giovedì, 27 Giugno 2024
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Il teatro Biondo di Palermo presenta la Stagione 2024-2025

“In volo”: la nuova stagione del Teatro Biondo di Palermo tra prosa, danza e musica, per un cartellone ricco di novità, classici e nuove scritture

Ventisette spettacoli distribuiti tra Sala Grande e Sala Strehler, di cui diciotto produzioni o coproduzioni, un progetto speciale con la coreografa Carolyn Carlson, una fiaba danzata con gli artisti di Aterballetto e una grande mostra per celebrare i novant’anni della scenografa e costumista Santuzza Calì. Sono questi i numeri della nuova stagione del Teatro Biondo di Palermo intitolata In volo, che la direttrice Pamela Villoresi e il presidente Giovanni Puglisi hanno presentato stamattina alla presenza di numerosi artisti.

La stagione, che sarà presentata alla città il 28 settembre in occasione dell’inaugurazione di una mostra dedicata a Santuzza Calì, prenderà il via il 12 ottobre con la restituzione del laboratorio Motion, time, space, che Carolyn Carlson interpreterà insieme agli allievi della “Scuola di recitazione e professioni della scena” del Teatro Biondo. A seguire, in prima
nazionale, debutterà Guerra e pace di Lev Tolstoj nell’adattamento di Gianni Garrera diretto
da Luca De Fusco e interpretato da Pamela Villoresi, Francesco Biscione, Raffaele
Esposito, Giacinto Palmarini, Paolo Serra, Federico Vanni, Mersila Sokoli, Alessandra
Pacifico, Lucia Cammalleri, Eleonora De Luca.

Tra le produzioni e coproduzioni spiccano: Extra Moenia di Emma Dante (in prima
nazionale il 22 novembre) con Roberto Burgio, Italia Carroccio, Adriano Di Carlo, Angelica
Di Pace, Silvia Giuffrè, Gabriele Greco, Francesca Laviosa, David Leone, Peppe Marino,
Giuditta Perriera, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino, Sabrina Vicari; La
grande magia di Eduardo De Filippo, per la regia di Gabriele Russo, con Natalino Balasso,
Michele Di Mauro; The Headlands – I luoghi della mente di Christopher Chen per la regia
di Simone Ferrari & Lulu Helbæk, artisti cross mediali noti a livello internazionale per
l’audacia e originalità delle loro creazioni; Il male oscuro di Giuseppe Berto
nell’adattamento di Giuseppe Dipasquale, che dirigerà i protagonisti Alessio Vassallo e
Ninni Bruschetta; Thérèse di Stefano Ricci con Donatella Finocchiaro, che racconterà il
disagio contemporaneo a partire dal celebre romanzo naturalista Thérèse Raquin di Émile
Zola; Terra matta di Vincenzo Rabito nell’adattamento e con l’interpretazione di Vincenzo
Pirrotta; Mille modi per dire ti amo di Neil LaBute nella messa in scena di Luca Mazzone
con Roberta Caronia; Il calapranzi di Harold Pinter per la regia di Roberto Rustioni con
Dario Aita e Giuseppe Scoditti; Memorie di una schiava di Wilma Stockenström nella
messa in scena di Gigi Di Luca con Pamela Villloresi e il griot africano Baba Sissoko; la
favola farsesca in musica Un giorno la formica con Paride Benassai, Eugenio
Mastrandrea, Mario Incudine.

Per il teatro-ragazzi è prevista un’originale commistione tra parola, musica e danza:
Stravaganze in sol minore di Toti Scialoja, regia e coreografia di Francesca Lattuada con
la danzatrice di Aterballetto Vittoria Franchina e il basso-baritono Piersilvio De Santis.

Anche nel corso di questa nuova stagione il Teatro Biondo dedicherà particolare attenzione
alla drammaturgia siciliana, portando in scena Di giorno e di notte di Beatrice Monroy, regia Cinzia Maccagnano; Astolfo 13 di Giulio Musso e Federico Pipia; Like Kiribati di
Giuseppe Provinzano, terzo capitolo della Trilogia della crisi; Ultimafata di Chicca
Cosentino da Elsa Morante; Dialogo di una prostituta con un suo cliente di Dacia
Maraini; Ma perché è sempre Natale? dall’omonimo romanzo di Rosemarie Tasca
D’Almerita, adattamento e regia Ferrante/De Grandi.

Tra le ospitalità, arriveranno tra gli altri: La coscienza di Zeno di Italo Svevo, regia di Paolo Valerio con Alessandro Haber; Antonio e Cleopatra di William Shakespeare, uno
spettacolo di Valter Malosti da lui stesso interpretato insieme ad Anna Della Rosa, Danilo
Nigrelli, Massimo Verdastro; Sarabanda di Ingmar Bergman per la regia di Roberto
Andò, con Renato Carpentieri, Alvia Reale, Elia Schilton, Caterina Tieghi; Franciscus –
Il folle che parlava agli uccelli di e con Simone Cristicchi; Cassandra di e con Elisabetta
Pozzi; L’incarico di Raymond Carver, adattamento e regia Luca Bargagna, con Silvia
Ajelli e Arturo Muselli.

IL CARTELLONE

Sala Grande


12 ottobre – evento speciale fuori abbonamento
Motion, time, space
di e con Carolyn Carlson
con Gianni Gebbia
e gli allievi della “Scuola di recitazione e professioni della scena” del Teatro Biondo di
Palermo
La coreografa statunitense Carolyn Carlson sarà in residenza al Teatro Biondo per condurre
un laboratorio rivolto agli allievi della “Scuola di recitazione e professioni della scena”, il cui
esito sarà una performance aperta al pubblico, alla quale prenderà parte la stessa Carlson
insieme al musicista Gianni Gebbia.
La coreografa trasmetterà agli allievi i principi di una tecnica rigorosa, basata sulla relazione tra energia, spazio e tempo, principi appresi alla scuola di Alwin Nikolais, di cui Carlson è stata allieva e collaboratrice. Basato sui principi sviluppati da Nikolais, il lavoro di Carlson si è evoluto in un percorso di poesia visiva, impiegando improvvisazione ed esplorazioni compositive che permettono al danzatore-poeta di scoprire il proprio potenziale creativo.

