Palermo – Centro per l’ospitalità ed integrazione di stranieri che richiedono una protezione internazionale o centro di accoglienza per gli immigrati. Su questo dubbio, che riguarda il futuro utilizzo dell’Ostello della Gioventu Baia del Corallo a Sferracavallo, che si basano gli umori e le conseguenti reazioni degli abitanti e dei rappresentanti politici della zona.
Partiamo dall’antefatto: le proteste degli abitanti di Sferracavallo, di quindici giorni fa circa, si erano placate in seguito alla conclusione che il progetto di integrazione, era destinato a poche famiglie composte anche da donne e bambini e che avrebbe interessato solo una parte dei posti letto dell’Ostello della Gioventù
Alla luce del Consiglio di Circoscrizione che si è tenuto l’11 novembre scorso, dove è intervenuto il dottor Mattioli, responsabile del progetto, sembrerebbe, invece, che l’Ostello della Gioventù Baia del Corallo, sarà trasformato in un cento di prima accoglienza.
Abbiamo incontrato il consigliere di quartiere Fabio Costantino che segue con attenzione l’evolversi della vicenda. Quali possono essere le conseguenze per il quartiere Sferracavallo?
“Le conseguenze per il quartiere – risponde Fabio Costantino – possono essere molteplici a partire dal rischio di penalizzazione dell’economia locale che vive principalmente di turismo e per l’offerta nel settore dei ristoranti. Il fatto stesso che verrebbe meno la disponibilità di alcuni posti letti, ritengo sia controproducente per lo sviluppo turistico della zona. Qualora il prefetto dovesse autorizzare il centro di prima accoglienza sarebbe una follia. La gente della borgata chiede sicurezza, anche alla luce dei nuovi e gravi fatti degli ultimi giorni”.
Non rischiate di apparire razzisti o insensibili di fronte al problema dell’immigrazione?
“Non si parla di razzismo o meno. Affermo semplicemente che la borgata di Sferracavallo non è il luogo ideale dove fare nascere un centro di prima accoglienza. Non ci sono le condizioni strutturali. Per questo noi consiglieri di Forza Italia, il sottoscritto, Giuseppe Vescovo, Roberta Gambino ed il consigliere del gruppo misto Salvatore Lo Cicero sposiamo l’iniziativa del comitato di Sferracavallo. Inoltre abbiamo chiesto, in seno al consiglio di circoscrizione, di convocare il prefetto per esporre le giuste lamentele che arrivano dagli abitanti del quartiere”.
Giuseppe Di Salvo è uno studente palermitano che ha a cuore il quartiere in quanto vi si reca spesso anche per vacanze: “Si tratta di inserire in una borgata marinara a vocazione turistica trenta sedicenti profughi che impiegheranno dai due ai tre anni di tempo, per ricevere uno status di profugo. Nel frattempo saranno liberi di circolare senza che noi sappiamo chi realmente siano. Tra l’altro è piuttosto improbabile che stiano tutto il giorno presso la Baia del Corallo: di fatto bivaccheranno tutto il giorno per Sferracavallo. Cosa che potrebbe creare molta preoccupazione sia per la città di Palermo che per tutta l’Italia, è il fatto che nessuno può assicurare che tali richiedenti asilo, rientrino presso l’ostello. Volevo sottolineare un’altra cosa – prosegue Giuseppe Di Salvo -, l’associazione italiana ostelli della gioventù pubblicizza tale progetto come se fosse un progetto di integrazione. Omette però di dire che riceverà dalle trenta alle trentacinque euro al giorno per ogni richiedente asilo. Questo mi sembra un mero progetto di business alquanto squallido”.
Anche Giuseppe Di Bella, cittadino palermitano, che passa un pò del suo tempo nell’amena località marinara, ritiene che l’apertura del centro di accoglienza non sia qualcosa di buono. “Non mi sento di essere razzista, anzi ritengo che queste persone debbano essere aiutate, ma non certo con questa soluzione inopportuna che priverebbe Sferracavallo del necessario livello di sicurezza, pulizia e organizzazione che allontanerebbe i turisti dalla zona con conseguente grave danno per le attività economiche”.
La questione, come si evince dalle dichiarazioni degli intervistati, è in piena evoluzione ed impone alle autorità preposte di cautelare tutte le parti in causa con le giuste decisioni, soprattutto non avventate e che abbiano come base la fattibilità delle stesse.