giovedì, 19 Settembre 2024
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Emergenza siccità: un bando per interventi su crisi idrica, le domande entro il 30 settembre 

“Gli agricoltori, per fronteggiare l’attuale crisi idrica, possono presentare entro il 30 settembre la domanda per attingere al finanziamento, che prevede risorse totali per 15 milioni di euro, previsto nell’ultima manovra finanziaria. L’assessorato all’agricoltura
ha infatti pubblicato l’avviso che prevede tra gli interventi finanziabili in conto capitale la realizzazione di laghetti collinari, di nuovi pozzi o il ripristino di quelli esistenti, l’acquisto di pompe o moto pompe e similari, la creazione di mini impianti di desalinizzazione”. Lo annuncia l’on. Carmelo Pace, capogruppo della DC all’Ars.

“Ringrazio il commissario per l’emergenza idrica, Dario Caltabellotta, per aver firmato il provvedimento nei tempi previsti. Si tratta di risorse importanti per un settore, quello agricolo e zootecnico, che in Sicilia rappresenta una delle attività principali, colonna portante dell’economia, e che negli ultimi mesi sta rischiando il collasso.
Abbiamo fortemente voluto la misura perché, in una stagione anomala con scarsissime precipitazioni, agricoltori e intere aziende sono stati messi a dura prova ed è giusto prevedere risorse per chi ha deciso ancora una volta di affrontare i problemi non rimanendo inerme, ma realizzando opere utili a fronteggiare la crisi. Ringrazio il presidente
Schifani per l’attenzione al mondo agricolo e l’assessore Barbagallo che si è immediatamente adoperato, all’indomani della sua nomina, per cercare di fronteggiare la situazione”.

In relazione al nuovo studio scientifico del gruppo di ricerca World Weather Attribution, che mette in correlazione la grave siccità in corso in Sicilia e in Sardegna con il cambiamento climatico di origine antropica che ne ha aumentato le probabilità del 50%, Federico Spadini, campaigner Clima di Greenpeace Italia, commenta:

«La carenza idrica che da mesi sta mettendo in ginocchio le due principali isole italiane è una drammatica conseguenza della crisi climatica. A pagare il prezzo della siccità estrema in Sardegna e in Sicilia – amplificata da un uso inefficiente delle risorse idriche e da infrastrutture inadeguate – sono le persone che subiscono razionamenti di acqua, gli ecosistemi naturali e persino interi settori produttivi come l’agricoltura e il turismo. Danni gravissimi di cui si dovrebbe invece chiedere conto alle aziende del petrolio e del gas, come ENI, che con le loro emissioni di gas serra sono i principali responsabili della crisi climatica». 

Gli sconvolgimenti climatici causati dalla nostra dipendenza da petrolio, gas e carbone sono destinati a peggiorare se non metteremo al più presto fine allo sfruttamento delle fonti fossili. Eppure, ricorda Greenpeace, mentre la Sicilia soffre e diventa sempre più arida, a pochi chilometri dalle sue coste ENI ha appena avviato la produzione di gas fossile nel giacimento Argo Cassiopea. L’impianto ha ricevuto il via libera e il plauso del governo Meloni che, al di là dei proclami, non intende far nulla per le Regioni italiane più colpite dalla siccità e dagli altri eventi climatici estremi.

Per l’organizzazione ambientalista le aziende del settore fossile devono assumersi la responsabilità per la crisi climatica e pagarne le conseguenze, anche in tribunale. Per questo motivo dodici cittadine e cittadini, Greenpeace Italia e ReCommon hanno avviato “La Giusta Causa”, una causa legale nei confronti di ENI, per i danni subiti e futuri derivanti dai cambiamenti climatici a cui l’azienda ha contribuito con la sua condotta negli ultimi decenni, continuando a sfruttare gas e petrolio pur conoscendo da tempo gli effetti di queste attività sul clima del pianeta.

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