giovedì, 6 Febbraio 2025
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”Gli sbirri di Sciascia. Investigatori e letteratura, tra arbitrio e giustizia”, il libro del Gen. dell’Arma Giuseppe Governale

Giovedì 13 febbraio, alle ore 18.30, presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, Aula Multimediale, corso Vittorio Emanuele 463 in Palermo, il Generale dell’Arma dei Carabinieri Giuseppe Governale, a partire dal suo libro “Gli sbirri di Sciascia. Investigatori e letteratura, tra arbitrio e giustizia” (2024), dialogherà con il teologo Prof. don Massimo Naro su legalità, giustizia, mafia, mentalità.

Sarà un confronto culturale determinante per poter spiegare anche il fenomeno mafioso agli studenti di teologia e ai futuri preti.

L’incontro è libero e aperto a tutti gratuitamente.

L’autore Giuseppe Governale

Nato a Palermo, generale dell’Arma dei Carabinieri. Dal 2007 al 2010 è stato comandante provinciale di Catania; dal 2013 al 2015 ha guidato la Legione Carabinieri Sicilia e dal 2015 ha comandato il Ros, il Raggruppamento Operativo Speciale, ottenendo importanti risultati nella lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo. Dal 2017 al 2020 è stato direttore della Dia, la Direzione Investigativa Antimafia. Nel 2021 ha scritto per Solferino Sapevamo già tutto. Perché la mafia resiste e dovevamo combatterla prima.

SINOSSI DEL LIBRO:

Gli “sbirri” di Leonardo Sciascia, figure costantemente in bilico lungo la sottile linea tra arbitrio e giustizia. Giuseppe Governale esplora, attraverso un’analisi dei romanzi dello scrittore siciliano, i conflitti tra istituzioni e società, tra leggi e criminalità, mettendo in risalto la tensione morale che anima l’azione e la vita degli investigatori. Ogni indagine si trasforma in una sfida esistenziale per i protagonisti, sospesi tra l’arroganza e la protervia di un Matteo Lo Vecchio (“sbirro” infame per antonomasia) e il desiderio di verità e la frustrazione di sentirsi soli nella loro missione di tanti altri, come il capitano Bellodi e l’ispettore Rogas, non eroi classici, ma uomini tormentati, costretti a navigare in un mare di silenzi e complicità, in un contesto in cui spesso le regole non scritte prevalgono sulla legge formale.

Le storie che ne derivano, dense di dubbi e coraggio, creano un racconto tanto intrigante quanto provocatorio. L’autore fa uso di una narrazione affascinante, che lascia intravedere la variegata umanità dei personaggi di Sciascia, molti dei quali ispirati dall’occasionale conoscenza del “capitano coraggioso” Renato Candida, un ufficiale che, forse anche inconsapevolmente, ha fornito allo scrittore di Racalmuto quei vagheggiamenti per interpretare le contraddizioni e le battaglie personali dei suoi investigatori. Come se una sorta di sliding door avesse indotto a scandagliare progressivamente, in chiave letteraria, il difficile rapporto tra il potere e chi è incaricato di esercitarlo. Soprattutto quando il confine tra legalità e ingiustizia diviene sfumato, perfino sfuggente.

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