venerdì, 21 Febbraio 2025
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Il racconto del rapporto tra Giuseppe Carini, testimone di giustizia, e padre Puglisi nel libro di Roberto Mistretta

Al Piccolo Teatro dei Biscottari, mercoledì 19 febbraio, il racconto del rapporto tra Giuseppe Carini, oggi testimone di giustizia, e padre Puglisi nel nuovo libro di Roberto Mistretta “I miei giorni a Brancaccio con padre Puglisi”

Aveva 21 anni Giuseppe Carini quando conosce padre Puglisi a Brancaccio, quartiere di Palermo gravemente ferito da povertà, analfabetismo, illegalità, assenza di servizi. Don Pino era giunto lì come parroco nel 1990. La sua azione evangelica coinvolge bambini, famiglie, volontari, ed è così autentica e coerente da scardinare le leggi non scritte della criminalità. Fino al tragico epilogo: il suo omicidio per mano mafiosa nel 1993.

Un rapporto che segnerà la vita di Giuseppe Carini in quanto, restandofedele ai suoi insegnamenti, nel ‘95 diventerà testimone di giustizia, entrando nello speciale programma di protezione previsto in questi casi.

 Una storia che colpisce al cuore perchè raccontata con trasporto ed empatia,  raccontata da Robertìpo Mistretta nel suo ultimo libro “I miei giorni a Brancaccio con padre Puglisi”, edito dalle Paoline, arricchito dalla prefazione di Giovanbattista Tona.

La sua presentazione alle 18 di mercoledì 19 febbraio al Piccolo Teatro dei Biscottari, al civico 27 di via dei Biscottari. A interagire con l’autore sarà suor Fernanda di Monte, giornalista delle Paoline. Interverrà da remoto Giuseppe Carini.

Ingresso libro fino a esaurimento dei posti.

IL LIBRO

Il nuovo libro di Roberto Mistretta, in cui Giuseppe Carini – collaboratore di don Puglisi e testimone di giustizia – racconta in prima persona in quale modo il rapporto con don Pino gli cambiò la vita, portandolo a compiere scelte definitive.

Giuseppe, come molti della sua età, è attratto dal mondo mafioso, dal mito dell’uomo d’onore, ma l’incontro con don Pino lo folgora. Diviene suo stretto collaboratore, fino al giorno dell’omicidio. E resterà fedele ai suoi insegnamenti al punto da divenire nel 1995 testimone di giustizia, entrando nello speciale programma di protezione previsto in questi casi.

Nel nuovo libro di Roberto Mistretta, già autore, con Paoline, di diversi volumi di impegno civile, Giuseppe Carini racconta in prima persona in quale modo il rapporto con don Pino, a poco a poco, gli cambiò la vita, portandolo a compiere scelte definitive. Da tempo è un altro uomo: per motivi di sicurezza ha dovuto cambiare identità e luogo di residenza. Ma gli insegnamenti di quel prete speciale alimentano tuttora i suoi giorni. E in queste pagine risuonano intatti.
Ad arricchire il volume ci sono la prefazione di Giovanbattista Tona, consigliere della Corte di Cassazione e allievo spirituale di don Puglisi. E, in appendice, il testo integrale della requisitoria pronunciata dal pubblico ministero Lorenzo Matassa il 23 febbraio 1998 davanti alla Corte d’Assise di Palermo, in occasione dei procedimenti penali celebrati in quel periodo contro gli esecutori dell’omicidio di don Puglisi.

L’AUTORE

Roberto Mistretta, Mussomeli (Cl), vive in Sicilia. Laureato in Scienze della comunicazione, è autore di numerosi romanzi gialli. Nel 2019 si aggiudica il Premio Tedeschi – Giallo Mondadori, nel quarantennale della sua istituzione. Primo siciliano a conquistare tale riconoscimento che gli viene attribuito nel corso del MystFest, Gran Giallo Città di Cattolica. Dirige  la collana di narrativa “Delos Crime”.

Ha dato alle stampe anche volumi di impegno sociale come:

Don Fortunato Di Noto/La mia battaglia in difesa dei bambini (2021) e la pluripreiata biografia Rosario Livatino/L’uomo, il giudice, il credente (2022), entrambi per le edizioni Paoline; Giudici di frontiera/Interviste in terra di mafia, che si avvale della prefazione dello scrittore magistrato Giancarlo De Cataldo.

La serie del maresciallo Bonanno, pubblicata in Italia dalla Fratelli Frilli Editori, è anche tradotta nei Paesi di lingua tedesca: Austria, Germania e Svizzera.

Dopo essere stato ospite a Bonn e Colona dell’Istituto di Cultura Italiano all’estero insieme allo scrittore Santo Piazzese, nell’ambito di un progetto culturale tra i due Paesi europei, viene contattato dal regista Felix Partenzi che gli propone di scrivere un radiodramma. Vede così la luce così Onke Binnu, Zio Binno, radiodramma diretto da Felix Partenzi e interpretato da attori tedeschi. Il radiodramma, mandato in onda dalla WDR di Colonia, ricostruisce la cattura del capo mafia Bernardo Provenzano, storia che si intreccia con l’oscura morte del giovane urologo Attilio Manca, al cui presunto suicidio i familiari non hanno mai creduto e si sono sempre legalmente opposti.

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