Venerdì 10 e sabato 11 giugno, in occasione della Giornata Mondiale dell’Art Nouveau, i luoghi del Liberty di proprietà della Regione Siciliana saranno aperti al pubblico. L’ apertura straordinaria, disposta dall’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, è un modo per incominciare a dare concreta attuazione alla volontà espressa dal governo regionale di realizzare un vero e proprio “itinerario del Liberty” che includa la produzione architettonica e artistica che fu molto fiorente nella Sicilia dei primi anni del 1900, con nomi quali Ernesto Basile ma anche artisti come Ettore De Maria Bergler, Rocco Lentini, Giuseppe Enea, Salvatore Gregorietti, che lasciarono tracce di un’intensa attività in tante città siciliane.
L’Art Nouveau, che in Italia conosciamo come Liberty o Floreale, fu sinonimo di modernità e di trasformazione dei centri urbani, di emancipazione femminile, ma anche di contrasti sociali.
Liberty, Floreale, Art Nouveau, Secessione, Jugendstil, Modernismo furono le denominazioni. Un movimento che, caratterizzando significativamente Palermo, definita “Capitale del Liberty”, ebbe esempi importanti anche a Catania, Licata, Siracusa, Trapani e in altri luoghi della Sicilia.
Fenomeno culturale, oltre che estetico, è particolarmente apprezzabile nella arti applicate con forme espressive molto eleganti nelle ceramiche, nelle vetrate, nei ferri battuti come anche nelle tappezzerie e nei decori in pietra cementizia che arricchivano architetture e ambienti.
I LUOGHI VISITABILI
Si potranno visitare: a Palermo il Villino Florio (Viale Regina Margherita, 38), abitato da Vincenzo junior, creatore della Targa Florio, e dalla prima moglie, Annina Alliata di Villareale, scomparsa giovanissima (apertura al pubblico venerdì 10 giugno dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15 alle 24. Sabato 11 giugno apertura dalle 9.00 alle 13.00. Previsto un servizio di visite guidate gratuito curato dalle Associazioni Guide Turistiche Abilitate).
Aperto dalle 9.00 alle 18.00 di Venerdì 10 e dalle 9.00 alle 13.00 di Sabato 11, il Villino Ida in via Siracusa 15, oggi sede della Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo. Costruito nel 1903 l’edificio prende il nome dalla moglie dell’architetto Ernesto Basile, che qui abitò insieme alla famiglia.
In entrambi i siti, vetrate policrome, ringhiere, lampade e decori in ferro battuto con inserti floreali, la grande varietà di disegni sulle tappezzerie e di decori nei soffitti hanno generato capolavori riconosciuti in tutto il mondo.
Stesse modalità di visita per il Palazzo Ajutamicristo, in via Garibaldi, sede della Soprintendenza dei Beni Culturali di Palermo, in cui potrà essere ammirata la “Pupa del Capo”, il celebre mosaico in stile Liberty che è stato realizzato per il Panificio Morello, all’interno del popolare mercato palermitano, e si trova qui esposto dopo il restauro.
A Messina, invece, aperta al pubblico venerdì 10 giugno dalle 16.30 alle 20 la Villa De Pasquale nel Villaggio Contessa. Visite guidate sono in programma dalle 18 alle 19.
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In occasione della Giornata Mondiale dell’Art Nouveau, promossa dall’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, venerdì 10 e sabato 11 giugno, Coopculture offre un ciclo di visite didattiche gratuite, volte alla scoperta di alcuni dei capolavori indiscussi dello stile Liberty palermitano. Si visiterà il Villino Florio all’Olivuzza, residenza giovanile di Vincenzo Florio junior, emblematico capolavoro di Ernesto Basile, e il Villino Ida, costruito a partire dal 1903, sempre dal celebre architetto che qui abitò insieme alla famiglia e che dedicò alla moglie. Per VILLINO FLORIO, venerdì 10 giugno ore 21:00 e ore 22:00; per VILLINO IDA, sabato 11 giugno ore 11:00 e ore 12:00. La partecipazione alle visite didattiche è gratuita con prenotazione su: https://www.coopculture.it/it/prodotti/giornata-mondiale-dellart-nouveau/ Entrambi gli edifici, saranno presto parte integrante dell’itinerario del Liberty, istituito dal governo regionale e che sarà inaugurato a breve.