dal 25 ottobre al 3 novembre 2024 – prima nazionale
Guerra e pace
di Lev Tolstoj
adattamento Gianni Garrera
regia Luca De Fusco
aiuto regia Lucia Rocco
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Gigi Saccomandi | musiche Ran Bagno
creazioni video Alessandro Papa
con Pamela Villoresi, Francesco Biscione, Raffaele Esposito, Giacinto Palmarini, Paolo Serra,
Federico Vanni, Mersila Sokoli, Alessandra Pacifico, Lucia Cammalleri, Eleonora De Luca
produzione Teatro Biondo Palermo / Teatro Stabile di Catania / Teatro di Roma – Teatro
Nazionale
Dopo il successo di Anna Karenina, i teatri stabili di Palermo e Catania, ai quali si aggiunge il prestigioso contributo del Teatro di Roma, uniscono le loro forze per realizzare l’ideale
completamento di un dittico ispirato alla grande letteratura di Lev Tolstoj.
Il gioco di passaggi e continui cambi di fronte, l’alternarsi di proiezioni e apparizioni dal vivo, il forte contributo epico delle musiche si presentano come ideale seconda puntata di un dittico che indaga i grandi temi dell’umanità e che Tolstoj paragonava alle grandi creazioni omeriche. Denso di riferimenti filosofici, scientifici e storici, il racconto unisce la forza della storicità e la precisione drammaturgica.
Mescolando personaggi storici e di fantasia, Tolstoj racconta l’epopea di alcune famiglie
aristocratiche russe – i Rostov e i Bolkonskij, depositari dei valori autentici e genuini,
intrecciate a quelle dei corrotti e dissoluti Kuragin – sullo sfondo delle guerre napoleoniche,
dal 1805 alla travolgente insurrezione di tutto il popolo russo nel 1812.
Spiccano, nella moltitudine di personaggi, le figure di Nataša, fanciulla e poi donna di
straordinaria purezza e d’indole forte e impetuosa; del principe Andrei, che porta il suo
orgoglio nella guerra, nella prigionia e nell’infelice amore per Nataša; dell’enigmatico e
complesso Pierre Bezuchov, capace di autentica adesione al “dolore del mondo”. Grandiosa
epopea, toccante esplorazione dei lati oscuri e luminosi dell’animo umano, Guerra e pace si
ripropone, di generazione in generazione, con immutata immediatezza e rara capacità di
avvincere nel profondo.

dal 22 novembre all’1 dicembre 2024 – prima nazionale
Extra moenia
uno spettacolo di Emma Dante
con Roberto Burgio, Italia Carroccio, Adriano Di Carlo, Angelica Di Pace, Silvia Giuffrè,
Gabriele Greco, Francesca Laviosa, David Leone, Peppe Marino, Giuditta Perriera, Ivano
Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino, Sabrina Vicari
luci Luigi Biondi
produzione Teatro Biondo Palermo
in coproduzione con Atto Unico – Carnezzeria
in collaborazione con Sud Costa Occidentale
coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma
Extra moenia è una locuzione latina che significa “fuori dalle mura della città”. Vuole indicare un evento o un’attività svolti fuori dalla sede appropriata, fuori dalla propria
residenza.
Lo spettacolo racconta i momenti di una giornata qualunque in cui una comunità si sveglia, si prepara ed esce di casa per affrontare il mondo. Dalla sveglia mattutina, in un crescendo
animato di suoni, parole e gesti, due innamorati, una puttana, una famiglia di testimoni di
Geova, una maestra, due calciatori, un capostazione, la titolare di una boutique, due sorelle e un ex soldato nostalgico della guerra si ritrovano per strada, fuori dalle mura di casa, a vivere insieme le connessioni della vita. Prima per strada, poi in un treno, in una stazione, in una piazza, in una chiesa, al bar, poi di nuovo per strada, al freddo, al caldo, dentro un locale in cui un attentato semina il panico fino ad arrivare al mare in un naufragio collettivo. Alla fine della giornata questa comunità si ritrova immersa in un mare di plastica, dove, dolcemente, si lascia andare alla deriva.
Le relazioni, gli incontri, gli scontri, il lavoro, le frustrazioni, la competizione, le vittorie e i
fallimenti sono alcuni dei tasselli che formano il frenetico mosaico delle giornate di questa
comunità. Il percorso mostrato è un modo per liberarsi dalla maschera sociale e dall’abito che ci obbligano a ricoprire un ruolo fuori dalle mura domestiche. Danzare… danzare… per
liberarsi di ogni fardello in un rituale condiviso, liberatorio e potente.
Extra moenia rappresenta un teatro gestuale e allegorico, che supera i generi e gli schemi
convenzionali, un teatro in cui l’uno sorregge l’altra e viceversa, dove danzare… danzare… è
l’unica maniera per non essere perduti.

dal 6 al 15 dicembre 2024
La grande magia
di Eduardo De Filippo
regia Gabriele Russo
con Natalino Balasso, Michele Di Mauro
e con (in o. a.) Veronica D’Elia, Gennaro Di Biase, Christian di Domenico, Maria Laila
Fernandez, Alessio Piazza, Manuel Severino, Sabrina Scuccimarra, Alice Spisa, Anna Rita
Vitolo
scene Roberto Crea
luci Pasquale Mari
costumi Giuseppe Avallone
musiche e progetto sonoro Antonio Della Ragione
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini / Teatro Biondo Palermo / Emilia
Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale
Torna in scena, con la regia di Gabriele Russo, La grande magia, una delle opere più belle e
travagliate di Eduardo, poco apprezzata dal pubblico al suo debutto nel 1948 ma riscoperta
dopo la sua morte. Ne La grande magia lo stile del grande commediografo napoletano incrocia temi pirandelliani, suggerendo interpretazioni psicologiche e filosofiche del testo.
I personaggi, pur essendo inizialmente presentati come burattini nelle mani del furbo mago
Marvuglia, diventano a loro volta burattinai, amplificando la complessità e la fluidità
dell’opera. Con questo spettacolo, che è anche un omaggio alla “grande magia” del teatro,

dal 17 al 22 dicembre 2024
La coscienza di Zeno
di Italo Svevo
adattamento di Monica Codena e Paolo Valerio
regia Paolo Valerio
con Alessandro Haber
e con Valentina Violo, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana, Emanuele Fortunati, Francesco
Godina, Meredith Airò Farulla, Caterina Benevoli, Chiara Pellegrin, Giovanni Schiavo
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Gigi Saccomandi
musiche Oragravity
video Alessandro Papa
movimenti di scena Monica Codena
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia / Goldenart Production
Capolavoro della letteratura del Novecento, di respiro potentemente europeo, ironico e
affascinante, il romanzo La coscienza di Zeno ha celebrato nel 2023 i cent’anni dalla
pubblicazione. Il romanzo psicanalitico di Svevo possiede una vivace teatralità per la
sperimentazione di una scrittura innovativa e per il suo essere dominato dalla coinvolgente,
complessa e attualissima figura di Zeno Cosini. Il romanzo sgorga dagli appunti del
protagonista, che si sottopone alle cure dello psicanalista Dottor S. per risolvere il suo mal di vivere, la sua nevrosi e l’incapacità di sentirsi “in sintonia” con la realtà. Il suo percepirsi
inetto e malato, e i suoi ostinati – ma mai del tutto convinti – tentativi di cambiare, portano Zeno ad attraversare l’esistenza intrecciando quotidianità borghese a episodi surreali ricchi di humour e di illuminazioni. Un racconto che intercetta, con acume e ironia, la deriva
esistenziale e morale della modernità, nella quale ancora ci riconosciamo, identificandoci con un certo divertito imbarazzo nella coscienza “malata” del protagonista.
Nei precedenti adattamenti teatrali, Zeno è sempre stato interpretato da grandi attori, tra gli altri Renzo Montagnani, Giulio Bosetti, Alberto Lionello e Johnny Dorelli. Nello spettacolo
diretto da Paolo Valerio ha il volto di Alessandro Haber, un attore dal carisma potente e
dall’istinto scenico assolutamente personale, che fuori da ogni cliché sa coniugare ironia e
profondità.

