L’Associazione Baccanica continua il percorso di formazione teatrale all’interno della sezione maschile del carcere Pagliarelli. Un condensato di energie e conoscenze, un lavoro costante quello con i detenuti, che produce un teatro vivo. Così, a contribuire alla crescita artistica dei futuri attori l’Associazione Baccanica invita l’attrice Patrizia D’Antona, il regista Claudio Collovà e Armando Punzo regista e fondatore della Compagnia della Fortezza nel carcere di Volterra. “Il percorso formativo che si vuole proporre – racconta la regista Daniela Mangiacavallo, ideatrice del Progetto Evasioni/ Teatro Legalità e Cultura – vuole essere uno scambio culturale, un’opportunità per i giovani attori di poter conoscere e apprendere diversi linguaggi teatrali, di abitare uno spazio che non è il loro, di avere la possibilità di conoscere maestri e attori, registi del teatro contemporaneo. Accrescere in loro l’interesse verso qualcosa che prima d’ora non pensavano mai di poter fare, il teatro in questo è straordinario”.
L’iniziativa è realizzata grazie ai finanziamenti della Regione Sicilia, Assessorato della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro, nell’ambito del Programma A.P.Q. “Giovani Protagonisti di sé e del Territorio (CreAzioni Giovani), linea di intervento n.3 Giovani e Legalità”
Il 28 febbraio Patrizia D’Antona, regista e attrice palermitana, condurrà una sessione di laboratorio sulla voce. “Un incontro che permetterà di indagare nel proprio potenziale creativo, attraverso letture di prosa e poesia – spiega la regista – ogni testo sarà un pretesto, una maniera indiretta per indagare la forza delle parole e l’universalità delle emozioni umane. Insieme agli attori non professionisti lavoreremo con il respiro, la voce, il ritmo, esplorando lo spazio e le sue coordinate, improvvisando individualmente e in gruppo”. Artista con una forte vocazione alla scrittura drammaturgica e una particolare attenzione ai temi mitologici di cui narra ed evoca vicende e storie. Ultimo dei suoi lavori “Ecuba Millevoci”.
Il 2 marzo Claudio Collovà, regista e autore teatrale condurrà una sessione di laboratorio sull’esistenza in scena. “Il teatro ha una funzione importantissima perché riduce le distanze tra le persone – dice Collovà – mette in contatto persone con anime diverse, crea una vera e propria compagnia\comunità con un solo obiettivo. Sono tutti valori fondamentali specie per persone che vivono in spazi di reclusione. Ho grande ammirazione per il lavoro di Daniela Mangiacavallo e per tutte le persone che si dedicano con tanta passione e professionalità alle evasioni: si tratta di navigare lontano ogni giorno dalla realtà durissima delle carceri verso una possibilità di visione altra. Sono molto felice di incontrare la sua compagnia e lavorare insieme. Non posso che raccontare loro la mia esperienza e mettermi a servizio di chi in questo momento vive situazioni di grande difficoltà. il teatro non è la soluzione per tutto ovviamente, ma quando è fatto bene dona piccoli spazi di libertà di azione e di pensiero, in un luogo costruito per recludere e separare, regala un altrove che non può che fare bene. Spero che le Istituzioni un giorno ne capiscano il valore definitivamente”.
Il 28 e 29 aprile sarà la volta di Armando Punzo, celebre regista che dirige la Compagnia della Fortezza all’interno della Casa di Reclusione di Volterra, un pioniere in Italia. Portando in tournée i suoi detenuti attori ha vinto ben due premi Ubu, gli Oscar del teatro. “Quando mi avvicinai 22 anni fa al carcere l’ho fatto solo perché volevo fare del teatro vero, quello ufficiale non lo era più – spiega Punzo – io non penso al teatro come terapia, quello è un effetto collaterale. E questo è stato il segreto, fare del teatro senza pensare al carcere, ha fatto in modo di liberare gli uomini dal carcere. Puntare sull’arte, sulla riflessione su se stessi, mettere a confronto persone senza cultura con Beckett e Shakespeare, le arricchisce a tal punto da cambiare la vita”.
Per il 7 e 8 giugno previsto invece lo spettacolo finale. I giovani attori varcheranno, così, una soglia che gli permetterà di disinnescare quelle corazze, che in un carcere sono costretti a indossare, permettendo loro di ritornare ad essere uomini padroni di una personalità.