Un giallo “incorniciato” nel fascino della storia arricchisce i “Diamanti della Narrativa” dell’Aletti editore. E’ “Il barone della rocca”, l’opera di Vito Barone, musicista prestato alla letteratura, originario di Palermo, ma che attualmente vive a Terrasini, cittadina a pochi chilometri dal capoluogo sicialiano.
Un “giallo storico” in cui – spiega lo stesso scrittore – «i luoghi e le situazioni descritte sono quelle dove si sono svolti i fatti narrati. Alcuni personaggi sono realmente esistiti, come, ad esempio, Maniscalco, che si occupava proprio di perseguire i “rivoluzionari” e i patrioti di cui ho scritto. Al contrario – aggiunge – il mio investigatore Lo Prete è frutto di fantasia».
LA TRAMA
Nel 1860, qualche tempo prima dell’arrivo di Garibaldi in Sicilia, la nobiltà palermitana è scossa al suo interno da un inquietante delitto. La complessa indagine, inserita in un contesto patriottico, è affidata all’ufficiale borbonico di polizia Salvatore Lo Prete che affronterà il caso con paradossale originalità.
Non mancano l’intreccio e i colpi di scena nell’opera di Barone, ma anche i risvolti originali che il lettore scoprirà pagina dopo pagina. Un’originalità acquisita, soprattutto, grazie alla vena artistica dell’autore, per il quale la scrittura non è mai stata un sogno nel cassetto. «Non ho mai pensato di essere uno scrittore – racconta -. A pochi anni dalla pensione ho cercato di riciclarmi, di trovare un hobby o qualcosa di simile che potesse accompagnarmi negli anni a venire. Ho scelto la scrittura perché ho potuto applicare le regole della composizione musicale. Può sembrare strano, ma tutte le arti hanno punti in comune imprescindibili; da compositore, ho studiato moltissime partiture che mi hanno dato moltissimo, per poi abbandonare lo studio ed essere me stesso. Così, anche qui, dopo aver letto tantissimo, soprattutto per diletto, ho chiuso i libri e ho cominciato a scrivere».
Barone, nel descrivere la sua penna e lo stile che caratterizza i suoi scritti, parla di “stranezze letterarie”. «Si è sempre detto che per la stesura di un giallo occorra conoscere la trama completa prima di iniziare a scrivere; esatto, ma per me è sempre stato tutto l’opposto. Mi appassiona un’idea? Benissimo, comincio a scrivere, i personaggi, le situazioni, gli eventi mi si presentano davanti in corso d’opera. Strano, lo ammetto, ma è così».