare interesse è la pratica tradizionale dei cosiddetti “fussuna”, un antico sistema che permette di ottenere un carbone di ottima qualità. I carbonai, così si chiamano gli uomini che utilizzano questo sistema, raccolgono la legna pregiata nel sottobosco, la accatastano formando dei grandi coni che poi vengono ricoperti da terra e paglia. La catasta viene accesa, avviando una lenta combustione, per via del poco ossigeno presente e controllata per più giorni finché non si forma il pregiato carbone.
Una tecnica molto faticosa che richiede una maestria che si cerca di tramandare con successo alle nuove generazioni. Questa pratica ha inoltre il grande pregio di tenere pulito il sottobosco e quindi di preservarlo da futuri incendi.
Abbiamo chiesto al presidente dell’associazione Giovanna Gebbia di dirci qualcosa sull’iniziativa.
<<Il nostro lavoro consiste nel raggiungere e avvicinare quante più persone a questo progetto che rappresenta la memoria e l’identità dei luoghi e lo facciamo con un impegno che vede noi tre coinvolte. Siamo animate dalla passione e l’amore per la nostra terra e il nostro territorio e ci adoperiamo per contribuire a creare un futuro migliore per le nuove generazioni.
Infatti, uno dei nostri obiettiv,i all’interno del programma delle attività di valorizzazione, è rivolto proprio alle scuole e alla didattica come esperienza attiva, per far sorgere nei più piccoli il desiderio della curiosità, ma anche la capacità di formare un vero senso della natura, intesa come spazio vitale e originario da dove tutto si genera e così vivere nel rispetto e nel benessere, consapevoli della storia della terra e del suo valore, come veicolo di crescita interiore.
Il fare rete con tutti gli altri attori locali – conclude Giovanna Gebbia – è lo scopo che invece anima l’obiettivo dello sviluppo locale, capace di sviluppare una benefica azione di ricaduta ai fini della crescita economica del territorio nell’ambito di una funzione turistica.>>