Attiva Sicilia dice “no” alla possibilità che le scorie radioattive di tutta Italia vengano depositate in Sicilia. “La Sicilia – affermano i deputati regionali Angela Foti, Elena Pagana, Valentina Palmeri, Sergio Tancredi e Matteo Mangiacavallo – ha già pagato un prezzo pesantissimo ospitando gli impianti petrolchimici senza avere mai in cambio un risarcimento di natura ambientale. Adesso non può ulteriormente sopportare che una porzione del suo territorio possa eventualmente essere usata per depositare le scorie radioattive prodotte altrove. Chi per i suoi scopi ha prodotto questi rifiuti e chi ha inquinato di più adesso si prenda anche le conseguenze di questi vantaggi. Vigileremo su ogni atto che va in questa direzione e faremo di tutto – concludono i deputati regionali di Attiva Sicilia – per bloccare ogni tentativo di creare qualsiasi forma di deposito di scorie radioattive sull’Isola”.
“Siamo profondamente preoccupati e ci auguriamo che presto vengano chiariti i dettagli della vicenda che riguarda la Carta delle aree potenzialmente idonee per il deposito di rifiuti radioattivi fra le quali spuntano l’area delle Madonie nel palermitano e Trapani con alcuni comuni della provincia. Ci sembra singolare questa grande attenzione sulla nostra regione, che ci auguriamo sia foriera di progetti anche su temi veramente strategici per il futuro dei nostri giovani, come infrastrutture, ricerca, formazione, industria e digitalizzazione”. Cosi Leonardo La Piana segretario generale Cisl Palermo Trapani interviene sul documento elaborato dalla Società di gestione degli impianti nucleari che individua zone nelle due provincie di Palermo e Trapani, come possibili depositi di rifiuti radioattivi. “Comprendiamo la preoccupazione dei sindaci, di zone che puntano tutto sul turismo e su tutte le eccellenze legate all’ambiente e alla filiera agro-alimentare. Si pone sia un tema di immagine come per la città di Trapani, quest’anno giustamente candidata capitale della Cultura italiana 2022, sia di tutela di salute dei cittadini e dell’ambiente. Quindi ci auguriamo venga presto chiarito tutto e che le istituzioni facciano ognuno la propria parte dialogando fra loro e soprattutto con i sindaci delle aree interessate, che al momento sembra non siano stati coinvolti. Abbiamo il dovere di proteggere il nostro ambiente, dato che affrontiamo già fin troppe difficoltà a smaltire i normali rifiuti che inquinano le nostre città”, conclude La Piana.
“Le aree interne della Sicilia hanno bisogno di investimenti, non dei rifiuti radioattivi. L’ipotesi di allocare centri di stoccaggio nelle Madonie, nel trapanese e nella provincia di Caltanissetta ci appare semplicemente irricevibile. Parliamo di territori, come nel caso delle Madonie impegnate in una battaglia per l’istituzione delle zone franche montane, che da tempo chiedono altro tipo di attenzione. Parliamo di aree, come nel caso di quelle del trapanese, votate al turismo e di straordinario pregio paesaggistico ed archeologico, che sarebbero umiliate da una scelta simile. Parliamo del territorio del nisseno già profondamente devastato dagli scempi ambientali. Rispondere ai bisogni dei territorio con la proposta di trasformazione di queste aree in discariche radioattive è semplicemente irricevibile perché offensivo e mortificante per queste comunità”.
Lo dichiarano gli amministratori e i militanti della rete dei cento passi della provincia di Trapani, dell’area delle Madonie e del comprensorio di Caltanissetta.
