LA MACCHINA DEI SOGNI, il festival di teatro di figura e di narrazione creato da Mimmo Cuticchio e giunto ormai alla sua 36° edizione, dedica il suo programma all’astro e alle irrimediabili influenze letterarie (e non) che la Luna ha avuto (e ha) sulla Terra. Il popolo fantastico degli artisti e dei poeti ha “adorato” la Luna, l’ha cantata, vezzeggiata, illusa: lì sta la ragione, qui rimane la follia.
Il programma si srotolerà dal 19 luglio al 4 agosto, per tre weekend consecutivi: prima negli spazi del Museo regionale di Arte Contemporanea di Palazzo RISO, poi al Museo D’Aumale a Terrasini e infine al Teatro dei Pupi dei Figli d’arte Cuticchio. L’ingresso è libero.
Come ogni anno, LA MACCHINA DEI SOGNI ha invitato teatranti, artisti, manianti, burattinai, marionettisti, narratori, ognuno ha portato con sé uno spettacolo ispirato alla Luna, secondo le tipologie del lavoro di ciascuno. Chi ha scelto versi e poesie, chi si è gettato nelle favole antiche, chi ancora ha preso a prestito le indagini scientifiche: il risultato è un cartellone molto composito, 22 appuntamenti e 19 compagnie/artisti, con molti ritorni, diverse vecchie conoscenze e nuovi partecipanti, e un occhio particolare per i più piccoli. Partendo, come sempre, dall’Ariosto.
“La Luna descritta da Ariosto è un pianeta speculare alla Terra –precisa Mimmo Cuticchio che dirige il festival dal 1984 – , con altri laghi, fiumi, campagne, dove, a differenza del nostro pianeta nel quale ormai dimora solo la follia, si conserva tutta la razionalità. E l’Ippogrifo è il mezzo di viaggio che sceglie Palermo. Perché la luna è qui. In questo momento storico particolare di muri e scontri, l’altra faccia della luna siamo noi. Galileo Galilei, appassionato lettore dei versi ariosteschi, quella sera in cui sistemò il suo cannocchiale verso la Luna, riconobbe lo stesso astro descritto quasi un secolo prima dal suo poeta prediletto e lo tradusse in un disegno: nacque così una Luna con una superficie del tutto simile a quella terrestre, con monti e valli. Il nuovo cannocchiale costituì il primo sguardo profondo verso l’universo, una vera svolta destinata a cambiare per sempre il modo di concepire la realtà nella quale viviamo. Anche noi guarderemo alla Luna con gli occhi del poeta: la vedremo sorgere a Palazzo Riso, elevarsi su Palazzo D’Aumale e infine raggiungere il mio piccolo Teatro dei pupi, dove Astolfo ci aiuterà a comprendere in modo saggio, pregi e difetti dell’umanità”.
Diversi spettacoli del Festival, inoltre, saranno dedicati alla donna, alla sua forza, alla sua fragilità.
Da segnalare, il progetto speciale sui poeti “La notte che l’uomo”, curato da Maria Grazia Calandrone per Rai – Radio3 proprio nella notte dell’anniversario dell’allunaggio, il 20 luglio, a Palazzo Riso. Radio3 ha invitato alcuni tra i maggiori poeti contemporanei ad indirizzare la loro fantasia sul rapporto tra la Terra e la Luna, oppure a raccontare la loro esperienza di quel giorno di cinquant’anni fa. L’anniversario dell’allunaggio consentirà di unire scienza, immaginazione, intuizione e memoria: per mettere a confronto chi ha dedicato la propria vita a scrivere versi, con gli slanci diversi, ma altrettanto inarrestabili, di scienziati e astronauti. Musiche dei Fratelli Mancuso che le eseguiranno dal vivo.
A questo progetto si affianca la serata tra scienza e letteratura “Terra chiama Luna” guidata da Marino Sinibaldi, direttore di Radio3 (domenica 21 luglio, sempre a Palazzo Riso) alla quale parteciperanno Lara Albanese, astronoma, fisica e, come ama definirsi, “raccontascienze”; lo scrittore Ermanno Cavazzoni, autore del “Poema dei lunatici” dal quale Federico Fellini ha tratto il suo film “La voce della luna”, Stefano Catucci, docente all’Università La Sapienza e Caterina Greco, archeologa e neodirettrice del Museo archeologico Salinas di Palermo. L’atrio del Museo d’Arte contemporanea accoglierà anche un’opera site specific di Roberta Barraja: un ippogrifo di m8 x m 5,50 lavorato in tarlatana (garza di cotone) formato dall’unione di tanti coni, impreziositi da tessuti e materiali già carichi di una vita propria, lavorati e intrecciati sul corpo della leggendaria creatura, simbolo di qualcosa impossibile da ottenere.
La prima tragedia in musica del teatro dei pupi si lascerà intrigare dalla bellissima (e maledetta) Gorgone, infatti, Mimmo Cuticchio, che cura messa in scena e regia di“Medusa”, tragedia in musica di Giacomo Cuticchio su libretto di Luca Ferracane. Una storia affascinante che racconta della fanciulla destinata dal Fato ad essere maledetta da una dea e immortalata nel suo ultimo respiro. Un lavoro imponente, omaggio al melodramma del Settecento per ensemble orchestrale di 50 elementi tra musicisti, coro e cantanti, in prima assoluta venerdì 26 luglio a Palazzo D’Aumale, a Terrasini. “La Medusa è l’emblema del nostro tempo – spiega Giacomo Cuticchio -. In questo caso, è il teatro antico che incontra la musica”.
Il programma si chiuderà dal 2 al 4 agosto al Teatrino dei Pupi di via Bara all’Olivella dove Mimmo e Giacomo Cuticchio riproporranno il famoso passaggio dell’Opra sul viaggio di Astolfo sulla Luna, alla ricerca del senno di Orlando paladino, divenuto folle quando scopre l’amore della bella Angelica per Medoro, un soldato dell’esercito di Dardanello.
Particolare attenzione sarà data al laboratorio rivolto ai bambini dai 6 ai 10 anni, che si propone di avvicinare i piccoli all’espressione creativa attraverso le marionette e il gioco della narrazione. Il laboratorio permetterà ai bambini di manipolare creativamente materiali diversi, di acquisire la consapevolezza del proprio “saper fare”, accrescendo in tal senso la propria autostima.
IL PROGRAMMA