Fare il giornalista è una bellissima professione, magari pericolosa e rischiosa in alcuni casi, ma sono sicuro che correre certi rischi ne valga la pena, sopratutto per chi, come me, ama questo mestiere.
Questo brano verte sulla mia esperienza personale, bella ma …
Da due anni mi onoro di fare parte di questa bella famiglia, cioè da quando ho sostenuto e superato l’esame per l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti, pur avendo lavorato sul campo da un trentenio. Certamente il mio è il primo gradino quello di giornalista pubblicista, ambisco in un futuro prossimo, non appena andrò in pensione dal mio “secondo” lavoro che attualmente svolgo, a diventare giornalista professionista. Certo non so chi potrebbe dare un lavoro stabile a un vecchietto come me, ma io proverò: “potere e volere”, un vecchio detto che fa proprio al mio caso.
Come dicevo prima, ho iniziato ad appassionarmi a questo mestiere, già ben trent’anni fa, seguendo l’attività di alcuni professionisti esterni che si sono succeduti nell’azienda in cui lavoro. Loro andavano via mentre io rimanevo. Così, piano piano ho imparato. Gli ho rubato il mestiere, il linguaggio, la ricerca e soprattutto l’approccio sia con i colleghi delle varie testate che con il pubblico. Già il pubblico, i nostri lettori sono il principale referente e a loro che dobbiamo fornire puntualmente tutte quelle informazioni che lo possono interessare. Non è facile approcciare con i lettori, si deve stare attenti a non urtare la loro sensibilità e suscettibilità, specie se si lavora in un’azienda pubblica che fornisce servizi essenziali.
Negli anni ho imparato a leggere tra le righe anche quelle dei difficili quotidiani economici, e via via li ho trovati sempre più interessanti. Da questi quotidiani ho imparato cosa volessero dire e significare molti termini fino ad allora astrusi e a me incomprensibili. Insomma per farla breve da autodidatta piano piano ho imparato la professione di giornalista e non solo, ho svolto egregiamente anche quello del comunicatore e di curatore d’immagine aziendale.
Voi, cari lettori, direte: ma dal punto di vista giornalistico hai fatto solamente l’addetto stampa, il vero giornalista è colui che scrive articoli, fa reportage, fa interviste e approfondimenti. Vero è, ma nel mio piccolo anch’io ho scritto diversi articoli per varie testate on-line, riscuotendo un discreto successo. Dimenticavo, dallo scorso anno mi sto cimentando a fare, sempre a modo mio, il giornalista sportivo, seguo la mia squadra del cuore il Palermo e ho diversi follower.
Tornando sul discorso “Fare il giornalista ai giorni nostri”, non è sicuramente facile. I tanti giovani che si vogliono cimentare in questa nobile arte, anche se animati da spirito di intraprendenza, devono superare spesso ostacoli insormontabili. Già è da parecchi anni che, con la crisi della carta stampata, le opportunità per loro sembrano scemare. Molti, oggi, trovano lo spazio sulle testate online. Di contro, sempre più spesso, è proprio sul web, che vengono pubblicate notizie farlocche, inesatte, parziali e talvolta non veritiere. La corsa a essere i primi a dare la notizia, fa dimenticare il dovere principale del giornalista che deve verificare la veridicità della notizia che sta per diffondere. Quante volte abbiamo sentito: “i giornalisti sono tutti uguali, scrivono solo fesserie”. Fare di tutta un’erba un fascio, va a scapito di chi fa bene e con coscienza la professione.
Spero di non avervi annoiati cari lettori, questa volta il mio pezzo non è stato scritto con la solita verve ironica. Per me è un argomento molto serio in quanto sono stato ferito nell’orgoglio professionale e non sarà facile riprendersi. Il colpo è stato dirompente, immotivato e soprattutto non meritato.
Sarà quel che sarà, alla prossima.