dal 10 al 19 gennaio 2025 – prima nazionale
The Headlands – I luoghi della mente
di Christopher Chen
regia Simone Ferrari & Lulu Helbæk
con (in ordine di apparizione) Shi Yang Shi, Jin Liyu, Joshua Maduro, Jonathan Guerrero,
Eletta Del Castillo, Stefania Blandeburgo, Antonio Alveario
produzione Teatro Biondo Palermo
Il Teatro Biondo di Palermo affida a Lulu Helbæk e Simone Ferrari, artisti cross mediali noti
a livello internazionale per l’audacia e originalità delle loro creazioni, la regia di The
Headlands – I luoghi della mente, un noir contemporaneo che esamina la fallibilità della
memoria, il nostro modo di relazionarci con essa e le complesse dinamiche dell’immigrazione e dell’integrazione. Lo spettacolo fonde linguaggio teatrale e cinematografico, creando un’opera che permette agli spettatori di esplorare gli eventi attraverso il prisma distorto della memoria.
Con un cast prevalentemente composto da attori sino-italiani e asiatici, lo spettacolo fonde
elementi di true crime con un profondo esame psicologico e sociale. Mette in discussione le
storie che raccontiamo a noi stessi e la veridicità dei ricordi che custodiamo. Scritto dal
drammaturgo sino-americano Christopher Chen, vincitore dell’Obie Award e residente a San
Francisco, il testo esplora i modelli psicologici nascosti dietro complessi sistemi di potere.
Chen mescola il naturalismo con il teatro dell’assurdo in strutture drammaturgiche
caleidoscopiche.
Il protagonista, Henry, è un investigatore dilettante appassionato di true crime che decide di risolvere il caso più importante della sua vita: l’omicidio irrisolto di suo padre. Attraverso i ricordi e le storie di famiglia che gli sono state narrate durante l’infanzia a San Francisco,
Henry intraprende un’indagine che diventa un viaggio personale in un labirinto di segreti
familiari e inganni.

dal 31 gennaio al 9 febbraio 2025 – prima nazionale

Il male oscuro
di Giuseppe Berto
riduzione per il teatro e regia Giuseppe Dipasquale
scene Antonio Fiorentino
musiche Germano Mazzocchetti
con Alessio Vassallo, Ninni Bruschetta
e cast in via di definizione
produzione Teatro Biondo Palermo / Teatro Stabile di Catania
Il male oscuro di Giuseppe Berto è considerato un caposaldo della letteratura italiana, un
successo editoriale che nel giro di una settimana si aggiudicò i premi letterari Viareggio e
Campiello. Eppure il romanzo fu rifiutato da più di un editore prima che Rizzoli lo
pubblicasse nel 1964. L’onda lunga del successo non si è mai spenta, tanto che gli editori
continuano a ristamparlo in nuove edizioni, mentre nel 1990 Mario Monicelli ne ha tratto un
film, pluripremiato, affidando il ruolo del protagonista a Giancarlo Giannini.
I teatri stabili di Palermo e Catania ne propongono oggi un adattamento scenico curato e
diretto dal regista Giuseppe Dipasquale e interpretato da Antonio Vassallo.
Il male oscuro, che narra la vicenda autobiografica di uno scrittore in crisi, segnato dai sensi di colpa per la morte del padre, colpisce per la sua attualità, per l’analisi accurata di un malessere profondo, nel quale oggi si riconoscono molti di noi.
Bepi, l’io narrante del romanzo, è uno scrittore che ha la sensazione di non riuscire a
governare la propria vita. Sospinto dagli eventi, dall’incapacità di superare il trauma della
morte del padre, di relazionarsi autenticamente con i familiari, la moglie, l’amante, sprofonda nel baratro della depressione. Decide quindi di affidarsi alla psicanalisi per comprendere le ragioni profonde del suo malessere.
L’inettitudine del protagonista, molto simile a quella dell’antieroe sveviano de La coscienza
di Zeno, cui Berto ha dichiarato di essersi ispirato, produce paradossalmente situazioni
tragicomiche, attimi di straniamento che tuttavia aiutano a comprendere la complessità di una condizione esistenziale tipicamente contemporanea, di un io diviso tra senso del dovere e desideri frustrati.

dal 21 febbraio al 2 marzo 2025 – prima nazionale
Thérèse
da Thérèse Raquin di Émile Zola
drammaturgia e regia Stefano Ricci
con Donatella Finocchiaro
e cast in via di definizione
produzione Teatro Biondo Palermo

Confrontandosi con Thérèse Raquin, il celebre romanzo naturalista di Émile Zola, Stefano
Ricci stringe saldamente la mano di Donatella Finocchiaro e la conduce in quella che è una
rivoluzione copernicana conoscitiva, in un sistema orbitale antropologico che parte dalla
figura di Thérèse e, attraverso il Tempo, fotografa le fragilità del nostro quotidiano.
La torbida storia di adulterio, delitto e rimorso, che Zola definiva un «grande studio
psicologico e fisiologico», nel quale ha fatto «su due corpi vivi ciò che i chirurghi fanno su
dei cadaveri», assume nello spettacolo di Ricci le caratteristiche di un’indagine dei nostri
giorni, un vagabondaggio nell’acre coscienza di poter sopravvivere dopo la tragedia in un
mondo privo di intelaiatura emotiva.
Ricci destruttura l’opera di Zola per raccontare il tempo che abitiamo oggi, a partire dal senso di colpa che condiziona i comportamenti dei personaggi come un’affezione, un’attitudine corporale e febbrile.
Il teatro fisico e catartico di Ricci diventa dunque lo spazio per l’elaborazione di un lutto, di
un’assenza fisica e morale, la riscoperta dell’arte della responsabilità dopo che il sole si è
fermato.

