martedì, 24 Dicembre 2024
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In India l’omosessualità non è più un reato. L’Arcigay plaude alla nuova conquista dei diritti

La Suprema Corte abroga una legge del 1860.

Sei gay, allora vai in carcere. Questo era quello che succedeva in India fino a qualche giorno fa, prima che la Suprema Corte cancellasse la sezione 377 del Codice Penale. Per il presidente della Corte: “L’articolo 377 è discriminatorio e viola i principi costituzionali”. Per gli attivisti che hanno combattuto la lunga battaglia: “Criminalizzare l’omosessualità è irrazionale, arbitrario e indifendibile”. La legge, infatti, risaliva al 1860, ai tempi dell’impero britannico, e prevedeva dieci anni di carcere, se non addirittura l’ergastolo, per chi compiva atti omosessuali, considerati contro natura.

Così l’India, dopo la notizia della depenalizzazione del “reato di omossesualità”, si è tinta di arcobaleno e sono iniziati i festeggiamenti tra lacrime, abbracci, danze e urla di gioia, mentre sui social impazza l’hashtag #377.

Lo storico successo si deve in particolare a due associazioni, Naz Foundation, il primo e più vivace collettivo di persone LGBT, transgender e gay, e Voices Against 377, che si batte per i diritti umani: attraverso sei, tra petizioni e ricorsi, hanno costretto la Corte a discutere l’articolo.

Abbiamo raggiunto telefonicamente Massimo Milani, figura storica dell’Arcigay e componente del coordinamento Palermo Pride, che ha detto: «Siamo felici che anche in India, le persone possano vivere la propria vita senza dover più nascondere l’omossesualità. Questa libertà di espressione sicuramente è un qualcosa di positivo che consente a tutti di vivere la loro condizione un po’ più felici trasmettendola anche agli altri. Questa notizia si aggiunge ad un’altra bella notizia di qualche mese fa, ovvero quella della depatologizzazione della transessualità dichiarata dall’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità ndr -. Possiamo dire che le buone notizie che provengono dal mondo non corrispondono ad altrettante buone notizie dall’Italia vista la linea che sta seguendo il governo nazionale e che pare far tornare pericolosamente indietro nella lotta ai diritti degli omosessuali. Non ci piace, anche, che il Papa, con le sue dichiarazioni, abbia deciso di schierarsi a fianco dei no-gender, ascoltando le loro mistificazioni senza, però, cercare qual è la verità assoluta».

Così il Palermo Pride, iniziato il 28 giugno durante la giornata internazionale dell’orgoglio Lgbt, fortemente supportato dall’amministrazione comunale nell’anno in cui il capoluogo siciliano è Capitale Italiana della Cultura, si concluderà il prossimo 22 settembre con la parata, creando un ponte simbolico con l’India nella speranza che anche il popolo hindu possa organizzare, senza più alcun timore, il Pride magari a Nuova Dehli.

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