La retorica di un inizio ‘familare’ e tutto sommato innecessario evidenzia certa intenzione della storia di porsi come dramma sociale moderno – bissata, procedendo, da un didascalismo soprattutto affidato al commento sonoro – eppure la tensione che sviluppano Greengrass dietro la macchina da presa e Tom Hanks davanti è di quelle che si fanno perdonare tutto. A partire dalla storia vera narrata nel libro “A Captain’s Duty: Somali Pirates, Navy SEALS, and Dangerous Days at Sea”, questo ritorno dell’attore a oceani e naufragi promette una ennesima nomination.
Come nei migliori grandi classici, il crescendo emotivo corre verso un apice che tutti possiamo prevedere – essendo il libro di partenza una autobiografia – ma questo non inficia la sensazione di tensione costante nello svolgersi dell’azione e nello sviluppo delle strategie dei due capitani contrapposti, ma soprattutto non ci prepara a un finale nel quale l’emozione cercata ci sorprende per la sua potenza.
Dopo aver spinto a più e più riprese, infatti, su questioni di politica estera (più o meno accettabile) americana e su una situazione globale che rende chiunque schiavo del bisogno, di lavoro, di rispondere a un superiore, di sopravvivere – ovviamente a livelli diversi – l’ultima forsennata scena lascia posto a tutt’altra frenesia. Priva di commento sonoro, priva di forzature, ma commovente e penosa. E lascia noi, gelati, in balia di una empatia imprevista.
Captain Phillips – Attacco in mare aperto e’ distribuito da Sony Pictures a partire dal 7 novembre 2013.