lunedì, 23 Dicembre 2024
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Gli animali hanno un’anima?

Mi sono sempre chiesto: gli animali hanno un’anima? Dall’altro ieri questa domanda è diventata più insistente. Ma cosa ha scatenato in me questa curiosità?

L’elemento scatenante è stata la morte di uno dei pappagalli che, da circa un anno, avevamo in custodia. Totò, questo il suo nome, era un piccolo pappagallo dalle piume colorate di verde, azzurro e rosso, sempre allegro. Si è spento misteriosamente e in silenzio.

La mattina ti accoglieva educatamente, con la sua “voce” strana, dicendo “buongiorno” e tu gli rispondevi automaticamente, come se si trattasse di una persona, “buongiorno Totò”. Quando non lo degnavamo di una parola, lui assumeva un atteggiamento provocatorio.  Iniziava, con voce dispettosa, o a chiamare ripetutamente “Fergi”, il cane che spesso gli teneva compagnia a casa dei miei consuoceri, o fischiando, imitando il fischio di mio figlio.

Certe volte, il tono delle parole che pronunciava era uguale a quello di mia moglie. Infatti un giorno che mia moglie era fuori casa, sentii da lontano la sua voce. Sono trasalito. Poi ho capito che il pappagallo cercava di attirare la mia attenzione perché gli era finito il mangime. Con lui non avevi il tempo di annoiarti. Totò faceva parte della famiglia.

Tralasciamo la tristezza, torniamo al tema di questa trattazione, dunque gli animali hanno un’anima?

Ho fatto una ricerca online ed ho scoperto che, la tematica è stata affrontata in alcuni testi, saggi,  trattazioni ed addirittura in convegni. Ecco qualche testimonianza:

Papa Francesco: “Andremo in paradiso come gli animali”. Così il Pontefice in un’udienza sul tema della vita e della morte, aprendo alla prospettiva del paradiso per gli animali. In particolare ha citato l’apostolo Paolo che ad un bambino in lacrime per la morte del suo cane aveva risposto: “Un giorno rivedremo i nostri animali nell’eternità di Cristo”.

Anche Giovanni Paolo II in passato, aveva adottato una linea simile, affermando che non solo gli uomini e le donne, ma anche gli animali, hanno un “soffio divino”. Mentre, al contrario Benedetto XVI, ribadendo la posizione più classica della Chiesa, per la quale “le altre creature, che non sono chiamate all’eternità, la morte significa soltanto la fine dell’esistenza sulla terra”.

Immaginarsi il paradiso, senza uccelli svolazzanti o animali sgambettanti, mi sembra impossibile, mi trovo d’accordo con Papa Francesco e Papa Giovanni Paolo II.

Alfredo Stirati scrive:

«Spesso l’Occidente deride le cosiddette “superstizioni” dell’Oriente, riferendosi a credenze e riti esteriori diffusi in quell’area geografica. Una delle convinzioni più da ridicolizzare e disattese praticamente è quella legata al grande rispetto nutrito per la vita degli esseri viventi, mostrato sia dai buddhisti che dai jainisti, che considerano soprattutto gli animali come dei fratelli minori; si veda, ad esempio, il caso delle vacche sacre in India». Fatto sta che la scienza da tempo ha assodato che nulla si crea e nulla si distrugge; pertanto, se l’animale mostra di possedere delle facoltà indipendenti dal corpo, queste non possono perire del tutto. L’animale ha memoria, decodifica il linguaggio umano, mostra doti di preveggenza nei confronti di fenomeni naturali come tempeste e terremoti. Quindi, pur non arrivando a possedere qualità umane, è prossimo ad acquisirle. Ora, se la definizione di istinto è vaga, quella di intelligenza è inappropriata. Si può dire allora che l’anima animale e quella umana differiscano in sviluppo e perfezione, pur rivelando un’identica essenza?».

Alfredo Stirati, conclude la sua trattazione con queste parole, che condivido in pieno: « …  anche l’animale va dunque rispettato e protetto. Ecco perché la vivisezione e la macellazione sono pratiche barbariche che in futuro verranno bandite, come con spirito profetico aveva previsto il grande Leonardo da Vinci: “Verrà un giorno in cui gli uomini si vergogneranno delle sofferenze inflitte agli animali” ».

Diversi scrittori e molti filosofi, propendono per l’idea che, anche gli animali hanno un’anima, altrettanti, lo negano.

In questi giorni, prendendo spunto dalla diatriba pasquale, “agnellino si, agnellino no”, ho fatto una riflessione. Sono stato molto combattuto interiormente, se continuare a mangiare carne o meno. Già da ho deciso di non mangiare pesce. Mi chiedo: saprò rinunciare al mio prosciutto che quasi quotidianamente consumo?

Questo mio scritto vuole enfatizzare l’amore verso le creature viventi, donando a tutti i proprietari di animali la speranza di poter rivedere i propri amati in Paradiso.

Mi piace pensare che adesso Totò sta svolazzando libero in Paradiso, lui che per la maggior parte del tempo stava chiuso in una ampia gabbia.  Un giorno, sono sicuro, lo rivedrò e lui felice si poserà nuovamente sulla mia spalla o sui miei capelli, come faceva quando era in vita.  Mi consola il pensiero che gli altri due pappagalli, Paco e Chicco, nonostante la loro momentanea tristezza, continuano a svolazzare e a trasmettere buonumore.

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