Si è svolto questa mattina a Palazzo Riso, in via Vittorio Emanuele, 365, a Palermo, il workshop di fotografia del maestro buddhista Kanda Kazuyuki, inserito tra gli eventi della Biennale Internazionale d’Arte Sacra Contemporanea (BIAS), che si è tenuto all’interno del Padiglione Buddista. Presente all’incontro anche Enzo Fiammetta, direttore della Fondazione Orestiadi.
Breve, ma di forte impatto l’incontro tenuto dal maestro Kanda Kazuyuki che, attraverso l’interprete, ha spiegato la sua tecnica fotografica e gli strumenti che utilizza per realizzare le foto. Pare, infatti, da quanto ha raccontato lo stesso Kazuyuki, che il suo metodo è pressoché essenziale, minimalista e analogico, cioè non ricorre a strumenti digitali o al rinomato programma di fotoritocco Photoshop per realizzare le sue opere d’arte. La metodologia in questione è la tecnica stenopeica, cioè una scatola chiusa a perfetta tenuta di luce annerita al suo interno, dal forellino denominato stenope e da un congegno di otturazione che permette di aprire e chiudere il passaggio della luce attraverso il foro. Ha iniziato la sua attività nel 2004 e nel 2007 ed ha ricevuto il primo premio da parte del Ministro dell’Istruzione giapponese. In Giappone, è soprannominato “L’uomo che ha cambiato la Storia della fotografia”.
Essenzialità che si osserva non solo dalla macchina fotografica che utilizza e che mostra durante l’incontro, ma anche dallo “sviluppo” delle foto: la camera oscura, che per molti fotografi è un lontano ricordo mentre per lui rappresenta la quotidianità. Altro elemento distintivo del suo lavoro è un piccolo rettangolo di carta nera, all’interno del quale il maestro ha ritagliato un quadrato con un preciso scopo: posizionando questo frammento di carta davanti all’obiettivo e, di volta in volta, spostandolo da destra verso sinistra e viceversa, il foro permette alla luce di penetrare all’interno della macchina ed ottenere l’effetto grafico desiderato.
Le foto presentano, per la maggior parte, proprio grazie a questa tecnica, la parte centrale più chiara ed illuminata, mente i bordi sono più scuri, e si possono osservare degli effetti creati dalla rapidità con cui il frammento di carta apre e chiude il passaggio della luce. È stato sorprendente scoprire che gli effetti grafici ottenuti da tale tecnica sono visibili solo dopo lo sviluppo e non prima, proprio come accadeva con le pellicole analogiche: un “elogio alla lentezza in una società che corre“.
Per la realizzazione di una delle foto che ha mostrato durante il workshop, raffigurante dei rami di un albero di ciliegio ed un aereo, il maestro ha effettuato lo scatto mentre il velivolo era in fase di atterraggio poiché non è possibile fotografare un aereo in fase di decollo in quanto tende allontanarsi. Per le foto di piccole dimensioni, occorre utilizzare il cavalletto, in quanto lo scatto è molto lento, spiega il maestro. La tipologia di macchina utilizzata dal maestro si può reperire solo in Giappone ed il suo costo è di circa seicento euro. Kanda Kazuyuki, partecipa alla BIAS, con un trittico (un gruppo di tre foto) raffigurante due “porte”: il Castello di Osaka, città natale del maestro, e la Porta Ahoia, una delle porte del castello.
Al termine dell’incontro, poniamo una domanda al maestro Kazuyuki, in merito al rapporto tra spiritualità e arte, in che modo egli vive la spiritualità e come quest’ultima si riflette nelle sue fotografie: «Attraverso le mie foto – spiega il maestro Kazuyuki – voglio esprimere speranza e pace e trasmettere queste stesse emozioni a chi le osserva. La pace e la speranza dagli uomini verso tutti gli uomini».