Ennesimo caso di giustizia lumaca. I fatti vedono protagonista un professionista palermitano che 20 anni fa ha subito il pignoramento della casa dove viveva, su richiesta di un creditore. Nella procedura espropriativa sono intervenuti, nel corso del giudizio e degli anni, la Serit Sicilia e l’Agenzia delle Entrate per debiti tributari, e un altro creditore, sempre per debiti personali che questo professionista aveva contratto. Come accade spesso in simili ipotesi, la procedura espropriativa (a causa di ricorsi, controricorsi, contestazioni, perizie e opposizioni) si e’ protratta per 21 anni: la casa e’ stata venduta soltanto nel 2011 e i creditori pagati nel 2012.
Il problema e’ che il valore dell’immobile e’ risultato di gran lunga superiore ai debiti (un immobile di pregio del valore di circa 700.000 euro). La definizione della procedura, in tempi celeri, avrebbe permesso al palermitano di disporre delle somme residue.
La decisione della Corte di Appello di Caltanissetta, competente per materia (decreto n. 33 del 14 luglio 2014) è arrivata: e’ stato riconosciuto il danno morale da lungaggine del processo, quantificando in 11 anni il ritardo privo di giustificazione, con il riconoscimento di un risarcimento di circa 15 mila euro.
“È un provvedimento importante, destinato sicuramente a far discutere – ha commentato Alessandro Palmigiano, avvocato civilista al quale si e’ rivolto il professionista -: sancisce un principio di civiltà e cioè il diritto alla giustizia rapida; troppo spesso il destino delle aziende e dei cittadini rimane sospeso, in attesa di pronunce che possono cambiarne le sorti. La causa non è nei magistrati ma nel sistema troppo burocratizzato, i cui meccanismi e le cui regolano sono ormai incompatibili con il sistema moderno”.
(ITALPRESS).