“Se l’individuazione in territorio siciliano di zone per la creazione del deposito nazionale nucleare è uno scherzo, non è divertente, anzi di cattivo gusto. Se così non fosse, state certi che alzeremo le barricate con muri di cemento armato. Non permetteremo che sia rovinata la nostra agricoltura o la salubrità ambientale. Se poi, per assurdo, da Roma qualcuno pensa che il nisseno, così come altre zone della Sicilia, possano trasformarsi in discariche nucleari, non ha tenuto conto del tasso di mortalità per tumore, tra i più alti d’Italia. Pensare di incrementarlo è da scriteriati. Siamo per lo sviluppo, per una partecipazione solidale alle esigenze del Paese, ma sulle scorie nucleari diventiamo i più titolati ambientalisti di sempre. I sindaci non darebbero mai il loro assenso, né la politica regionale. Sono certo che tutta la deputazione sarà dalla stessa parte. Invitiamo gli organi competenti a una chiara ed inequivocabile smentita”. Così afferma il deputato di Forza Italia all’Ars, Michele Mancuso.
“Depositi di scorie nucleari su tutto il territorio nazionale tranne che per la la Basilicata perché zona sismica. Faccio notare al Ministro speranza che la Sicilia è classificata zona 1 (livello di sismicità più alto) e la Basilicata (zona 2). Non sarà che non vuole le scorie in Basilicata perché è il suo collegio elettorale e si mette perfino, da ministro alla Salute, contro il suo stesso governo? Ci vuole serietà prima di emettere valutazioni simili”. Questo l’attacco durissimo del responsabile Mezzogiorno di +Europa Fabrizio Ferrandelli. “Possibile che per gli interessi personali c’è sempre un Italia di serie A e una di Serie B? Quali criteri sono stati adottati nella scelta delle aree destinate al deposito di scorie, quali compensazioni previste? Quali pareri sono stati ascoltati? A me risulta nessuno! Non si può continuare a mandare avanti un paese in base agli interessi personali – conclude Ferrandelli – e senza una pianificazioni credibile. Musumeci in tutto questo dove sta? Forse sta giocando ancora a tombola con i soldi del piano rifiuti?”
“Il GAL ISC MADONIE si oppone con forza a questa ignobile decisione – ha affermato il Presidente Santo Inguaggiato – che minaccia ancora una volta gli sforzi profusi dalla popolazione locale delle Madonie che ha avviato, nella zona di Vicaretto, una florida attività agricola, con la sperimentazione anche di nuove colture. Metteremo in atto ogni iniziativa per ostacolare in tutti i modi questa decisione ed impedire che una zona ambientalmente protetta, come le Madonie, possano ospitare rifiuti radioattivi, compromettendo il delicato equilibrio ecologico che è alla base del suo valore, universalmente riconosciuto”.
“Le 4 zone identificate in Sicilia non offrono le necessarie garanzie di sicurezza. Il Governo nazionale avvii urgenti verifiche con la regione a garanzia della incolumità dei cittadini. Esprimo le mie forti riserve e quelle di tutto il partito sulla designazione di Castellana Sicula-Petralia Sottana, Trapani, Calatafimi-Segesta e Butera, come zone idonee ad ospitare il futuro deposito nazionale in cui saranno stoccati in via definitiva quasi 80 mila metri cubi di rifiuti radioattivi”. Lo scrive in una nota Maurizio Di Piazza, responsabile del Dipartimento Regionale di Forza Italia Maxi Emergenze e portavoce della Scuola Internazionale Maxi emergenze MEDIS, che aggiunge: “Forza Italia richiederà l’avvio di una seria e approfondita verifica sulla designazione dei territori identificati come idonei alla costruzione del deposito, che nel caso di errata valutazione rischiano di minacciare irreparabilmente la sicurezza e l’incolumità pubblica e privata, rendendo oltremodo difficile il mantenimento di una qualunque forma di attività produttiva nelle zone interessate. I criteri elaborati dall’ente di controllo ISPRA (oggi ISIN), avrebbero dovuto essere in linea con gli standard della IAEA (International Atomic Energy Agency) e rispettare i requisiti e gli elementi di valutazione fondamentali per individuare le aree potenzialmente idonee a ospitare il Deposito Nazionale senza rischi per il territorio che lo ospiterà. Abbiamo serie riserve – aggiunge Di Piazza – sul rispetto dei citati criteri, che sono stati formulati per individuare aree dove sia garantita l’integrità e la sicurezza nel tempo, del Deposito Nazionale, che una volta costruito, verrà mantenuto in opera per una durata stimata di 300 anni. Le caratteristiche delle zone identificate in Sicilia non permettono, a nostro avviso, di garantire una piena rispondenza ai requisiti di sicurezza. Forza Italia richiede al Governo Nazionale di adottare la massima trasparenza sulla corretta applicazione dei Criteri di Esclusione e dei Criteri di Approfondimento adottati, chiarendo su quali basi oggettive