CASTEL DI TUSA (ME), 26 giugno. “Sia maledetto chi non difende la propria terra”. La salita verso la Piramide 38° Parallelo di Mauro Staccioli, sembra un girone infernale: ovunque ulivi bruciati, terra riarsa, cactus bruciacchiati, un odore acre che cresce con i passi, una desolazione immensa al posto della natura rigogliosa di poche settimane fa. Una ferita enorme di fronte alla quale neanche l’Arte è riuscita a difendersi: e il Rito della Luce, che si ripete ogni anno e anche oggi (26 giugno) ha portato alla Piramide migliaia di persone, assume i contorni di una veglia silenziosa per la montagna distrutta dagli incendi. “Maledetto chi non sa porsi a scudo della propria terra”: è un grido quello di Antonio Presti, raccolto dagli artisti, dai ballerini, dai musicisti. Un popolo vestito di bianco, fantasmi sul nero della terra. E la Piramide resta lì, immensa, accoglie il grido e lo fa risuonare nel suo ventre illuminato da mille candele. “Chi non sa difendere la propria terra, non ha alcun diritto di abitarla – dice Antonio Presti -. E non mi riferisco solo a chi brucia, ma anche a chi non capisce che deve impedirlo: non è degna di essere definita tale, una classe politica che non riesce a creare i presupposti di una tutela del territorio, facendo diventare il fuoco, un affare. Ci sono uomini che accendono fuochi di morte e distruzione, ce ne sono altri che di quel fuoco scelgono la potenza della conoscenza. E oggi, come atto di devozione alla bellezza, stendiamo garze bianche sulla terra ferita. La Fondazione Fiumara d’arte si impegna a piantare, insieme ai bambini delle scuole del territorio, cento alberi; per consegnare loro il valore dell’impegno e soprattutto la potenza della trasformazione che passa sempre dalla consapevolezza”. “La prima cosa che si nota, salendo alla Piramide, è l’odore che ha lasciato il fuoco – racconta la scrittrice e poetessa Maria Attanasio, che ieri ha presentato il suo libro di poesie “Blu della cancellazione” (La Vita felice) – poi si comincia a vedere il nero della terra, sempre più nero, sempre più fondo. Il fuoco qui non è simbolo di rigenerazione, ma di distruzione: e con la terra brucia la coscienza politica di chi invece, dovrebbe proteggerla”. Il sindaco di Motta d’Affermo, Nunzio Marinaro, guarda disperato verso le montagne. “Ringrazio Antonio Presti che ha trasformato la data più importante di Motta d’Affermo, il Rito della Luce – dice il sindaco -, in una giornata di riflessione sui diritti di cittadinanza che i piromani vogliono distruggere. E con essi, la libertà. Penso che la voce autorevole di Presti sarà di grande impatto e aiuterà noi amministratori a farci sentire. Spero che venga presa in considerazione la richiesta che il Consiglio comunale e la Giunta di Motta hanno avanzato per il riconoscimento dello stato di calamità naturale per l’intero territorio colpito dagli incendi”. E proprio il sindaco racconta della prima scultura restaurata di Fiumara d’arte, “Energia Mediterranea” (L’”onda blu” di Antonio di Palma), lambita dal fuoco e necessaria di un nuovo intervento.