Il 25 novembre 2016 ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita il 17 dicembre 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
La parola “femminicidio” nasce nel 2001 e porta con sé tutta la disperazione e la forza di una piaga che ormai, oggi, affligge moltissime donne che diventano oggetto di violenza psicologica e fisica fino a volte a diventare “qualcosa” da eliminare.
L’artista siciliano nato a Caltanissetta Francesco Guadagnuolo, sensibile per questa piaga della società, ha realizzato, per il 25 novembre, un’opera scultorea intitolata “Femminicidio”, per innestare un dibattimento sull’argomento femminicidio, con lo scopo di comunicare una cultura della non-violenza sulle donne.
Si tratta di un’installazione-scultura presentata in anteprima presso il Palazzo delle Federazioni del Coni di Roma il 6 Novembre 2016 nel Convegno Nazionale “Bullismo e Violenza di genere” organizzato dall’Unione Veterani dello Sport Sez. Giulio Onesti. È rappresentata una donna manichino, in quanto ancora oggi, purtroppo, certuni considerano la donna un oggetto ad uso e consumo dell’altro sesso. La scultura-installazione, per il successo che ha avuto a Roma nel Palazzo del Coni, è diventata un simbolo per le tante Associazioni anti-violenza invitate al Convegno ed ha come obiettivo la sensibilizzazione contro il femminicidio e la violenza sulle donne.
Con quest’opera Guadagnuolo ci porta a far riflettere ad un sentimento di inquietudine per la vita di una donna consumata troppo in fretta e fatta solo di apparenza come ci hanno segnalato spesse volte le cronache giornalistiche. L’opera ci vuole comunicare come dietro quel manichino, visto come un oggetto, ci sia un corpo di carne e il teschio in basso al centro è simbolo di un destino al quale la donna va incontro senza saperlo. L’opera scultorea dell’artista mantiene una sua prospettiva e si compone su diversi piani, in un palcoscenico enigmatico. La scultura si presenta senza braccia e senza mani, piena di una carica emotiva che è simbolo di una transrealtà corporea che si concretizza attraverso un gioco di pieni e di vuoti con quel colore rosso delle scarpe che è il simbolo del femminicidio. La presenza del colore rosso nella scultura di Guadagnuolo serve a sottolineare il carattere drammatico della circostanza. Il teschio nel suo pallore separa il rosso sangue delle scarpe e della figura femminile. Tutto questo è immerso in un silenzio sepolcrale che evidenzia la dimensione senza tempo. Grazie al transrealismo di Guadagnuolo si ha l’immagine di un istante temporale, presentandolo al di là della realtà, in un’altra dimensione trans-mortale.
L’artista ci vuole esortare alla necessità della formazione dell’uomo nella sua sfera affettiva sin dall’infanzia, affinché acquisisca la consapevolezza del rispetto della persona dell’altro sesso e della vita stessa. Per tutto l’anno 2017 l’opera di Guadagnuolo anche per il suo valore artistico, girerà nelle principali città d’Italia per divulgare la cultura della non-violenza per rivendicare diritti e libertà.
Scrive lo scrittore e critico d’arte Pino Blasone: «Il teschio, le scarpe femminili, un manichino busto di donna, accostati o – meglio – assemblati fra loro. Può sembrare una natura morta scolpita, e forse a suo modo lo è, ma in una versione molto Transrealista. Può apparire un richiamo nostalgico alla Pittura Metafisica, e forse in parte lo è, ma con un’allusione alla realtà drammatica dei nostri tempi, la quale è tutt’altro che onirica. Se il messaggio non fosse abbastanza chiaro, la nota dominante del rosso – decisamente, un rosso sangue – aggiunge ulteriore espressività a questo appello artistico visuale di Francesco Guadagnuolo, contro la violenza sulle donne, fenomeno nient’affatto in calo nelle nostre società cosiddette avanzate, ma solo fino a un certo punto…».