dal 5 al 9 marzo 2025
Antonio e Cleopatra
di William Shakespeare
uno spettacolo di Valter Malosti
traduzione e adattamento Nadia Fusini e Valter Malosti
con Anna Della Rosa, Valter Malosti
Danilo Nigrelli, Dario Battaglia, Massimo Verdastro, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan
Graziano, Dario Guidi, Flavio Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic
scene Margherita Palli
costumi Carlo Poggioli
disegno luci Cesare Accetta
progetto sonoro GUP Alcaro
cura del movimento Marco Angelilli
maestro collaboratore Andrea Cauduro
assistenti alla regia Virginia Landi, Jacopo Squizzato
assistenti alle scene Marco Cristini, Matilde Casadei
assistenti ai costumi Simona Falanga, Riccardo Filograna
chitarra elettrica live Andrea Cauduro | arpa celtica live Dario Guidi
produzione Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale / Fondazione Teatro di Napoli –
Teatro Bellini / Teatro Stabile di Bolzano / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale / LAC
Lugano Arte e Cultura
Antonio e Cleopatra sono gli straripanti protagonisti di un’opera basata sulle opposizioni:
maschile e femminile, dovere e desiderio, letto e campo di battaglia, giovinezza e vecchiaia, antica verità egiziana e realpolitik romana. Politicamente scorretti e pericolosamente vitali, al ritmo misterioso e furente di un baccanale egiziano vanno oltre la ragione e ai giochi della politica. Inimitabili e impareggiabili, neanche la morte li può contenere.

dall’11 al 16 marzo 2025
Sarabanda
di Ingmar Bergman
traduzione Roberto Zatti
regia Roberto Andò
con Renato Carpentieri, Alvia Reale, Elia Schilton, Caterina Tieghi
scene Gianni Carluccio
costumi Daniela Cernigliaro
musiche Pasquale Scialò
suono Hubert Westkemper
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale / Teatro Nazionale di Genova / Teatro Biondo
Palermo in accordo con Arcadia & Ricono Ltd, per gentile concessione di Joseph Weinberger Limited, Londra, per conto della Ingmar Bergman Foundation
Sebbene pensata per il cinema, Sarabanda, ultima opera di Ingmar Bergman, ha una struttura straordinariamente affine al linguaggio teatrale. In questa sorta di testamento artistico, il Maestro svedese torna a parlare dei protagonisti di Scene da un matrimonio diventati, trent’anni dopo, più maturi ma anche più spietati. 
Il loro è un ultimo confronto che, in presenza di un figlio e di una nipote, evidenzia le
molteplici sfumature delle relazioni umane e familiari e la loro capacità di generare rimpianti, rimorsi, rancori. Il mistero dell’amore e dell’odio, l’ineluttabile conflitto tra genitori e figli, tra indifferenza e attaccamento morboso, la vecchiaia, l’angoscia degli “ultimi giorni”, lo scenario della vita, “troppo grande” per la debolezza umana, sono i temi di questa Sarabanda, danza lenta e severa in cui le coppie si formano e si disfano: dieci scene, dieci dialoghi in cui i personaggi s’incontrano a due a due, per sciogliersi definitivamente nell’esecuzione di padre e figlia della omonima suite bachiana. Un testo scomodo nella sua cruda onestà, il cui vero messaggio non è affidato alle parole ma ai silenzi e ai gesti: alla tenerezza di un abbraccio, di un tenersi per mano, di un denudarsi accettando di rivelare l’uno all’altro la fragilità di corpi segnati dal tempo e dal peso di vivere. 

dal 28 marzo al 6 aprile 2025 – prima nazionale
Terra matta
dall’omonima autobiografia di Vincenzo Rabito (Einaudi editore)
adattamento teatrale di Vincenzo Pirrotta
musiche originali Luca Mauceri
costumi, scene e regia Vincenzo Pirrotta
con Vincenzo Pirrotta, Lucia Portale, Alessandro Romano, Marcello Montalto
e con Luca Mauceri (percussioni, elettronica, chitarra classica), Mario Spolidoro (organetto,
chalumeau, chitarra), Salvatore Lupo (violino, violoncello)
produzione Teatro Biondo Palermo / Teatro Stabile di Catania
Vincenzo Pirrotta porta in scena una nuova edizione dell’adattamento teatrale di Terra matta, l’eccezionale autobiografia di Vincenzo Rabito, contadino siciliano analfabeta che ha lasciato un’appassionata testimonianza della storia del Novecento italiano attraverso emozionanti e suggestive pagine dattiloscritte, pubblicate nell’omonimo libro edito da Einaudi.
Classe 1899, Rabito visse gran parte della sua vita in condizioni drammatiche: fin dalla prima infanzia si dedicò al faticoso lavoro nei campi per mantenere sei fratelli e la madre vedova, passando poi per le trincee durante la Prima Guerra Mondiale, sopravvivendo alle bombe della Seconda, alla fame atavica del Sud contadino, fino all’improvviso benessere della «bella ebica» del boom economico.
A rendere unica questa minuziosa autobiografia, dettata dalla necessità di far fronte a
un’estrema battaglia quotidiana portata avanti giorno dopo giorno dal 1967 al 1970, è la
lingua: un misto di parole inesistenti, neologismi ricchi di figure retoriche utili a rendere
emozioni e sentimenti di una «molto desprezzata e maletrattata vita».
Pirrotta riprende in mano il dattiloscritto di Rabito, custodito dal 1999 all’Archivio Diaristico
Nazionale di Pieve Santo Stefano, per dare voce, e nuova vita, a quella che è stata definita una straordinaria epopea dei diseredati. 

dal 2 all’11 maggio 2025
Franciscus
Il folle che parlava agli uccelli
di e con Simone Cristicchi
scritto con Simona Orlando
canzoni inedite di Simone Cristicchi e Amara
musiche e sonorizzazioni Tony Canto
scenografia Giacomo Andrico

luci Cesare Agoni
costumi Rossella Zucchi
aiuto regia Ariele Vincenti
produzione Centro Teatrale Bresciano / Accademia Perduta Romagna Teatri
in collaborazione con Corvino Produzioni
Dopo il grande successo di Magazzino 18 e Happy Next, Simone Cristicchi continua a stupire il pubblico con un nuovo progetto dedicato questa volta a San Francesco. Franciscus il rivoluzionario, Franciscus l’estremista, Franciscus innamorato della vita, Franciscus che
visse per un sogno, Franciscus, il folle che parlava agli uccelli.
Francesco vedeva la sacralità e la bellezza in ogni volto di persona ma anche di animale, e
non solo in essi ma anche nel sole, nella morte, nella terra su cui camminava insieme agli
altri. In cosa risiede l’attualità del suo messaggio? Cosa può dirci la filosofia del
“ricchissimo” di Assisi, nella confusione della modernità affamata di senso, nelle promesse
tradite del progresso? Tra riflessioni, domande e canzoni inedite – che portano la firma dello stesso Cristicchi e della cantautrice Amara – l’artista romano indaga e racconta il “Santo di tutti”. Al centro dello spettacolo, il labile confine tra follia e santità, tema cardine della vita personale e spirituale di Francesco. Ma anche la povertà, la ricerca della perfetta letizia, la spiritualità universale, l’utopia necessaria di una nuova umanità che riesca a vivere in armonia con il creato. Temi che nel frastuono della società in cui viviamo diventano ancora più urgenti e vividi.
Uno spettacolo ad alta intensità emotiva, che fa risuonare potenti in noi le domande più
profonde e ci spinge a ricercarne una possibile risposta.

