Questa mattina, davanti la Casa di reclusione ‘Calogero Di Bona’, conosciuta ai più come l’Ucciardone di Palermo, i sindacati UilPA Polizia Penitenziaria, guidato dal segretario generale Sicilia Gioacchino Veneziano, Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), Cgil Funzione Pubblica, Uspp (Unione sindacati di polizia penitenziaria) e Cnpp (Coordinamento Nazionale Polizia Penitenziaria), hanno esposto le emergenze che stanno mettendo in ginocchio il comparto.
«Dopo un lungo silenzio, in attesa della formazione del nuovo Governo – afferma Gioacchino Veneziano – abbiamo ritenuto adeguato questo momento per alzare l’attenzione sulla situazione delle carceri in Sicilia. Le unità necessarie, in realtà, – specifica il segretario – non ci sono mai state e la legge Madia ha determinato un incrementarsi della carenza pre esistente».
«Noi non vogliamo né fare né mischiarci con la politica – sottolinea il segretario -, ma abbiamo attenzionato il contratto di Governo che, all’articolo 21, enuncia un passaggio importante che riguarda le forze di polizia e le carceri: attualmente, in Sicilia, mancano 1.000 unità. Un altro aspetto importante che dobbiamo sottolineare – conclude il segretario – è che l’età media del personale si è elevata, alcuni agenti hanno 55 anni ed è impensabile una cosa del genere».
Con la disponibilità di 3.800 agenti (a fronte di 6.000 detenuti), i sindacati lamentano una grave carenza del personale di polizia e amministrativo chiedendo l’abolizione della legge Madia per il superamento del precariato, maggiori risorse per strumenti tecnologici e strutturali, più fondi per il servizio traduzioni e piantonamenti, e la rivisitazione del passaggio dei detenuti nelle strutture sanitarie.
«La cosa che mi preoccupa maggiormente in questa grave situazione – spiega Paolo Ansaldi, coordinatore regionale della funzione pubblica Cgil – è la consapevolezza di non riuscire a risolvere questa problematica, se non a livello nazionale, perché non c’è nessun altro istituto e nessun’altra regione che ci possono aiutarci. La Sicilia è in una condizione drammatica in cui, ogni giorno, gli agenti vengono picchiati e, per questo, si rivela necessario un intervento nazionale in quanto, la realtà penitenziaria siciliana, ha le sue specificità che sono diverse rispetto a quelle delle altre regioni. Non vogliamo più scrivere “la letterina” aspettando una risposta – conclude Ansaldi – perché ci troviamo in uno stato di emergenza al quale si deve rispondere con fatti emergenziali».
Richiesta fortemente anche l’istituzione di un tavolo tecnico permanente che ponga l’attenzione alle sempre più frequenti aggressioni, generate dal cosiddetto “regime aperto“: spazi destinati al lavoro, allo sport e ad altre attività riabilitative, riservati a detenuti definiti “a bassa e media pericolosità”.