25 novembre, a pochi giorni dalla terribile tragedia di Partinico, dove una giovane donna è stata uccisa a coltellate dal suo amante, ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Nella sala Mattarella all’Ars, ieri, un incontro dedicato alla violenza di genere, il femminicidio e il “Codice rosso”. L’incontro, che rientra in un programma di eventi tematici organizzati dall’assessorato regionale della Famiglia e delle Politiche Sociali, ha visto la presenza di diversi relatori: Stefania Ascari (deputato M5S alla Camera), Valentina Zafarana (deputata regionale M5S Ars e prima firmataria del ddl sulle norme di contrasto alla violenza di genere), Anna Maria Picozzi (procuratore del Tribunale di Palermo), Rosaria Maida (dirigente reati sessuali Squadra Mobile Palermo), Monica Genovese (legale specializzato difesa vittime di violenza e abuso), Maria Luisa Benincasa (psicoterapeuta responsabile del Centro Armonia), Margherita Ferro (consigliere regionale delle Pari Opportunità Sicilia). A porgere i saluti istituzionali Roberta Schillaci e Antonio Scavone (assessore regionale della Famiglia). Molto significativo l’intervento di Cristina Lo Re che ha letto alcuni passaggi del libro autobiografico “Da qui e oltre”.
Secondo le statistiche, in Italia ogni giorno 88 donne sono vittime di atti di violenza, una ogni 15 minuti mentre i femminicidi nel solo 2019 sono già stati 90.
«Sono ben sette milioni – commenta Schillaci – le donne che subiscono qualche forma di abuso, da violenze domestiche a insulti verbali, stalking, fino ad arrivare al caso estremo del femminicidio. Ogni 72 ore una donna viene uccisa e si tratta di una vera emergenza sociale. Il fenomeno ha radici di tipo culturale e occorre trattarlo con un approccio di tipo sistemico e strutturale: da una parte con la prevenzione, capace di contenere il fenomeno, dall’altra il potenziamento di tutti gli strumenti in campo per dare sostegno alle organizzazioni preposte, dislocate su tutto il territorio. I luoghi del sapere devono essere coinvolti, così da formare, informare e sensibilizzare l’opinione pubblica, a partire dalle scuole. Ecco perché abbiamo coinvolto diversi istituti per accostarsi al tema e avere strumenti di conoscenza e di difesa».