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Altre news sui beni culturali in Sicilia
Caltanissetta: rinvenuto nell’area archeologica di Gibil Gabib uno stampo in terracotta del VI-V secolo a.C. riferibile a Persefone-Kore
Uno stampo in terracotta con fattezze femminili, molto probabilmente attribuibili a Persefone-Kore e databile tra la fine del VI secolo e gli inizi del V secolo a.C. è stato rinvenuto nella zona archeologica di Gibil Gabib (Caltanissetta) da Francesco Lauricella, Magistrato in pensione del Tribunale di Caltanissetta, appassionato di archeologia, che lo ha consegnato alla Soprintendente dei Beni culturali di Caltanissetta, Daniela Vullo. Il reperto, parzialmente integro, consiste in uno stampo in terracotta (matrice anteriore) recante fattezze femminili, molto probabilmente attribuibili a Persefone-Kore e raffigura una giovane donna abbigliata con chitone, himation e con i capelli raccolti in trecce sul petto. L’immagine, che sulla parte posteriore non è rifinita, ha un’altezza di 9 cm ca. e larghezza di 4.5 cm ca. Il reperto si inserisce nella tradizione coroplastica geloa-akragantina. Il suo ritrovamento è particolarmente significativo poiché attesta la produzione in loco, in serie, di manufatti fittili connessi al culto di Demetra-Kore. Il bene è stato consegnato dalla Soprintendente di Caltanissetta, Daniela Vullo, al Direttore del Museo Archeologico Regionale di Caltanissetta, Luigi Gattuso che, dopo le necessarie operazioni di schedatura e inventariazione, lo renderà disponibile alla pubblica fruizione esponendolo in una delle vetrine del Museo contenenti reperti provenienti dal sito archeologico demaniale di Gibil Gabib.
ANTICO BACILE IN CERAMICA RECUPERATO NELLE ACQUE DI SAN VITO LO CAPO
Recuperato dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, nelle acque della tonnara del Secco a San Vito lo Capo (Tp),un grande bacile di ceramica. Ulteriori studi ne chiariranno la datazione, che sarebbe da collocarsi fra epoca greca e romana. Il reperto, recuperato quasi intatto, era stato localizzato dall’istruttore subacqueo Marcello Basile che ne aveva dato notizia al funzionario della Soprintendenza del Mare, Pietro Selvaggio. E così oggi, dopo aver avvisato i Carabinieri e la Polizia Municipale di San Vito lo Capo, i sub Marcello Basile e Andrea Mineo, con la presenza in immersione del Soprintendente del Mare Ferdinando Maurici, hanno proceduto al recupero, con l’assistenza in barca di Carla Rigoli.
L’Università di Palermo torna a scavare nell’area sacra di Solunto
Riprendono gli scavi dell’Università di Palermo all’interno dell’area archeologica di Solunto. Ad essere interessata è l’area sacra, dove si trova il Santuario.
I lavori, realizzati nell’ambito del Protocollo d’intesa tra il Parco archeologico di Himera, Solunto e Monte Iato, diretto da Stefano Zangara, e il Dipartimento Culture e Società dell’Università di Palermo, rientrano nel programma didattico dei corsi di laurea magistrale in Archeologia e laurea triennale in Beni culturali sotto la supervisione dei professori Elisa Chiara Portale e Gilberto Montali. L’avvio delle attività di ricerca ha richiesto un intervento preliminare di pulizia dell’area che si trova tra il santuario e il teatro, con l’apertura di alcuni saggi di verifica finalizzati alla comprensione della sostanza architettonica e delle relazioni topografiche e stratigrafiche che confluiranno nel lavoro in corso di rilievo, documentazione ed elaborazione digitale e di ricostruzione virtuale. L’area interessata dalle ricerche è quella del Santuario a monte del Teatro dove si trovano edifici già sondati a partire dall’Ottocento e successivamente da Vincenzo Tusa negli anni ’50-’60, rimasti fino ad ora poco visibili e poco comprensibili. Le nuove indagini vanno di pari passo con la ricostruzione virtuale, realizzata dal prof. Massimo Limoncelli in stretta connessione con lo studio dell’architettura a cura del prof. Gilberto Montali. La ricostruzione serve a riorganizzare le conoscenze acquisite per rendere maggiormente comprensibile l’area dove lo scorso anno il cantiere ha messo in luce una fascia di scavo sul lato orientale del santuario (verso valle) impegnando gli studiosi a evidenziare sul terreno la relazione tra le aree sacre e il teatro. La pulizia archeologica di questo settore e lo scavo, in cui sono impegnati gli studenti universitari e i dottorandi, fanno già intravedere il legame diretto e strutturale tra il teatro e il terrazzo superiore con il tempio a due celle che verso il 150 a.C. fu costruito per dare una nuova sede alla statua di Astarte e ad un’altra statua ad oggi non rinvenuta. Si tratta, quindi, di un complesso “teatro-tempio” che sembra essere uno dei casi più interessanti e particolari di questa tipologia dal momento che il Santuario continua da entrambe le parti (a Nord e a Sud) con una serie di recinti e sacelli di diverse divinità che mescolano schemi greci, punici e orientali; da uno di questi proviene il famoso “Zeus di Solunto”, oggi custodito all’interno del Museo archeologico regionale A. Salinas. La campagna, in questo secondo anno, promette importanti novità sull’assetto architettonico e urbanistico della principale area sacra della città. I rinvenimenti dello scorso anno, infatti, avevano chiarito le relazioni esistenti tra alcuni resti, in parte scoperti fin dai primi scavi dell’inizio dell’Ottocento e in parte venuti in luce nei nuovi saggi stratigrafici, che ci danno le testimonianze più antiche della città, databili già a partire dal IV secolo a.C.; a questi rinvenimenti si possono riferire monete e ceramiche della prima metà del IV secolo. Alle fasi più antiche di IV-III secolo, a cui apparteneva la statua di stile fenicio di Astarte, è seguita la riorganizzazione dell’impianto stradale e urbano nel tardo III secolo e poi, verso la metà del II secolo a.C., una scenografica risistemazione architettonica di tutto l’insieme, per come lo vediamo adesso.
