Sono le adipochine che si trovano nel tessuto adiposo una delle cause che fa scattare l’emicrania cronica. Questo meccanismo è stato scoperto recentemente per la prima volta al mondo presso l’ospedale Molinette di Torino. Il gruppo di ricerca della I^ Clinica Neurologica universitaria della Città della Salute e della Scienza di Torino ha appena pubblicato su Cephalalgia, la più importante rivista scientifica internazionale sulla cefalea, le conclusioni di una interessante ricerca che dimostra, per la prima volta, il ruolo di particolari sostanze, dette adipochine, nello sviluppo dell’emicrania cronica.
L’emicrania cronica è una delle forme più invalidanti di mal di testa. Può colpire dal 3 al 4% della popolazione adulta, si manifesta prevalentemente nelle donne ed è caratterizzata da un cefalea continua o subcontinua associata talvolta a nausea e vomito. I pazienti affetti da questa forma di cefalea spesso assumono molti farmaci, sovente inefficaci, tanto da sviluppare rapidamente una dipendenza da sostanze. L’emicrania cronica è fortemente invalidante, sia dal punto di vista personale che familiare e lavorativo, ed è causa di frequente ricorso alle strutture sanitarie specializzate.
I meccanismi responsabili dell’emicrania cronica sono molteplici e non ancora ben conosciuti. Fattori di rischio genetico possono predisporre alla malattia ma anche lo stile di vita, in particolare una vita sedentaria e condizioni di stress, possono facilitarne la comparsa. Per molti anni si è pensato che il tessuto adiposo fosse solo un deposito di sostanze grasse. Negli ultimi anni è stato dimostrato che il tessuto adiposo è funzionalmente attivo e produce diverse sostanze, le adipochine, che regolano diverse funzioni del nostro organismo. Le adipochine sono molecole di natura proteica e possono regolare l’attività del sistema immunitario, il peso corporeo, i processi infiammatori e la resistenza all’insulina.
Il gruppo di ricerca della I^ Clinica Neurologica universitaria delle Molinette, coordinato dai professori Lorenzo Pinessi ed Innocenzo Rainero, ha determinato in una popolazione di emicranici cronici le concentrazioni plasmatiche di tre adipochine (adiponectina, leptina e resistina) ed ha scoperto che, in rapporto ai controlli sani, i livelli di adiponectina e resistina erano nettamente aumentati negli emicranici cronici, trovando una significativa correlazione tra le concentrazioni di queste sostanze ed i marcatori dell’infiammazione e dell’insulino-resistenza.
Ora, poiché i recettori per le adipochine sono localizzati in diverse aree cerebrali coinvolte nella regolazione del dolore e della cefalea, i ricercatori torinesi hanno dimostrato che la stimolazione prolungata di queste strutture contribuisce in modo rilevante al mantenimento del dolore emicranico cronico. La ricerca suggerisce, inoltre, che il paziente affetto da emicrania cronica, oltre alla cefalea, possa presentare una alterazione di numerose altre funzioni, quali la risposta immunitaria e la risposta all’insulina, il principale regolatore del metabolismo del nostro corpo. Ma, soprattutto, apre la strada a nuove strategie terapeutiche. Il controllo di queste alterazioni metaboliche, sia tramite specifici farmaci che con adeguate norme comportamentali quali l’attività fisica regolare, la perdita di peso ed il controllo dello stress, possono migliorare in modo significativo il dolore cronico e la disabilità correlate all’emicrania cronica.