venerdì, 20 Dicembre 2024
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L’artista Rosa Mundi dedica una sua personale in memoria di Sebastiano Tusa e Aurelio Pes

La mostra “Sotto Sopra” a Cortina D’Ampezzo dal 28 dicembre 2020

L’artista internazionale Rosa Mundi, a conclusione dell’anno 2020, dedica una sua personale in memoria di Sebastiano Tusa e Aurelio Pes. La mostra “Sotto sopra”, realizzata dalla Galleria “Contemporary & C “ nella prestigiosa sede di Cortina d’Ampezzo il 28 dicembre con lo storico “Minigolg Helvetia” ed in collaborazione con la Fondazione Donà dalle Rose, è curata dal noto storico  dell’arte, architetto Gincamillo Custoza. In ragione della situazione Covid 19 non è prevista un vernissage per il giorno 28, mentre nel mese di febbraio, in occasione della coppa del mondo, si intende realizzare una serata di apertura, nel rispetto delle regole indette dal Ministero a causa della pandemia.

L’artista Rosa Mundi sin dal 1992 opera unicamente attraverso le sue opere e numerose iniziative, mantenendo nel più stretto riserbo la sua vera identità mossa dalla convinzione che l’arte deve prescindere dall’immagine dell’artista e dalla sua presenza, senza correre mai il rischio di sopraffarla, lasciando spazio solo alla sua essenza, al suo messaggio, alla sua pennellata ed al suo sguardo sul mondo. Rosa Mundi traghetta le sue sfere armillari nel nuovo anno, il 2021, soffermandosi sulla caducità della condizione umana e sulla rarefazione dei punti di riferimento di questa era moderna. Nelle sue opere la spiritualità regna sovrana ma anche il chiaro riferimento agli abissi marini, con l’opera Meduse e Rosone ci rammentano di un tempo in cui le Tofane, il Faloria ed il Cristallo erano parte degli abissi di una grande mare. Il lento ed inesorabile scorrere del tempo, il mutare incontrollabile degli eventi ha messo a dura prova le fragili certezze del genere umano in questo 2020 che, in ogni parte del globo, oggi è chiamato a rimettere in discussione ed a riscrivere.

Sotto sopra rappresenta l’orizzonte capovolto in cui il mondo ed ogni essere vivente è chiamato ad essere, parte fluttuante nel cosmo. La mostra è stata concepita come uno spazio a cielo aperto, capace di confondersi con gli alberi e le sagome delle montagne tutto intorno, nel cuore di Cortina in un luogo cult, per grandi e piccini, il Minigolf Helvetia voluto da Susi ed Ugo Ghedina, mezzo secolo fa, con le sue diciotto buche. Non lontano il museo delle regole custodisce, nella parte dedicata alla paleontologia, una preziosissima raccolta di fossili del Triassico ritrovati proprio in quel territorio. Creature marine, pietrificate e restituite alla vista dell’uomo millenni dopo rivivono nelle sfere armillari di Rosa Mundi: Meduse, Rosone, Resurrection, Krak des chevaliers e Point de Vue. In Meduse e in Rosone, presente anche nella versione dei “Tamburi” oltre che delle sfere armillari spiega in modo figurativo e sonoro la percezione dell’artista nell’essere umano e animale, allineato nello spazio come un pianeta fluttuante nell’infinità dell’universo. Le meduse escono dal mare e si dirigono verso l’universo mare, racchiudendo tra il rosone e il giudizio universale il destino dell’uomo evidenziando la metamorfosi del concetto spaziale. I punti cardinali si rarefanno ed il sotto ed il sopra perdono ogni punto di riferimento in una prospettiva spaziale dell’universo e del mondo che fluttua nello spazio e noi su di esso.

Rosa Mundi costruisce una particolare sfera armillare, composta da tre cerchi di ferro ellittici, incastonati una dentro l’altra, anticamente anelli circolari delle antiche botti quattrocentesche custodite nella magica atmosfera delle antiche cantine di vino del Castello di Morsasco, in Piemonte sulla via francigena. Ognuna dei tre cerchi tratteggia una sfera con una propria immaginaria eclittica. La prima, partendo dal cuore dell’armillare, è divisa in sezioni corrispondenti ai dodici segni dello Zodiaco. La sfera armillare era destinata a mostrare sia la precessione sia la cosiddetta trepidazione degli equinozi, tanto in voga nel ‘400. L’originaria teoria dell’astronomo greco Ipparco, nel II secolo a.C., sul diverso tempo impiegato dal sole per giungere all’equinozio, di primavera in primavera, riconosceva un lento spostamento delle stelle, parallelamente all’eclittica, in senso contrario al moto diurno tale da dare origine allo spostamento dei punti equinoziali di primavera ed autunno. Questa teoria venne denominata la precessione degli equinozi. Nei secoli a seguire ci pensarono gli scienziati arabi a cronometrare lo slittamento degli equinozi con un avanzamento più rapido da 1 a 66 anni, rispetto a quello di Ipparco ossia da 1 a 100 anni, sino a teorizzare un cambiamento nella velocità di precessione, come se questa fosse una funzione del tempo che doveva essere determinata sulla base delle osservazioni.

Con la sua installazione Rosa Mundi indaga quindi il gioco del tempo nell’indagine astronomica che, come variante matematica, deve considerare l’alea della inevitabile successione dell’imprecisione del calcolo umano. Al tempo stesso anche il gioco delle forme, coniato e definito dal pensiero umano, si deve aggiungere l’ulteriore incognita dell’obliquità dell’eclittica, anch’essa variabile.

L’artista crea un legame storico ed emozionale tra il presente, il passato ed il futuro, dove la memoria regna sovrana tra le fibre delle sue opere e lo sguardo dello spettatore. Lungo le pareti interne delle opere una scritta in tempera naturale fluorescente ci rivela il messaggio segreto dell’opera di cui il collezionista è chiamato ad essere principale guardiano e traghettatore.

Rosa Mundi costruisce uno spazio infinito dentro le opere in legno ed in ferro, denominate “SFERE ARMILLARI”, “TAMBURO” e “THE BOX”, sovrapponendo una sull’altra due lastre di vetro plastificato che raffigurano l’inizio e la fine del pensiero umano che si fa da verbo ad immagine, da racconto a ricordo, da sinfonia a memoria, da nota musicale a storia. Le immagini sono impresse dall’artista con pigmenti naturali e tempera a freddo, mescolata ad un materiale naturale, tratto dalle membrane delle meduse.

All’interno di ogni opera, perfettamente autoportante, sono tracciati i pensieri dell’artista nelle lingue, definite morte, di una umanità che ci ha preceduto, ossia in in aramaico, persiano, latino e greco antico. Il significato intrinseco dell’opera è contenuto nel concetto spaziale del verbo, nel tempo della sopravvivenza dell’opera e del detentore medesimo, oltre l’umana percezione del collezionista, chiamato ad esserne custode e principale interprete vivente. La fisicità del concetto spaziale, ossia l’immaterialità della percezione dell’infinito nelle opere di Rosa Mundi sono l’essenza del “non luogo”.

Rosa Mundi con la sua produzione artistica mira a proseguire oltre i confini della visione materica dei tagli di Fontana generando infinite smagliature di luce, tra la trasparenza, l’immaginario e della sovrapposizione degli sguardi.

L’installazione sarà conservata dentro lo splendido Minigolf Helvetia sino alla fine del 2021, alcuni esemplari della serie The Box di Rosa Mundi sono invece esposti dentro la Galleria Contemporary & C.

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