Il disagio espresso da una mamma partinicese, Rosita Brugnano, postato su facebook, ha attirato la mia attenzione. Lo sfogo della neo mamma, non è certamente dettato dalla polemica o dal gusto di farlo, bensì dall’intento di accendere i riflettori sulle difficoltà che si incontrano, attraversando la città con un passeggino. La spinta emotiva della mamma, è innegabilmente, quella di far prevalere la sue ragioni. Premetto che faccio mio questo scritto, perché riguarda i cittadini e il bene pubblico. Qualcuno dirà…”si tratta di sua figlia…ecco perché ha voluto dare al post grande risalto”. Lasciando in un angolo eventuali opinioni in tal senso, come operatore dell’informazione, sento il dovere morale, di raccontare il disagio espresso e il messaggio lanciato.
Il post inizia così: ”facebook mi chiede a cosa sto pensando: beh penso che sono davvero indignata. Oggi pomeriggio, uscendo con mio figlio, mi sono resa conto di quanto sia complicato camminare con il passeggino, per le vie del paese (se così si può definire!!) Non esiste un passaggio pedonale! Il corso è aperto al traffico. Macchine ovunque che, rendono davvero complicata e difficoltosa una semplice passeggiata. Basta anche un breve tragitto, dal corso dei Mille (altezza monumento caduti) a villa Falcone, per registrare un grande fastidio. Ho avuto davvero difficoltà… ed io sono una mamma che presta una grandissima attenzione, a scansare le macchine. Il mio pensiero va ai disabili: non oso immaginare le loro difficoltà! Altra cosa che mi sono chiesta: dove posso portare il mio bambino per farlo svagare un po’? Beh non abbiamo affatto l’imbarazzo della scelta. O la villa Falcone … o la villa Falcone. Ho sempre adorato questa villa, li ci giocavo da bambina e ho ricordi bellissimi. A distanza di anni la ritrovo sporca e piena di insetti. Un plauso ai volontari che si occupano di ripulirla, ma ci vorrebbe ben altro per renderla florida. Conclusione del mio pensiero? Porterò mio figlio fuori paese! Grazie Partinico”.
La parole hanno sempre un significato, nel caso di specie, esprimono un malessere.
Il post, nella prima parte, sviluppa, seppur nei limiti di un breve scritto, i risvolti socio/culturali della comunità di appartenenza e racconta la realtà oggettiva e l’impatto con un paese che, pone barriere e steccati, anche nei percorsi più semplici e brevi. Queste riflessioni nascono dalla convinzione che occorre ravvivare il rispetto, il senso di responsabilità, la comprensione e la voglia di rilanciare una città, al fine di un miglioramento della qualità della vita. Ogni fascia d’età, ogni cittadino, ogni persona, per sentirsi parte attiva, di un grande processo di trasformazione culturale, deve avere la certezza, unita alla consapevolezza, di poter contare su un’amministrazione attenta ai bisogni e ai disagi. Muovere un passo verso l’altro e verso il paese, significa conquistare la vera libertà, promuovendo il senso della responsabilità. Il post della neo mamma, fa anche riferimento ai portatori di disabilità e ai loro bisogni.
Nelle parole di mamma Rosita, si coglie il desiderio profondo di cambiare strada, uscendo dalla routine di un’esistenza, spesso battuta dai disagi.
“Questo è un paese senza speranza…(continua la neo mamma con un tono rassegnato, rispondendo ai commenti sul suo post), cambiamento???? Ma quale cambiamento!!!. Nulla cambia, tutto peggiora!! Io fino a un po’ di tempo fa ci credevo. Cercavo di essere positiva. Adesso che sono diventata mamma ho davvero paura per il futuro di mio figlio”.
Marina, giornalista partinicese, risponde al post, con un commento: “condivido in pieno il tuo pensiero. Mi trovo in Svizzera. Ho toccato con mano la grande civiltà che vi regna e ho guardato con meraviglia una moltitudine di spazi verdi immensi. Ho visto posti incantevoli dove far giocare i propri piccoli in completa sicurezza, ho respirato aria pulita. Amo il mio paese ma con amarezza deve dire che a Partinico tutto langue”.
Sconforto, rassegnazione o voglia di reagire e alzare la testa? Quale risposta al disagio segnalato?
Quella delle strade senza marciapiedi idonei, alla percorrenza di passeggini o sedie a rotelle, è una questione complessa che richiederebbe un riordino complessivo dell’assetto urbano. A mio avviso però, è nello sforzo delle istituzioni che si compie il miracolo del cambiamento, ossia la trasformazione dal brutto al bello e dalla anormalità alla normalità. Quando si operano delle scelte, occorre tener conto dei bisogni e delle priorità, al fine contribuire alla bellezza del contesto nel quale siamo inseriti. I posti a misura di bambino ci sono, occorre prestare la giusta cura, valorizzarli e renderli accessibili.
Mi chiedo, quanto tempo ancora i bambini e i loro genitori, nonni, zii, cugini e amici, devono aspettare per poter avere a disposizione uno spazio salubre, dove poter giocare, respirare, fare amicizia e passeggiare? Quanto tempo ancora occorre per vivere in un paese normale?
Vorrei concludere con una citazione di Luigi Augusto Belli: ”un uomo vale quanto la sua parola. Perché nella sua parola risiedono i suoi valori, i suoi sogni e il suo cuore. E se alla parola non seguono i fatti … uomo non è”.
Le azioni sono importanti e si misurano con l’amore verso la comunità, nella quale sviluppiamo la nostra esistenza.