sono state designate nel territorio siciliano quattro aree sulle sessantasette identificate. Il Governo Nazionale deve quindi avviare urgentemente una verifica condivisa con la Regione Siciliana, sulla reale rispondenza delle zone che sono state designate come idonee ad ospitare il futuro deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Queste porzioni del territorio siciliano presentano nel lungo termine almeno tre potenziali criticità: in alcuni casi potrebbero sorgere complessità logistiche connesse al trasporto dei rifiuti radioattivi, perché i siti identificati si trovano all’interno del territorio delle Madonie; in altri casi i siti non offrono garanzie di totale sicurezza, perché già impegnati in passato da attività tellurica, oppure perché sono eccessivamente vicine alla costa e quindi al mare. Tutte circostanze queste, che tipicamente sono collegate ai criteri d’esclusione e che rendono oltremodo discutibile la designazione in oggetto. Indispensabile anche prevedere un piano straordinario di messa in sicurezza dell’intera rete viaria e ferroviaria interessata dal trasporto dei rifiuti. Ancora una volta – conclude Di Piazza – è purtroppo evidente la mancanza di trasparenza dei Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente, sull’attuazione degli interventi urgenti di prevenzione e di messa in sicurezza del territorio italiano”.
NO al deposito di scorie nucleari nelle Madonie. Unanime la voce delle Istituzioni madonite che affermano la propria contrarietà e il proprio disappunto schierandosi al fianco dei sindaci dei comuni di Castellana Sicula e Petralia Sottana nel cui territorio ricade l’area di “Vicaretto” inserita nella Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) per accogliere un deposito di tipo superficiale per la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività. Una scelta che entra in contraddizione con gli stessi criteri posti alla base dell’individuazione delle aree eleggibili. Leggendo, infatti, il rapporto pubblicato dalla Sogin (società che si occupa dello smaltimento dei rifiuti delle vecchie centrali nucleari) si scopre che uno dei criteri principali da tenere in considerazione è la vicinanza ad aree di parco o a luoghi di interesse naturalistico. E’ innegabile e tutti dovrebbero saperlo che nelle Madonie da anni esiste un Parco regionale che fa parte del circuito dell’European Geopark e conserva nella propria area oltre il 50% del patrimonio di biodiversità presente nell’intero Mediterraneo. Una situazione quindi che ci lascia perplessi perché non vogliamo credere che ci possa essere qualcuno che vuole cancellare queste valenze ambientali stratificatesi e custodite attivamente in secoli di storia. In ogni caso noi non lo consentiremo. Le Madonie non possono vedere cancellati decenni di politiche orientate alla sostenibilità ambientale prima ed all’economia circolare dopo. Le Madonie in questi anni hanno fatto scelte diverse e si sono date strategie che vanno in direzione opposta a quanto contenuto nella CNAPI. Strategie che sono state approvate e condivise dagli organi nazionali e regionali, ivi compresi i due ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente che hanno approvato la carta nazionali; azioni che sono state inserite del documento d’Area “Madonie Resilienti: laboratorio di futuro” e trasferite nell’Accordo di Programma Quadro Madonie. Come istituzioni democraticamente elette non possiamo accettare scelte calate dall’alto su argomenti così complessi e delicati che impegnano i territori per decenni. Un deposito di tipo superficiale dovrà mantenere la propria attività almeno per 50 anni. Per questo motivo, a partire dalle prossime ore, daremo vita ad un coordinamento istituzionale permanente che vedrà la partecipazione attiva di tutti gli organi istituzionali e non solo presenti nel territorio che avrà il compito di programmare e coordinare ogni azione che sarà ritenuta necessaria ed utile al fine di scongiurare questa scelta delittuosa e sciagurata, ad iniziare dalla necessità di formulare le nostre osservazioni alle proposte tecniche avanzate dalla Sogin entro i 60 giorni dall’avvio della consultazione pubblica e quindi entro il prossimo 6 marzo. Il documento è firmato dal Vescovo di Cefalù S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante, che nei prossimi giorni interverrà personalmente sulla problematica e dai Sindaci e i Presidenti dei Consigli Comunali dei comuni di: Aliminusa, Alimena, Bompietro, Blufi, Caccamo, Caltavuturo, Campofelice, Castelbuono, Castellana Sicula, Collesano, Gangi, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Lascari, Montemaggiore Belsito, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, Resuttano, San Mauro Castelverde, Scillato, Sclafani Bagni, Valledolmo e Villalba.