Sala Strehler


dal 16 al 27 ottobre 2024 – prima assoluta
Di giorno e di notte
di Beatrice Monroy
libero adattamento dal romanzo Notte, giorno, notte (ed. Perrone, Roma 2023)
regia Cinzia Maccagnano
scene e costumi Valentina Console
con Simona Malato
e cast in via di definizione
musiche Federico Pipia
produzione Teatro Biondo Palermo

Di giorno e di notte è un cold case che si rivela poco alla volta, lasciando lo spettatore
sospeso fino alla fine.
Palermo, luglio 1993. La terrazza di un quartiere di palazzoni costruiti in fretta e furia nel
dopoguerra per ospitare le famiglie degli impiegati regionali appena assunti con chiamata
diretta, è divisa tra due appartamenti: da un lato vive Matilde con il marito Federico,
dall’altro Carla e Roberto. Matilde, in preda all’insonnia, si siede su una sedia a dondolo
del terrazzo e nel silenzio ascolta le voci che provengono dalla veranda di Carla e
Roberto.
Notte dopo notte, quelle voci rivelano un giallo, una tragedia, qualcosa che riguarda
direttamente Matilde ma di cui la donna riesce a capire ben poco fin quando non decide
di percorrere i vicoli della città antica. Carla e Roberto sussurrano dell’omicidio del padre
di Carla e di come lei abbia passato la vita intera a cercarne i mandanti, compiendo anche
dei gesti efferati che in qualche modo coinvolgono Matilde e Federico. Sullo sfondo, mai
nominata, la mafia. Le due voci parlano anche dei cortei dopo le stragi, della gente scesa
per le strade. Matilde ascolta, fa congetture, ricostruisce una verità che non vorrebbe
conoscere. Mano a mano veniamo a conoscenza di una tragedia personale che si
rispecchia nella grande tragedia collettiva.

dal 30 ottobre al 3 novembre 2024
Astolfo 13
progetto di Giulio Musso e Federico Pipia
testo Giulio Musso
musiche, regia, elettronica dal vivo, sound design e video scenografie Federico Pipia
percussioni, gaita, lira, liuto dal vivo Michele Piccione
con Giulio Musso
costumi Dora Argento
tecnica del suono e luci Andrea Trona
aiuto regia Francesca Melluso
si ringrazia per lo sviluppo dell’ambiente esecutivo video Giovanni Magaglio
produzione Teatro Biondo Palermo
Astolfo 13 è una rielaborazione in chiave contemporanea di alcuni episodi dell’Orlando
furioso di Ludovico Ariosto, proposti attraverso modalità narrative derivate dal cunto
siciliano e dall’Opera dei pupi, e intrecciati con un racconto dei nostri giorni.
Personaggi di epoche diverse si sovrappongono in una narrazione stratificata, che utilizza
musica (eseguita con strumenti acustici e digitali), recitazione, immagini video ed
elaborazioni sonore. Il testo varia nella forma e nei generi, abbracciando metriche classiche
e contemporanee, versi e prosa, e alterna diversi registri mettendo in dialogo le ottave
ariostesche, l’italiano contemporaneo e il dialetto palermitano.

dal 5 al 10 novembre 2024
Abrahams Barn / Figli di Abramo
Un patriarca, due figli, tre fedi e un attore
di Svein Tindberg
adattamento Stefano Sabelli
traduzione e regia Gianluca Iumiento
con Stefano Sabelli
proiezioni Kezia Terracciano
responsabile di produzione Eva Sabelli
musiche dal vivo Manuel Petti, Marco Molino, Irene Apollonio, Daniele Giradina, Lorenzo
Mastrogiuseppe
produzione Teatro del Loto
Due compagni di viaggio, un attore e una guida palestinese appassionata di film western,
partono da Gerusalemme alla ricerca dell’Abramo perduto. Affabulazione, ironia, riferimenti
all’attualità sono le chiavi per far rivivere, come in un mistero buffo, storia, mito e leggenda
del primo credente monoteista dell’Umanità.
Abramo emerge come figura innovatrice, il cui perenne peregrinare dalla Mesopotamia
all’Egitto, dalla Cisgiordania alla Penisola arabica, ha plasmato la storia dell’essere umano.
Questo viaggio mette in luce le origini delle tre grandi fedi monoteiste, rivelando le comuni
discendenze e i conflitti ereditati fra popoli gemelli.
In Figli di Abramo di Svein Tindberg, tradotto e rappresentato per la prima volta al di fuori
della Scandinavia, Stefano Sabelli ci conduce in un viaggio di narrazione ricco di esperienze
personali, trasformando il testo originale in un racconto colto, divertente e mediterraneo.
In un mondo segnato dalla polarizzazione e dalla divisione, Figli di Abramo si pone come
un’epica narrazione che promuove la gioia della comunità e l’importanza della
consapevolezza reciproca.

dal 20 novembre all’1 dicembre 2024 – prima nazionale
Mille modi per dire ti amo
di Neil LaBute
traduzione di Monica Capuani
regia, scena e luci Luca Mazzone
con Roberta Caronia
costumi Dora Argento
produzione Teatro Biondo Palermo
Una donna di mezz’età ci accoglie in un luogo che potremmo definire intimo, ha una storia da raccontarci, una storia che ci farà scoprire come in una apparente routine quotidiana, dai colori borghesi pastello, si possa insinuare il precipizio dell’abisso dettato dalla passione. Quel fremito travolgente che porta in sé l’energia vitale irrazionale dei sensi e che si mescola con l’onta dello stravolgimento di una vita in apparenza soddisfacente e “per bene”.
Ma che rapporto c’è tra la passione e la verità? Cosa si nasconde nell’abisso di malessere e di insoddisfazione che spinge una donna nella spirale della menzogna? La routine quotidiana incastonata in rigidi schemi si sgretola di fronte a un ragazzo o quello che forse è ben più di un ragazzo. Un giovane uomo che asseconda e accompagna la donna in una danza vorticosa che non lascia scampo e che fa riscoprire la vitalità spesso mortificata da un certo perbenismo piccolo borghese.

