Il 19 marzo, ricorre la festa di San Giuseppe, una festività che ripercorre la fuga di Gesù, Giuseppe e Maria, dall’Egitto e s’inserisce nella tradizione popolare, entrando a far parte dell’itinerario turistico siciliano. La tradizione popolare vuole che, in occasione della festa, vengono allestite le mense o “altari cunsati” con lo scopo principale di offrire il cibo a famiglie povere.
La “promisione” è il motivo che spinge talune famiglie a continuare una tradizione popolare, che da secoli, tutti gli anni, per il giorno di San Giuseppe, si ripete. Alle mense vengono invitati 3 bambini poveri, ai quali viene servito il pranzo, tra canti e filastrocche dialettali. Alla fine del pranzo i bimbi con le loro famiglie possono portarsi a casa tutte le provviste. Il ringraziamento al Santo, per grazia ricevuta, è fatto sotto forma di provviste alimentari e di tutto quanto può essere utile ai tre bambini poveri che, rappresentano la sacra famiglia.
I preparativi iniziano qualche mese prima della festa, impegnando soprattutto le donne della famiglia che, aiutate da parenti e amici, destinano una stanza della loro casa, alla sistemazione di un altare, dove viene collocato il quadro di San Giuseppe e il bambinello.
La mensa viene aperta al pubblico, ai visitatori vengono offerti pezzi di pane fatto in casa, con olive. La visita alle mense inizia la sera del 18 marzo e si prolunga fino a tarda notte per proseguire l’indomani. I visitatori arrivano da ogni parte della Sicilia. Il suo culto è diffuso in molti paesi siciliani. La data della festa coincide con l’equinozio di primavera.
San Giuseppe rappresenta il padre, il patriarca, il saggio con la fluente barba bianca che emana rassegnazione, l’artigiano, ma soprattutto il pater familias, figura centrale che, la tradizione siciliana, attribuisce al capo del nucleo più basilare che è la famiglia.