lunedì, 23 Dicembre 2024
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La Catena del porto di Palermo diede il nome ad una chiesa

Orientata ad est, sfondo della vita quotidiana per secoli, lungo l’arco della Cala Santa Maria della Catena mostra oggi il suo fianco, un tempo nascosto dalle mura della città.

La chiesa di Santa Maria della Catena, che si trova alla Cala, nella Piazzetta delle Dogane a Palermo, fu iniziata verso la fine del Quattrocento su una preesistente chiesa con lo stesso titolo. Il nome le deriva dalla catena che fu posta dagli arabi per proteggere il porto dalle incursioni nemiche e che da questa parte aveva uno dei suoi appoggi, arrivando, dall’altra, fino al Castellammare.

Si raccontano alcune storie interessanti, su questo luogo: una leggenda narra che re Martino, nel 1390, arrivando dal mare e trovandovi la catena, avesse invocato la Vergine per poter passare e che, per il miracolo ricevuto, avesse fatto costruire la chiesa. Non c’è alcuna fonte che lo certifichi, ma probabilmente questa storia fu diffusa in segno di gratitudine per un altro episodio: tre condannati a morte si erano rifugiati in chiesa e, invocato l’aiuto della Vergine del Porto, essa li liberò dalle catene, e successivamente re Martino risparmiò loro la vita.

Anche se è stata colpita dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, specialmente sul lato della Cala, l’interno presenta ancora moltissimi elementi di pregio, che rappresentano una piccola collezione di arte siciliana dal Cinquecento al Settecento. La cappella della Madonna della Catena ha un affresco trecentesco raffigurante la Madonna nell’atto di allattare il figlio, immagine cui forse si rivolsero i tre condannati, e che sono qui ricordati in una iscrizione lungo le pareti; nel Settecento il famoso episodio venne anche affrescato sul cappellone, dipinto non più esistente. Una delle caratteristiche dell’interno è, tra le altre, la presenza di un’unica colonna in marmo verde, che secondo un modo di pensare comune rappresenta la speranza del cristiano, ma che più propriamente fa riferimento a una frase contenuta nel libro dell’Apocalisse, e rappresenterebbe Cristo come pilastro che sostiene i suoi eletti.

La chiesa e il suo slargo, con la porta della Dogana, la scalinata cinquecentesca e la statua di Filippo IV in un dipinto di H. Braf dell’Ottocento
La chiesa e il suo slargo, con la porta della Dogana, la scalinata cinquecentesca e la statua di Filippo IV in un dipinto di H. Braf dell’Ottocento

Anche l’esterno ha una storia da raccontare: oltre a scene del mondo cristiano, come Maria che allatta Gesù il quale tiene una catena in mano, riporta un episodio laico: una nave piena di frumento che approda a Palermo in un momento di forte crisi economica, risollevando i cittadini. Il portico coi tre archi ribassati non va pensato isolato come è oggi: verso la Cala si trovava la Porta della Dogana e le mura dette della Lupa, e inoltre dal lato di Corso Vittorio Emanuele la statua di Filippo IV. Qui v’era un grande movimento, e lo stesso portico era destinato anche a funzioni laiche, ma mentre oggi la chiesa ci sembra tanto legata al mare allora rappresentava il primo benvenuto della città da chi vi arrivava passando per la Dogana. Dal 1845 in poi si perdono la statua, la scalinata a due rampe e la porta stessa. Alla fine dell’Ottocento viene realizzata la scalinata trapezoidale senza la quale probabilmente oggi non potremmo immaginare la chiesa stessa, anche se vale la pena ricordare scene e racconti di cui la nostra città è fonte inesauribile.

Fonte dell’immagine storica: Santa Maria della Catena, Ed. Abadir 2003.

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