In seguito alla video intervista che il GCPress ha realizzato per la rubrica “Sicilia – Talenti 2.0” a Gaetano Basile, ci è stato chiesto cos’è la “pasta cacata”, da lui citata, e perchè ha questo nome. Abbiamo contattato Gaetano Basile che ha spiegato:
«La pasta cacata è la classica “pasta della Madonna”. La salsa si faceva con il sugo di maiale e con la prima ricotta per l’8 dicembre. Una volta, quando imperavano le stagioni e non il freezer, la buona ricotta si otteneva quando le pecore “erano sull’erba” e la ricotta aveva il profumo di quelle erbette tenere nate dopo le prime piogge.
Si metteva – continua Basile – assieme quel sugo grasso e la ricotta ben asciutta e si otteneva una salsa cremosa dal colore e dalla consistenza di una “defecazione diarroica”…
I nostri nonni, che a dire il vero non furono molto raffinati nel linguaggio, la versavano sullo “sciabò” che è quel formato di pasta largo con una parte liscia e l’altra riccia a ricordare il francese jabot.
Questo – prosegue Gaetano – era un elemento elegante che serviva (con il ricamo solo da un lato), a celare i bottoni della camicia maschile quando si usava il cravattino a papillon.
Da ciò nasce questo piatto tipico che il volgo definì “pasta cacata”. E così si tramandò, ma in maniera discreta. E’ piatto che non vuole il formaggio essendoci già la delicatezza della ricotta.
Dietro un piatto siciliano – conclude Basile – si celano mille aspetti della nostra civiltà a tavola. Anche quando usiamo un linguaggio vastaso…».
Con la spiegazione di Gaetano Basile, abbiamo conosciuto la storia dalla quale proviene il nome, anche se un po’ volgare, attribuito dai nostri avi a questo piatto della tradizione.
A me è venuta l’acquolina, e a voi?