dal 4 all’8 dicembre 2024 – prima nazionale
Like Kiribati
delirio finale
scritto e diretto da Giuseppe Provinzano
con Sergio Beercock, Noa Di Venti, Chiara Muscato
luci di Gabriele Gugliara
musiche di Beercock
scene di Petra Trombini
organizzazione Agnese Gugliara
produzione Teatro Biondo Palermo / Babel
con il sostegno di Spazio Franco-Laboratorio per la creazione contemporanea
e in collaborazione con Latitudini – Rete per la scena contemporanea siciliana
Alfredo, Betta e Gemma abitano un pezzo di terra circondato dal mare, tre metri per tre. Non sono naufraghi ma gli ultimi ad abitare una terra che sta per scomparire inghiottita dall’acqua.
Non sono disperati, non hanno paura, sono consapevoli e rassegnati. Vivono questi loro ultimi istanti cercando conforto nelle piccole cose della vita, nelle relazioni e nelle costrizioni di chi si trova a condividere spazi e tempi sempre più stretti sempre più duri. Like Kiribati, terzo capitolo della Trilogia della crisi, è il nome di un arcipelago nel Pacifico che presto
scomparirà. Lo spettacolo guarda con una certa dose di ironia critica all’Agenda 2030
dell’Unione Europea e a i suoi obiettivi di carta. Kiribati è destinato ad essere, entro i
prossimi 50 anni, il primo Stato abitato dagli esseri umani a scomparire a causa
dell’innalzamento delle acque per via del riscaldamento globale. Una drammaturgia originale dai tratti immaginifici, futuristici e surreali, laddove per surrealtà si intende l’immaginazione di un piano di relazioni e situazioni probabili ma acroniche, un futuro distopico che, senza nulla volere aggiungere ai tanti ragionamenti politici e di merito che si stanno facendo in questi anni, vuole porre l’accento e una sua declinazione guardando, come fa il teatro, ai rapporti tra gli esseri umani di fronte a una situazione irrecuperabile, sulla base di una semplice riflessione: non è la Terra in quanto Pianeta in crisi, ma lo è la nostra esistenza su di essa, perché Lei, la Terra, dopo averci sopportato, sopravviverà a noi.

dal 11 al 22 dicembre 2024 – teatro ragazzi
Stravaganze in sol minore
Rituale per movimento danzato e parole
testi di Toti Scialoja tratti da La mela di Amleto
regia e coreografia Francesca Lattuada
con Vittoria Franchina (danzatrice) e Piersilvio De Santis (basso-baritono)
musiche The Klezmorin, Gustav Mahler, Dean Martin, Clara Rockmore
maschere e oggetti Natali Fortier
produzione Fondazione Nazionale della Danza – Aterballetto / CTB – Centro Teatrale
Bresciano / Centro Servizi Culturali Santa Chiara / Teatro Biondo Palermo
Il virtuosismo magico di Toti Scialoja, maestro non solo di immagini ma anche di parole, è
alla base di questo singolare spettacolo dedicato all’infanzia. Danza, parola e immagini
interagiscono per raccontare l’immaginifico universo animale creato da Scialoja.
Alla visionarietà che caratterizza il lavoro di Francesca Lattuada corrisponde l’universo visivo dell’artista Natali Fortier, capace di evocare strani mix tra esseri zoomorfi e antropomorfi, che ha creato delle maschere per l’occasione. La sonorità stessa delle parole e gli imprevedibili accostamenti della fantasia conducono verso una “una pedagogia dell’immaginazione”, come direbbe Italo Calvino, non a caso uno dei più grandi estimatori di Toti Scialoja.

dal 7 al 12 gennaio 2025 – teatro ragazzi
Ultimafata
liberamente tratto da Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina di Elsa Morante
testi e regia Chicca Cosentino
con Gisella Vitrano (Ultimafata), Costanza Minafra (Mariolina)
e Daniela Macaluso (Voce della Luna)
scene e costumi Mariangela Di Domenico
produzione Teatro Biondo Palermo
Elsa Morante imparò da sola a leggere e scrivere. La sua vocazione di scrittrice si manifestò
molto presto con la pubblicazione, su giornaletti per bambini, di poesie e fiabe da lei stessa
illustrate. Nacquero così le storie di Caterina e degli straordinari amici che la circondano,
stelle, tigri, cicogne, folletti, fate, innumerevoli personaggi che s’incontrano nelle storie e
nelle filastrocche pubblicate su varie riviste nel corso degli anni Trenta. Storie, filastrocche e illustrazioni che evidenziano quale forza inventiva e quale originalità possedesse quella
ragazzina che sarebbe diventata la grande scrittrice che tutti conosciamo.
Pubblicata quando aveva solo quattordici anni con il titolo Le bellissime avventure di Caterì
dalla trecciolina, la raccolta venne ripubblicata nel 1959 con il titolo Le straordinarie
avventure di Caterina. Giuseppe Pontremoli, nella sua postfazione, definisce questa raccolta di racconti la “preistoria” di Elsa Morante. L’autrice, che preferiva l’amicizia dei ragazzini –
perché “i soli che s’interessano delle cose serie e importanti” – sperimenta la scrittura sin da bambina raccontando ai suoi coetanei. Una costellazione di storie fantastiche e libere dalla morale, che raccontano di fiori, di bambini, giardinieri e creature fatate. Se nel giardino racchiuso in una stella non arrivasse Ultimafata ad occuparsi dei fiori e dei bambini, il giardino morirebbe e con lui il mondo intero. È proprio vero, come ci ricorda Elsa Morante, che il mondo possono salvarlo solo i ragazzini.

dal 15 al 19 gennaio 2025
Dialogo di una prostituta con un suo cliente
di Dacia Maraini
regia, scene e costumi Guglielmo Ferro
con Simona Cavallari, Federico Benvenuto
musiche Massimiliano Pace
produzione Patagonia Pictures
Manila lavora come prostituta per mantenere se stessa e il suo bambino, partorito da pochi
mesi. In una stanza spoglia ed essenziale riceve uno dei suoi tanti clienti, uno studente di
economia venticinquenne, di buona famiglia, apparentemente schivo e timido. Con la sua
volgarità, determinata da una vita di umiliazioni e privazioni, la ragazza cerca in ogni modo di sottomettere, se non altro verbalmente, il giovane cliente, che al contrario, con la propria
pacatezza, sembra alla fine quasi provare sentimenti sinceri nei confronti di Manila. Gli anni
’70, il femminismo, la politica fanno da cornice alla storia controversa di una donna per la
quale ogni piccola conquista è ottenuta a caro prezzo.
Un testo forte, coinvolgente, profondo, che testimonia l’amore dell’autrice per un teatro civile e la sua spiccata attenzione nei confronti dell’universo femminile, che scandaglia in tutta la sua complessità, rivelandone il lato più oscuro.