Marsala: Concluso il progetto Museo-Scuola. Coinvolti centinaia di ragazzi che hanno dato vita al libro “Lilibeo e il Mare”
Decine di ragazzi hanno vissuto il parco archeologico Lilibeo-Marsala in occasione della giornata conclusiva del progetto Scuola-Museo nel corso della quale è stato presentato il quaderno didattico “Lilibeo e il Mare” realizzato dagli istituti scolastici di Marsala. Dopo il primo quaderno didattico “Lilibeo, la mia città”, questo secondo quaderno completa il percorso formativo avviato con le Scuole primarie e secondarie di I grado del territorio, alla scoperta della memoria storica della città. Finanziato dal Dipartimento dei Beni culturali dell’Assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Diretto da Franco Fazio attraverso il servizio 5 – Valorizzazione con Maddalena De Luca, il progetto è stato coordinato dalla referente dei Servizi educativi, Eleonora Romano con la collaborazione dell’archeologo Fabrizio Ducati, che hanno coinvolto attivamente i ragazzi nei laboratori didattici svolti “sul campo”. Attraverso i Laboratori didattici e le partecipate visite al Museo i giovani visitatori hanno percorso in modo esperienziale un viaggio nei diversi periodi storici, dal periodo punico-romano a quello medievale, in cui Lilibeo, testa di ponte da e per l’Africa, costituì un dinamico centro commerciale e artigianale divenendo una città multietnica. Il volume – realizzato con il contributo grafico dei ragazzi che hanno partecipato al progetto – approfondisce il rapporto tra l’antica Lilibeo e il mare, un legame imprescindibile dovuto alla posizione strategica di Marsala, crocevia dii popoli e civiltà del Mediterraneo, come testimoniano i numerosi resti storici tra cui la Nave Punica e la Nave Romana di Marausa, esposte al Museo. Il Museo, istituito nel 1986 per accogliere ed esporre il famoso relitto della Nave punica, negli anni si è arricchito di altri relitti, tra cui nel 2019 della Nave tardo-romana, oltre una ricchissima collezione di anfore e altri rinvenimenti, divenendo un’importante polo museale navale del Mediterraneo.
A Selinunte il progetto U-MAR; la Sicilia modello di riferimento internazionale per lo sviluppo degli itinerari archeologici subacquei
Si è svolto a Selinunte il II Meeting Transnazionale del progetto “U-Mar – Enhancing underwater archeology to make it a innovative tool for development Sustainable & Creative Tourism”, un progetto guidato dalla Rotta dei Fenici – Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa, e finanziato dal Programma Erasmus+ dell’Unione Europea, cui ha partecipato la Soprintendenza del Mare con il Soprintendente Ferdinando Maurici, Salvo Emma e Francesca Oliveri. Il progetto, della durata di 24 mesi, intende sviluppare la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio legato all’archeologia subacquea, attraverso obiettivi specifici quali la formazione di figure professionali con competenze specifiche nel campo dell’archeologia subacquea, in particolare nella valorizzazione e gestione di siti culturali ma anche lo sviluppo di un turismo sostenibile e rispettoso dell’ambiente che si muova intorno all’archeologia subacquea per migliorare l’offerta turistico-culturale e ampliare il target di riferimento degli utenti. Nel corso dell’incontro si è evidenziata l’esigenza di fornire linee guida per le organizzazioni che vogliono sviluppare strategie per la valorizzazione del patrimonio archeologico sottomarino, con diverse possibilità di applicazione a seconda del contesto e con un focus particolare sulla creazione di percorsi archeologici subacquei. I lavori hanno esplorato le tecniche di documentazione e l’importanza della protezione in situ del patrimonio culturale subacqueo, dell’interpretazione comunicativa e della valorizzazione del patrimonio subacqueo, delle strategie di gestione condivisa, della valutazione dell’impatto di attività turistiche sull’ambiente marino e della realizzazione di itinerari culturali subacquei. ll progetto, di alto valore scientifico per la qualità dei partner si avvarrà, oltre che dalla Soprintendenza del Mare, anche dell’International Centre for Underwater Archaeology in Zadar (Croazia), della Fondazione CEI·MAR (Spagna), del Pafos Regional Board of Tourism (Cipro), dell’ACIF – Camera di Commercio di Madeira (Portogallo), di Argo – Progettare l’Europa (Italia, ma anche di altri soggetti come i Comuni di Menfi e Gela in Italia, Mazarrón in Spagna, Pafos a Cipro, Grad Zadar in Croazia e Funchal in Portogallo. La formazione transnazionale dei formatori permetterà uno scambio di conoscenze tra i partner coinvolti che sarà determinante nella definizione del nuovo corso di formazione.
