lunedì, 23 Dicembre 2024
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Efebo D’oro: Castellitto e Barbera aprono l’edizione 2018 della kermesse

Un incontro dai toni distesi e piacevole come una chiacchierata tra amici davanti ad un buon caffè quello che si è svolto questa mattina al Cinema De Seta dei Cantieri Culturali della Zisa con l’attore, regista e sceneggiatore Sergio Castellitto e il critico cinematografico Alberto Barbera: incontro che ha ufficialmente aperto la quarantesima edizione del Premio Internazionale di cinema e narrativa Efebo d’oro.

Sarà, infatti, proprio il film “Libero Burro“, diretto e interpretato dallo stesso Sergio Castellitto insieme alla moglie, scrittrice e attrice, Margaret Mazzantini, ad aprire la nuova edizione del Premio “Efebo d’oro”, edizione che vedrà la coppia tra gli illustri vincitori del Premio alla carriera. «I premi sono sempre un’occasione formidabile per ricominciare – ha affermato l’attore – fa sempre piacere riceverli, ma te li devi comunque guadagnare non tanto per quello che hai fatto, ma per quello che farai».

La Sicilia occupa uno spazio importante nel cuore dell’attore, protagonista del film L’uomo delle stelle, ambientato nella Sicilia del 1953 e girato nella cittadina di Marzamemi: «Con la Sicilia ho un rapporto formidabile – ha sottolineato Castellitto – ho avuto una casa nelle isole Eolie. Reputo la Sicilia uno straordinario laboratorio culturale, sociale ed emotivo».

Abbiamo posto diverse domande all’attore e, attraverso la narrazione delle sue esperienze di lavoro, ma anche di vita, abbiamo scoperto tante curiosità sul magico mondo del cinema e sull’importanza del ruolo che esso ricopre nella promozione e nella diffusione della cultura italiana. «Il protagonista di Libero Burro, film al quale l’attore, a suo stesso dire, è molto affezionato, incarna un po’ quello che mi è stato chiesto di recitare – ha precisato Castellitto – ovvero l’italiano arrogante, ma al tempo stesso buono: tratti antropologicamente distintivi dell’uomo italiano. Siamo persone piene di difetti, ma con una qualità umana interiore molto forte che, purtroppo, negli ultimi tempi, stiamo perdendo».

Cosa possiamo trarre ed imparare noi siciliani dal cinema d’autore? «Il vero cinema d’autore – ha sottolineato l’attore – ha sempre voluto rivolgersi a tutta la collettività perché intende parlare agli altri, a volte con risultati straordinari ed altre volte meno. Il nostro lavoro è tentare, ogni volta, di creare qualcosa che abbia un senso e, in questo periodo di forte cambiamento tecnologico, più che preoccuparci del “filmare” delle storie, dovremmo curarci di “raccontare” quelle storie».

«Non esiste più cultura alta o bassa per guardare un film – ha affermato Alberto Barbera – la differenza, oggi, è data dalla qualità del prodotto: se è fatto bene, sarà di successo, se non è fatto bene, non lo vedrà nessuno».

«I festival, oggi, svolgono tre funzioni importantissime – ha proseguito Barbera – che sono quelle di far vedere film che, diversamente, non avrebbero possibilità di essere visti, una funzione educativa sulle varie tipologie di cinema esistenti e, infine, sono centri nevralgici di socializzazione».

Cosa c’è dietro la macchina da presa?

«I soldi – ha affermato Castellitto – e ce ne vogliono molti per realizzare un film, a tal punto che a volte, purtroppo, si perde la poesia che si cela dietro la creazione della pellicola perché in fondo, il cinema, è comunque un prodotto industriale seppur artistico, con un lungo iter e tante figure professionali impegnate».

Ci vuole tanto amore per realizzare un film, vero?

«Si, ma anche la rabbia è un’emozione utile in questo lavoro. Convergono tante forme di energia per realizzare un film e sono tutte importanti». Ha così risposto al quesito Castellitto.

E poi c’è il confronto dell’attore con i personaggi che interpreta…

«Poter osservare i personaggi che poi interpreterò – ha affermato Castellitto – è un lusso del mio lavoro e ciascuno di loro per me rappresenta una “galleria di fantasmi” che lasciano sempre qualcosa di sé in me, come una terra che, dopo essere stata setacciata, a volte lascia un sedimento e altre, poche volte, nasconde una pepita».

Cosa ricorda Castellitto della sua interpretazione di Padre Pio?

L’attore ha così risposto: «La figura complessa di quest’uomo è stata per me molto importante sia da un punto di vista della recitazione, sia da un punto di vista della popolarità, e credo che sia uno di quei “fantasmi” con cui sento di avere ancora un legame».

Una famiglia semplice quella dei Castellitto, che guardava riunita i classici del cinema italiano di Fellini, Visconti, De Sica, Rossellini, che ha dato vita non solo al celeberrimo Sergio, ma che, oggi, vanta una nuova promessa: Pietro, figlio di Sergio e già attore affermato a soli 26 anni. Di lui, il padre ha raccontato: «Quando Pietro aveva 16 anni sono entrato nella sua stanza e lo scoprii a guardare “8 e 1/2” di Federico Fellini sul cellulare. Rimasi colpito da quell’immagine, e meno male che stava guardando quel film, pensa se lo trovavo a guardare qualcosa di diverso»: ha concluso così Sergio Castellitto.

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