Seconda giornata della Macchina dei Sogni a Palazzo Belmonte Riso nel segno delle culture diverse con un occhio al di là del Mediterraneo. Il festival ideato da Mimmo Cuticchio e giunto ormai alla sua trentaquattresima edizione, si aprirà domani (1 giugno) alle 18 con “Basilico nel bosco nero”, burattini e cantastorie della catanese La Casa di creta di Antonella Caldarella, in scena con Steve Cable che firma le musiche. Alle 19 sembrerà di trovarsi in piazza Jemaa El Fna, a Marrakech, dove i narratori sono i veri sovrani. Come loro, Abderrahim El Hadiri interpreterà “Parole sulla sabbia” di Claudio Simeone. In un angolo, su un semplice tappeto, aiutato da pochi oggetti – un vaso, un bastone, un tamburo, uno sgabello, due tegole, e un tagine che spande il profumo del cibo – il cantastorie racconta storie arrivate fino a lui di bocca in bocca. Alle 21, il concerto di Palermo World Music Root, che più che un live è una reunion tra alcuni dei principali solisti che dalla fine degli anni ‘70 sino ad oggi crearono un movimento in cui si fondeva la musica tradizionale siciliana alle influenze della musica balcanica e maghrebina, il jazz ed il rock. Nella frontline della band, il violinista e suonatore di oud Enzo Rao dei Rakali e Shamàl, ma anche Gianni Gebbia di Terra Arsa e Shamàl, Mario Crispi degli Agricantus e Diego Spitaleri dei Sun. Gli si affiancano, il fiatista Giuseppe Viola (ora a fianco di Rao in Shamàl), il contrabbassista Gabrio Bevilacqua, il percussionista Carmelo Graceffa. Nulla di vintage dunque ma, piuttosto, una rilettura attuale di un repertorio che i fan hanno sempre dimostrato di apprezzare. INGRESSO LIBERO.
Questa edizione della Macchina dei Sogni è profondamente avvinghiata al presente, all’arte, e al percorso UNESCO. Palazzo Belmonte Riso è stato trasformato in un’unica scatola sonora e artistica: ospita “Arabia”, installazione di Fabrizio Lupo ispirata alla Palermo araba; “Normanna”, ideata e disegnata da Alessia D’Amico, che pesca tra formelle e archetti per trovare la foglia d’oro dei mosaici della Cappella Palatina; “Normaniche”, collage di trame e tessuti di Roberta Barraja su cui si animano, al calar del sole, cavalieri e dame della corte di Ruggero; “Sipario Mediterraneo”, frutto di un lento e minuzioso lavoro a quattro mani della scenografa Alessia D’Amico e la fiber artist Grazia Inserillo. “Ombre bianche sui muri”, installazione illuminotecnica di gobos e lamelle di Marcello D’Agostino; le Sagome merlate in balcone di Tania Giordano, fantasmatiche presenze che si affacciano a bordo ringhiera. Nel giardino del museo – recuperato e presentato per la prima volta – una capanna del Mali rivisitata dal CRESM; nella Foresteria, la mostra “Cavalieri Antiqui” in cui sono esposti i modellini del teatro dei pupi, dei casotti de li vastasi e del luogo dove si raccontava il cunto, realizzati dai giovani dell’Accademia di Belle Arti, le miniature di Gianfranco Di Miceli, di alcuni strumenti musicali rappresentati nelle muqarnas della Cappella Palatina. La mostra resterà visitabile fino al 30 giugno.
INGRESSO LIBERO.