L’INTERVENTO DEL SINDACO METROPOLITANO LEOLUCA ORLANDO
“Intendo esprimere tutta la mia solidarietà alle comunità e ai Sindaci dei Comuni delle Madonie dei siti individuati per il deposito di rifiuti nucleari, si tratta di una scelta calata dall’alto senza valutazione né rispetto delle importanti vocazioni economiche e dei valori ambientalistici di particolare pregio e attrattività che questi siti rappresentano sia per il territorio metropolitano sia per l’intera regione”, è quanto ha dichiarato il Sindaco della Città Metropolitana di Palermo, Leoluca Orlando, alla notizia dell’individuazione delle aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.
Quattro località siciliane individuate per il deposito di rifiuti radioattivi. Si tratta di una scelta scellerata e paradossale”. Lo dichiara il Vice presidente della Commissione Salute all’Ars Carmelo Pullara che esprime la sua totale contrarietà all’individuazione della Sicilia come sede di deposito nazionale per rifiuti radioattivi.
“Apprendo e mi lascia sgomento-dichiara Pullara- che quattro località siciliane siano state ritenute idonee per il deposito dei rifiuti radioattivi. Si tratta della zona delle Madonie fra Castellana Sicula e Petralia Sottana, Trapani, Calatafimi-Segesta e Butera. È assurdo pensare che zone a vocazione turistica siano state individuate per seppellire scorie nucleari. Una delle aree individuate-spiega Pullara- si trova nelle campagne di Trapani tra le frazioni di Dattilo e Fulgatore. Stiamo parlando di uno degli scorci più belli del nostro territorio. Località che tra l’altro si candida a Capitale Italiana della Cultura 2022 . Un territorio fortemente vocato all’agricoltura non può permettersi di ospitare un deposito di rifiuti radioattivi. È anche difficile immaginare l’area archeologica di Segesta dove regnano sul paesaggio un tempio e un teatro millenari associata ad un sotterraneo sarcofago contenente tonnellate di scorie radioattive. Oppure Riesi dove nel raggio di un chilometro ricadono 1500 ettari di Nero D’Avola, la tenuta Feudo Principi di Butera di Zonin. Non si può permettere di far morire economicamente e socialmente il nostro territorio compromettendo l’ambiente a 2 chilometri da Falconara e da tutta la costa fra Gela e Licata. L’idea di mettere scorie nucleari nella nostra regione, in aree dove da anni si lavora sul potenziamento delle caratteristiche ambientali è paradossale e bisogna attivarsi subito perché non succeda. Niente di più grave poteva inaugurare l’anno, dopo mesi di ansia e preoccupazione a causa della pandemia. Bisogna ribadire immediatamente il diritto alla salute dei cittadini siciliani sulla quale sono sempre stato e sarò attento e intransigente. Questo è uno dei casi in cui sfruttare il combinato tra il regionalismo, ciò che è previsto nel titolo V della costituzione, e l’autonomia riconosciuta dalla costituzione alla Sicilia. Al riguardo la proposta di legge di Di Paola, collega parlamentare del movimento 5 stelle, sia un ottimo punto di partenza. Chiedo pertanto al Presidente dell’Assemblea Regionale di calendarizzare con urgenza questo DDL aprendo una finestra nella sessione di bilancio.