Conclusa la campagna di documentazione e studio dei rostri della battaglia delle Egadi. Un database online consentirà la consultazione dei modelli 3D
Si è appena conclusa la campagna di documentazione e studio dei 23 rostri recuperati nei fondali di Levanzo che saranno a breve visionabili on-line attraverso un data base al quale stanno lavorando la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e la statunitense RPM Foundation. Il lavoro di rilevazione e studio ha impegnato per tre settimane un’equipe composta da studiosi e tecnici della Soprintendenza del Mare, coordinati dal Soprintendente Ferdinando Maurici e della RPM Nautical Foundation (William Murray, University of South Florida – USA, Peter Campbell, Cranfield University – UK, Stephen DeCasien, Texas A&M University – USA, Konstantinos Raptis, University of Athens -GR). Il team, composto da archeologi, tecnici e fotografi, ha concluso la catalogazione dei preziosi reperti in bronzo ritrovati e recuperati nello specchio di mare a nord-ovest di Levanzo, nelle Isole Egadi, nel corso delle numerose campagne di ricerca effettuate negli ultimi anni, grazie all’accordo stipulato tra la Regione e la prestigiosa fondazione americana. In particolare, sono state realizzate le scansioni laser dei rostri e la documentazione fotografica, nonché il rilievo di tutti i manufatti. Scopo dell’attività, è quello di approfondire lo studio dei rostri punici e romani mentre la prossima pubblicazione di un volume che racconterà la Battaglia delle Egadi che si è svolta nel 241 a. C. tra la flotta cartaginese e quella romana, con la vittoria di quest’ultima. Ad oggi i rostri recuperati dai fondali di Levanzo sono 23. Questi, assieme ad oltre 30 elmi del tipo Montefortino, due spade, alcune monete e un grande numero di anfore, rappresentano il risultato di una grande campagna di ricerca effettuata nelle acque a nord-ovest di Levanzo fin di primi anni 2000. Grazie all’ormai consolidata collaborazione tra la RPM Nautical Foundation e la Soprintendenza del Mare, ogni anno viene effettuata una campagna di ricerca coordinata dalla SopMare e realizzata con la nave oceanografica Hercules, dotata delle più sofisticate tecnologie nel campo della ricerca marina ad alta profondità. Da alcuni anni, alla ricerca puramente strumentale, è stata affiancata l’opera di un gruppo di subacquei altofondalisti (SDSS) che operano in sinergia con i tecnici della RPM e della Soprintendenza, rappresentando un valore aggiunto sia in termini di efficacia che di snellimento dei tempi. I rilievi sono stati effettuati nelle sedi della Soprintendenza del Mare dove sono custoditi i rostri, e cioè, presso l’ex Istituto Roosevelt, all’Arsenale della Marina Regia di Palermo, nell’ex Stabilimento Florio di Favignana, al Castello di Punta Troia a Marettimo e al Museo regionale Agostino Pepoli di Trapani. La complessa movimentazione dei reperti è stata possibile grazie alla collaborazione del personale della Soprintendenza del Mare, dell’Amministrazione comunale di Favignana con il Sindaco Francesco Forgione, il vice sindaco Vito Vaccaro e il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune Marco Scarpinato. Un ringraziamento va a Giovanni Scaduto dell’isola di Marettimo e al Direttore del Museo regionale Pepoli di Trapani Roberto Garufi, che hanno consentito la realizzazione delle operazioni. I rostri della Battaglia delle Egadi sono attualmente in mostra all’Arsenale della Marina Regia di Palermo, all’interno della mostra “Sebastiano Tusa una vita per la cultura”, a Favignana presso la sala museale della Battaglia all’interno dell’ex Stabilimento Florio, al Castello di Punta Troia a Marettimo e al Museo Agostino Pepoli di Trapani.