I familiari di Ninni Cassarà, il capo della squadra mobile di Palermo ucciso il 6 agosto del 1985, hanno scritto una lettera al sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, chiedendo la rimozione della targa che porta il nome di Cassarà nel parco cittadino. Il parco è rimasto chiuso per oltre 10 anni a causa della scoperta di amianto e metalli pesanti nel terreno.
Nella lettera, i familiari di Cassarà esprimono la loro delusione per l’abbandono e il degrado del parco, che inizialmente era stato dedicato alla memoria di Cassarà come un’opera pubblica di grande pregio. Tuttavia, dopo soli due anni dall’inaugurazione, il parco è stato sequestrato e chiuso a causa dei pericoli per la salute derivanti dalla presenza di amianto e altri metalli pesanti nel terreno.
Nonostante le promesse e i proclami delle autorità locali riguardo ai tempi e agli interventi di bonifica necessari per riaprire il parco, ad oggi non si è ancora intravista una soluzione concreta. I familiari di Cassarà ritengono che non sia più sostenibile che il parco, che porta il nome di un uomo che ha dato la vita per la città, rimanga chiuso per così tanto tempo a causa dell’inerzia amministrativa.
Nella loro lettera, i familiari chiedono al sindaco di Palermo di rimuovere la targa dal parco, con l’intenzione di ricollocarla una volta che il parco tornerà ad essere “vivo” e fruibile. Ritengono che sia inaccettabile che un luogo così abbandonato e degradato porti il nome di Ninni Cassarà, un simbolo di riscatto per la città.
La richiesta dei familiari di Cassarà solleva importanti questioni riguardo alla gestione delle aree pubbliche e all’attenzione verso la memoria di coloro che hanno sacrificato la propria vita per il bene comune. Ora spetta alle autorità locali prendere in considerazione questa richiesta e trovare una soluzione adeguata per onorare la memoria di Ninni Cassarà e restituire alla città un parco sicuro e fruibile.