Invito tutti – conclude Pullara -, aldilà delle appartenenze politiche, di fare la loro parte. Questo è il segnale che lo stato centrale ha delle esigenze che spesso non si compenetrano con quelle dei territori ed in questo senso ne abbiamo avuto ulteriormente riprova con la trattativa al ribasso che siamo stati costretti a subire sulla riforma urbanistica nella quale, dopo averlo fatto in commissione non in senso politico ma in senso tecnico, supportato da riconosciuta personalità proveniente dal mondo accademico, invito a farlo in sede di approvazione tenuto conto che già nel senso, proposto dallo scrivente, il governo ha autorizzato altre regioni italiane come Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Calabria.
L’assessore Samonà convoca le Soprintendenze
L’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Alberto Samonà ha convocato per lunedì mattina le Soprintendenze per i Beni Culturali e Ambientali delle province di Palermo, Trapani e Caltanissetta e la direzione del Parco Archeologico di Segesta, sul tema dei siti siciliani, individuati dal governo nazionale quali possibili destinazioni per un deposito di scorie nucleari. A renderlo noto è lo stesso assessore Samonà sul suo profilo Facebook: “L’intervento delle Soprintendenze – scrive – potrà contribuire a fornire un autorevole parere tecnico su una scelta che rischia di essere in contrasto con l’obiettivo della conservazione e della tutela del paesaggio, sancito dal Codice dei Beni Culturali”.
“In Sicilia – sottolinea Samonà – il paesaggio è un elemento indifferibile, espressione di valori naturali, morfologici, storici, culturali ed estetici. Pertanto, anche in relazione alla naturale vocazione turistico-culturale e ambientale della nostra Isola, per il governo regionale è impensabile che possano sorgere depositi di stoccaggio di rifiuti radioattivi nei territori di Trapani, Calatafimi-Segesta, Petralia Sottana, Castellana Sicula e Butera”.
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La Città Metropolitana di Palermo aderisce alla consultazione sulla localizzazione dei siti per depositi nucleari
La Sogin, dopo il via libera, da parte dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, ha pubblicato la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) e il progetto preliminare, del deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Partirà ora la consultazione pubblica che avrà durata di due mesi. Si terrà poi, entro 120 giorni dalla pubblicazione, un seminario nazionale a cui parteciperanno vari soggetti tra cui ISIN, Enti locali, Associazioni di categoria, Sindacati, Università, Enti di ricerca, portatori di interesse qualificati.
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Aggiornamento all’11 gennaio 2020
Si è svolto questa mattina l’incontro convocato dall’Assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, al quale hanno preso parte il Direttore generale del Dipartimento BB.CC, Sergio Alessandro, i responsabili delle Soprintendenze di Palermo, Trapani e Caltanissetta e la direzione dei Parchi Archeologici di Segesta e Gela in merito ai siti siciliani individuati dal Governo nazionale come possibili destinazioni per depositi di scorie nucleari. Si è deciso che, entro trenta giorni, i pareri di Soprintendenze e Parchi archeologici saranno messi nero su bianco in apposite relazioni tecniche che verranno trasmesse al comitato tecnico istituito dal governo Musumeci presso l’assessorato del Territorio e dell’Ambiente, incaricato di predisporre il memoriale con i rilievi e le osservazioni da inviare al Governo nazionale. Al centro della riunione odierna l’importanza del “paesaggio” quale elemento indifferibile ed espressione di valori naturali, morfologici, storici, culturali ed estetici della nostra Isola.