“L’Amat non riesce a garantire i servizi minimi alla cittadinanza. L’azienda è in stato di abbandono”.
Sono queste le parole utilizzate dal Segretario regionale Cobas settore trasporti, Antonino La Barbera, per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei lavoratori, sullo stato dell’Azienda di trasporto palermitana.
La Barbera ricorda e informa che “ socio unico dell’AMAT è il Comune di Palermo, il quale non ha ancora concretizzato nessuno dei punti previsti nel piano di ristrutturazione, concordato tra i sindacati di categoria e il sindaco Leoluca Orlando, il 17 ottobre u.s. a Villa Niscemi”.
Ed aggiunge, “Queste sono le ragioni che pur dispiacendoci per i disagi che arrecheremmo alla cittadinanza, siamo pronti a scioperare.
Infatti. lo stato dell’ Azienda Municipale di via Roccazzo, sempre più in crisi a causa di una gestione inadeguata, ha fatto si che i sindacati proclamassero lo stato di agitazione, ma abbiamo dovuto apprendere, nostro malgrado, che le procedure di raffreddamento, nella prima fase di confronto, non hanno prodotto effetti. Tant’è che l’esito dell’ultima riunione con l’azienda (tenutasi il 18 dicembre) non è stato apprezzato dalle organizzazioni sindacali.
Ora, con grande apprensione, abbiamo appreso che alla riunione che si terrà il 5 Gennaio in Prefettura, riunione convocata dalla Viceprefetto vicario Maria Rosa Trio, tra i rappresentanti dei lavoratori e l’azienda, non sembra essere stato invitato il Comune. La cosa ci ha allarmato e auspichiamo che il socio unico di Amat partecipi alla riunione in Prefettura, perché sono convinto che serve un indirizzo politico per uscire dalla situazione paludosa in cui siamo andati a finire”.
“La mia preoccupazione nasce anche dal fatto che” – conclude il Segretario regionale La Barbera – “l’Amat sembra non essere in cima alle priorità dell’Amministrazione comunale di Palermo. Siamo preoccupati per il futuro dell’azienda non vorremmo che l’operazione Reset, faccia dimenticare, al Sindaco Orlando, i problemi delle altre partecipate. Non vorremmo che la mobilità dei palermitani restasse un miraggio”.