Beer Bubbles, numeri da capogiro. Quattro giorni di festival, via Maqueda affollata, code davanti agli stand dei birrifici. E i numeri: 250 mila presenze stimate dalle Forze dell’Ordine, a cui rispondono i numeri dei birrifici: Beer Bubbles aveva preparato 15 mila bicchieri ecofriendly (che sono diventati il gadget ricordo del Festival, c’è già chi li colleziona) che sono stati esauriti già a metà dell’ultima sera, quindi saranno molti di più. 175 ettolitri (ovvero 17.500 litri), 50 in più dell’anno scorso, per un totale di 700 fusti spillati: praticamente tutti i birrifici hanno esaurito le scorte preventivate.
Andata benissimo anche per i punti food, ognuno ha distribuito tra i 1700 e 2500 “pezzi” vuoi panini, vuoi cibo thai, vuoi hot dog, arrosticini o hamburger di pecora. Il top l’ha raggiunto il Vecchio Carro con 3600 panini di porchetta dei Nebrodi distribuiti mentre 2600 sono stati coloro che hanno gustano lo Sfincione bagherese.
Insomma, numeri veramente da record, con un flusso continuo di partecipanti nella parte di via Maqueda che guarda alla Stazione, con una ricaduta anche sulle attività della zona, rimaste tutte aperte fino a tardi. Un ottimo risultato anche per Fondazione Sant’Elia dove Terradamare ha condotto le visite in notturna al palazzo settecentesco e alle mostre in corso. E hanno funzionato benissimo anche i laboratori tematici, curati da Mauro Ricci che hanno approfondito diverse tematiche legate al mondo della birra, con diversi tipi in degustazione guidata.
Il Beer Bubbles ha quindi raccolto consensi: dei birrai – circa 100 partecipanti in trenta birrifici srotolati su tutta la penisola con due presenze estere -, del pubblico, degli organizzatori, Maurilio Cassata e Alessia Billitteri per Bauhaus. Che già pensano al prossimo anno, visto che tutti i birrai hanno deciso di confermare la loro presenza e altri premono per partecipare.
I birrifici partecipanti: Undici sono arrivati dalle tre punte della Sicilia, tre laziali e tre lombardi, due piemontesi e altrettanti umbri, uno ciascuno per Abruzzo, Molise e Toscana. Più gli stranieri. Eccoli: Alveria (Siracusa), Ballarak (Palermo), Bruno Ribadi (Cinisi), Epica (Sinagra), Ingargiola (Mazara del Vallo), Malarazza (Siracusa), Vespri (Altavilla Milicia), Yblon (Ragusa), 24Baroni (Sperlinga), Kottabos (Rocca di Caprileone), Rock Brewery (Brolo), La Casa di Cura (Teramo), ‘A Magara (Catanzaro), Foglie d’Erba (Udine), East Side (Latina), Jungle Juice (Roma), Pontino (Latina), Birrificio Italiano (Como), Birrificio Lambrate (Milano), Manerba (Manerba sul Garda), La Fucina (Isernia), Cane di Guerra (Alessandria), Croce di Malto (Novara), Chianti Brew Fighters (Siena), Birrificio Perugia, San Biagio (Umbria). Gli internazionali: la scozzese Brew Dog, più uno spazio per i Beer firm e quindi Okorei(Napoli), Cauldron, Birra Strammusa, The BrewBrothers, 56 Craft Beer e AviamBrewing. E per le birre in lattina (ovvero le cann).
Per i punti food: Il Vecchio Carro (panino porchetta dei Nebrodi), Oro dei Nebrodi (arancino nero), Antico Forno Valenti (sfincione bagherese), Carni Requireez e Targia (Pulled & Pork), Ape’n bar, Mignòn (rosticceria mignon), Unto (panini e hot Dog), Sikulo (gelato artigianale con l’ape), Francesco Lelio (street food), Bracevia (arrosticini abruzzesi di carne di pecora), Sciatu Mio (Lampredotto), Zighini (cucina tipica eritrea), Siam Thai Food (cibo Thai), Dainotti’s (griglia), Crispelleria Cordai (crispelle catanese).