mercoledì, 20 Novembre 2024
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Elezioni 2018: tra ritardi e confusione per schede elettorali, trionfano M5S e coalizione di centrodestra

Iniziano con ritardi e non poca confusione le elezioni politiche del 2018, caratterizzate da errori di stampa e di distribuzione delle schede elettorali. Emblematico il caso di Palermo, i cui seggi hanno subito un ritardo di apertura di due ore, dove si è verificato un errore nella perimetrazione dei collegi, in cui erano stati inseriti dei candidati di un altro collegio.

In pratica alcune sezioni del collegio Palermo 1 erano state collocate nel collegio Palermo 2 che comprende anche Bagheria con la conseguente necessità di ristampare 200mila schede relative a 200 sezioni. Le schede, dunque, ristampate con il relativo tagliando anti-frode, novità 2018 del Rosatellum bis, hanno subito ritardi nella distribuzione facendo, conseguentemente, slittare l’inizio delle operazioni di voto di circa due ore.

Ma non è stato l’unico caso: si sono registrati anche nella Capitale e in Piemonte: in un seggio di Roma, nel quartiere Parioli, la presidente di seggio ha aperto e vuotato l’urna mettendo in una busta i voti degli elettori espressi fino a quel momento, 36, utilizzando le schede sbagliate, assicurando che gli elettori sarebbero stati ricontatti e fatti rivotare. Errori anche a Napoli, Imperia ed Alessandria.

Superato il caos schede, la sessione di voto si è svolta regolarmente con un affluenza nazionale registrata alle 23:47 del 73,77%: dato positivo, ma inferiore a quello registrato nello storico 2006, anno in cui l’affluenza raggiunse l’80,5%. La votazione, ricordiamo, è avvenuta sulla base della nuova legge elettorale, il Rosatellum Bis, che prevede il medesimo criterio di assegnazione dei seggi sia alla Camera che al Senato, con sistema misto proporzionale e maggioritario: 1/3 dei deputati e senatori eletto in collegi uninominali, mentre i 2/3 eletti con sistema proporzionale. L’assegnazione di 232 seggi alla Camera e di 116 al Senato effettuata in collegi uninominali, dove vince il più votato, mentre l’assegnazione dei 386 seggi alla Camera e i 193 del Senato avverrà in collegi plurinominali con metodo proporzionale.

L’Italia divisa in due

Dai dati emersi in queste ore, si evince uno scenario che vede emergere da un lato il Movimento 5 Stelle, capitanato da Luigi Di Maio, che con una percentuale del 32.63% alla Camera ed il 32,16 al Senato, è il primo partito d’Italia e con una evidente vittoria al Sud; sull’altro fronte si posiziona la coalizione di centrodestra, composta dai 4 partiti Forza Italia, Lega capitanata da Matteo Salvini, Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni e Noi con l’Italia – UDC, che domina il Nord Italia totalizzando il 37,08% alla Camera e un 37,57% al Senato, divenendo, di fatti, la prima coalizione d’Italia.

«È un’emozione indescrivibile» ha detto esultando il leader pentastellato Luigi Di Maio che, in sede di conferenza stampa, ha ringraziato gli elettori. Il leader della Lega, Matteo Salvini, a seguito della vittoria del suo partito sugli altri della coalizione del centrodestra, ha affermato: «La squadra con cui dovremo ragionare sarà quella del centrodestra. Non mi pronuncio sulla sconfitta degli avversari, ma credo che l’arroganza di Renzi sia stata punita e non vedo l’ora di cominciare a lavorare»

La coalizione di centrosinistra letteralmente collassa ad un 22,81% alla Camera ed al 22,97% al Senato, ottenendo uno dei peggiori risultati della sua storia. In queste ore è emerso, infatti, che Matteo Renzi, leader del partito di punta della coalizione, il Partito Democratico, abbia deciso di dimettersi dopo un lungo silenzio per confrontarsi con gli altri alleati dei partiti in coalizione.

Governabilità si, governabilità no

Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, sarà chiamato in causa per gestire una situazione alquanto spigolosa che vede le rispettive forze predominanti ferme sulle loro posizioni e senza, almeno apparente, intenzione di ‘inciuci e alleanze di comodo’. A seguito dell’assegnazione definitiva dei seggi, si potrà al meglio comprendere quale sarà il possibile scenario governativo che verrà presentato al Presidente della Repubblica e che, obbligatoriamente, determinerà le sorti di un Paese tramortito e sfiancato da incertezze e voglia di ripartire.

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