dal 29 gennaio al 9 febbraio 2025 – prima nazionale
Il calapranzi
di Harold Pinter
regia Roberto Rustioni
con Dario Aita, Giuseppe Scoditti
produzione Teatro Biondo Palermo
Il calapranzi (The Dumb Waiter), andato in scena per la prima volta a Londra nel 1960, è uno dei testi più emblematici di Harold Pinter. I protagonisti, Ben e Gus, sono due killer confinati in uno squallido e asfittico seminterrato, nel quale attendono istruzioni sulla vittima designata.
Un misterioso mandante comunica con loro attraverso un montacarichi, il calapranzi appunto. Tra l’autoritario nervosismo di Ben e la pacata rassegnazione di Gus si configura una situazione surreale, che assurge a metafora della condizione umana.
Tra echi kafkiani e riflessioni filosofiche, assistiamo a una sorta di “varietà” dell’assurdo, nel
quale possiamo riconoscere tutte le preoccupazioni e le angosce della nostra epoca.

dal 12 al 16 febbraio 2025
Cassandra
o dell’inganno
drammaturgia Elisabetta Pozzi
con la collaborazione di Massimo Fini
con Elisabetta Pozzi
musiche e disegno luci Daniele D’Angelo
spazio scenico Guido Buganza
movimenti Alessio Romano
produzione CTB – Centro Teatrale Bresciano
Elisabetta Pozzi ha costruito una drammaturgia originale che, partendo dalle tragedie di
Eschilo ed Euripide, compie un affascinante percorso intorno alla profetessa troiana cui
Apollo ha dato il dono di prevedere il futuro e insieme la condanna di non essere creduta,
raccogliendo liberamente suggestioni e riletture da grandi testi ed autori di ogni tempo, da
Seneca a Christa Wolf, da Omero a Ghiannis Ritsos fino a Wisława Szymborska e Pier Paolo
Pasolini.
In un montaggio serrato ed avvincente emerge un ritratto originale di una delle figure
femminili di più profonda tragicità, per l’impotenza e la tremenda solitudine che la connotano nel sostenere il peso della conoscenza.
Dispiegando il suo immenso e magnetico talento, Elisabetta Pozzi porta in scena una figura di strabiliante modernità, in cui convivono forza e fragilità, dando corpo e voce a un personaggio indimenticabile. In questo emozionante spettacolo il mito di Cassandra prende nuovamente vita sotto i nostri occhi attraversando le epoche con la sua dolorosa e inascoltata capacità di preveggenza, fino a prefigurare, nel potente epilogo scritto a quattro mani con Massimo Fini, un futuro incerto per la nostra civiltà orfana di identità, in cui l’uomo moderno – con la sua incapacità di porsi dei limiti – “è ormai diventato un minuscolo ragno al centro d’una immensa tela che si tesse ormai da sola, e di cui è l’unico prigioniero”. Il compositore Daniele D’angelo ha creato una partitura musicale e sonora originale e raffinata, un filo rosso che attraversa lo spettacolo intrecciandosi alle parole alte, ipnotiche ed attualissime di Cassandra.

dal 26 febbraio al 9 marzo 2025 – prima nazionale
Ma perché è sempre Natale?
dall’omonimo romanzo di Rosemarie Tasca D’Almerita
adattamento e regia Ferrante/De Grandi
con Micaela De Grandi, Valentina Ferrante,
Gaia Bevilacqua, Ginevra Di Marco
aiuto regia Emanuele Russo
scene e costumi Banned Theatre
produzione Teatro Biondo Palermo
In questo suo romanzo epistolare la scrittrice palermitana Rosemarie Tasca D’Almerita, con
estrema generosità, ci consegna una vicenda privata e affronta l’irrisolto e attuale tema del
disagio giovanile. Quattro donne esplorano l’inquietudine della giovane Lucia, che si sottrae
alle prove della vita adulta. La trasposizione teatrale del romanzo è sospesa tra reale e irreale; la scena è una scatola chiusa che imprigiona la protagonista, nonostante i suoi tentativi di fuggire, un luogo indefinito e claustrofobico, che rappresenta simbolicamente la sua stessa mente. All’interno di questa “prigione” riaffiorano come flashback i capitoli di un’esistenza, segnata da una ricerca spasmodica del proprio posto nel mondo. Una sensibilità profonda quella di Lucia, non compresa appieno da familiari e amici. In un dedalo di vie, in un ricamo scomposto, lo spettacolo tende all’estremo quel filo sottile e fragile dell’animo femminile, sempre pronto a spezzarsi. Lucia chiede sommessamente una via di fuga da quel male di vivere che attanaglia molti giovani e che va riconosciuto, nominato ad alta voce, indagato e affrontato, senza vergogna.

dal 12 al 30 marzo 2025
Memorie di una schiava
liberamente tratto da Spedizione al baobab di Wilma Stockenström
traduzione Susanna Basso
progetto, adattamento drammaturgico e regia Gigi Di Luca
con Pamela Villoresi e Baba Sissoko
musiche dal vivo Baba Sissoko
scene Luigi Ferrigno
costumi Giovanna Napolitano
produzione Teatro Biondo Palermo
con il patrocinio dell’Ambasciata del Sudafrica in Italia

“Poema vegetale”, come lo definisce la traduttrice Susanna Basso, il romanzo Spedizione al
baobab della scrittrice sudafricana bianca Wilma Stockenström, che ha vinto numerosi premi tra cui il Grinzane Cavour, e da cui trae ispirazione lo spettacolo, è stato scritto nel 1981 in afrikaans. Ed è bello notare che questo racconto di una schiava trovi parola nella lingua stessa di chi quella sofferenza ha causato, nella lingua gutturale e straniera dell’offesa.
Nelle Memorie di una schiava la protagonista racconta il suo desiderio di opporre resistenza a una vita di violenze alle quali è stata “naturalmente” costretta. Lo spettacolo è il poetico
monologo di una figura femminile della quale non si conosce il nome perché – dice –
«pronuncio il mio nome e non significa nulla».
L’albero, il mitico e simbolico baobab in cui la vecchia schiava alla fine della sua vita si
rifugia, l’accoglie e la protegge è il suo punto di riferimento, il confine spaziale e temporale
tra un passato dominato da confusione e terrore e un presente in cui la creatura comincia a
riprendere in mano i fili della sua esistenza. Dietro le spalle, in quel “prima diverso”, c’è la
schiavitù, con le facce e i corpi dei padroni che hanno tormentato la sua vita.
Le riflessioni della protagonista ci aiutano a pensare e ci spingono a indagare sulle schiavitù
di oggi, sulle nuove forme di costrizione che continuano a negare la libertà e la dignità umana.
Le parole poetiche di Wilma Stockenström, la sua storia della schiava sudafricana, si
sovrappongono alle storie e ai volti delle ragazze nigeriane, senegalesi, ghanesi, albanesi di
oggi. La messa in scena si muove su diversi piani narrativi: parole, immagini e musiche,
eseguite dal vivo da Baba Sissoko, griot maliano chiamato a raccontare nuove e più amare
storie, a intonare un solo grande “canto corale di libertà”. La regia esalta il rapporto tra
musica etnica e parola, linguaggi essenziali per un recupero dell’identità collettiva, attraverso i codici della tradizione popolare che si rifrangono nelle forme del contemporaneo.

dal 2 al 6 aprile 2025
Lettere a Bernini
di Marco Martinelli
in scena Marco Cacciola
scene Edoardo Sanchi
musiche originali e sound design Marco Olivieri
tecnico audio Fagio
disegno luci Luca Pagliano
consulenza linguistica Valeria Pollice e Gianni Vastarella
ideazione Marco Martinelli e Ermanna Montanari
regia Marco Martinelli
coproduzione Ale – Ravenna Teatro / Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale
Marco Martinelli, fondatore delle Albe (1983) insieme a Ermanna Montanari, con la quale ne
condivide la direzione artistica, è autore e regista di Lettere a Bernini, che si svolge in un giorno d’estate dell’anno 1667, esattamente il 3 agosto. In scena, nel suo studio di scultore, pittore e architetto, il vecchio Gian Lorenzo Bernini, la massima autorità artistica della Roma barocca, è infuriato con Francesca Bresciani, intagliatrice di lapislazzuli che ha lavorato per lui nella Fabbrica di San Pietro e che ora lo accusa, di fronte ai cardinali, di non pagarle il giusto prezzo per il suo lavoro. 
Nell’infuriarsi con la donna, Bernini evoca l’ombra dell’odiato rivale Francesco Borromini, il
geniale architetto ticinese. Un’evocazione in absentia, al pari di quelle dei suoi allievi, ai
quali Bernini si rivolge, discutendo con loro, mettendoli in posa, facendoli recitare nelle
commedie da lui scritte e dirette, perché imparino a incarnare gli affetti, i sentimenti che
dovranno trasferire nel marmo.
Quando giungerà la notizia inaspettata del suicidio di Borromini, la furia cederà il passo
alla pietas: Bernini giungerà a riconsiderare l’opera del collega, riconoscendone l’alto valore. 
Attraverso una drammaturgia in cui la voce monologante dell’attore e quella di Bernini si
rincorrono e sovrappongono senza soluzione di continuità per generare sulla scena, come
scolpendo nel vuoto, presenze, figure e ricordi, l’opera di Martinelli ci mostra un Seicento che parla di noi, sospeso tra il secolo della Scienza nuova e l’attuale imbarbarimento, sempre più incombente.

dal 9 al 13 aprile 2025
L’incarico
di Raymond Carver
adattamento e regia Luca Bargagna
scene e luci Angelo Linzalata
con Silvia Ajelli, Arturo Muselli
e cast in via di definizione
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Dopo aver letto la biografia di Čechov, Carver scrive L’incarico, racconto sugli ultimi giorni
di vita dello scrittore, compiendo un’operazione straordinaria in cui si mescolano elementi
biografici e invenzione narrativa. Il fascino del racconto non risiede esclusivamente
nell’omaggio al grande scrittore: nella narrazione di quegli ultimi istanti, inaspettatamente,
Carver lascia alla sua immaginazione la libertà d’infondere vita in azioni che nella biografia
sono solo accennate. Ed è proprio il confine fra biografia e invenzione che guida l’idea d’una
messa in scena di questo racconto. L’omaggio di Carver a Čechov, grande scrittore, ma anche grande scrittore di teatro, sembra impregnarsi di questa teatralità, rendendo possibile immaginare questo racconto in teatro.
Il 2 luglio 1904, il medico che assiste Čechov capisce che non c’è più nulla da fare; chiama la reception dell’albergo, dove tutto si sta consumando, e ordina una bottiglia di champagne.
Un’iniziativa personale, «un piccolo comportamento umano» come lo definisce Carver, che lo colpisce come un’azione straordinaria. «È un sacco di tempo che non bevo più champagne», così Čechov si porta il bicchiere alle labbra e beve, il tempo per l’ultimo brindisi. Ma a un tratto lo scrittore, la moglie Olga e il medico sembrano sparire nell’ombra, affiora piuttosto l’immagine del cameriere che, ignaro di tutto, serve in camera lo champagne. Poi tutto svanisce: le parole e le emozioni si nascondono nel silenzio della notte. Ma Carver, con grande maestria, ci spinge a guardare un oggetto fuori posto, unica testimonianza di ciò che è successo prima, conseguenza involontaria d’un raro momento d’ispirazione: il tappo della bottiglia rimasto per terra, nella stanza dove aveva smesso di respirare Čechov.
La messa in scena gioca sullo scarto tra biografia e finzione; un tappo che esplode e che
rimane in primo piano acquisisce la forza d’una battuta, un colpo di pistola nella notte che
squarcia un silenzio di bellezza, di tristezza, d’amore. Carver illumina la morte del grande
scrittore con grazia, attraverso lo sguardo spaesato del ragazzo. Là dove finisce la vita dello
scrittore, nasce il personaggio del cameriere, protagonista inconsapevole d’una storia
apparentemente più grande di lui.

dal 7 all’18 maggio 2025
Un giorno la formica
Favola farsesca in musica
da un’idea di Paride Benassai ed Eugenio Mastrandrea
drammaturgia di Marco Pomar, Paride Benassai, Eugenio Mastrandrea
regia di Paride Benassai
con Paride Benassai, Eugenio Mastrandrea, Mario Incudine
musiche di Mario Incudine
produzione Teatro Biondo Palermo
Fino a che punto è consentito spingersi alla ricerca del progresso, sfidando e spesso
disprezzando la natura? La superiorità dell’essere umano sull’animale è così scontata? Cosa
accadrebbe se un giorno, in una dimensione sospesa tra realtà e immaginazione, si
incontrassero un essere umano e una formica gigante, la quale rimproverasse all’uomo di
essersi preso arbitrariamente lo scettro di “essere superiore” senza interpellare gli altri abitanti del pianeta?
Parte da questo presupposto l’avventura surreale di uno scrittore in crisi di ispirazione, alle
prese con una formica e le sue logiche disarmanti, il tutto commentato dalla voce e dagli
strumenti musicali di un improbabile grillo parlante.
Alternando i toni della commedia con quelli dell’introspezione psicologica, lo spettacolo si
dipana come un gioco teatrale divertente e tuttavia profondo, affidato alla forza scenica degli attori, alla musica e alla ricerca di una verità che non esiste. Alla fine, è probabile che agli spettatori rimanga un dubbio: siamo davvero gli esseri più evoluti del pianeta?

Abbonamento a 12 spettacoli: 8 spettacoli più 2 a scelta tra 3 in sala grande e 2 a scelta tra 13 in Sala Strehler.
Rinnovi fino al 22 settembre 2024
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