mercoledì, 16 Ottobre 2024
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È un giorno ti diranno che …

Un giorno ti diranno cosa ne pensi della vita che hai vissuto fino ad adesso?

Sarai pronto per rispondere a questa domanda?

Intanto che rifletto, questa domanda mi manda indietro un po’ di annetti, mi ricorda la canzone dei Giganti “Tema” che iniziava con queste parole: “Un giorno qualcuno ti chiederà cosa pensi dell’amor? … Penso che l’amor sia la più bella cosa che …”.

Ma nel mio caso la richiesta non è stata questa. La richiesta è stata di ben altro tipo.

Intanto un altro pensiero mi sovviene, ovvero: “penso dunque sono” ovvero: “cogito ergo sum” del filosofo francese Cartesio.

Tornando alla domanda che mi è stata posta, mi chiedo: “ma poi, che cosa importa al mio interlocutore di che cosa ne penso del tempo della mia vita che è trascorso?”

Tante domande, ma quale potrebbe essere la risposta?

Ancora un’altra domanda. “Ma io ricu ma chiffari un ni aveva chistu ca mi dumannò sta cosa?” Ovvero per i non siculi “questo interlocutore non aveva altro da fare che pormi questa domanda?”

E siamo arrivati a 6 punti interrogativi, mi chiedo “natra vota (un’altra volta)” risponderò o non risponderò? “E semu (siamo) a sette punti interrogativi”.

Ci devo pensare, ci devo riflettere bene, il tempo trascorso è tanto, devo analizzare cosa ho fatto in tutti questi anni cercando di ricordare se non tutto quasi tutto.

Ma con la mia stolitanza galoppante, sarà possibile ricordare tutto? Mi pare molto improbabile – e siamo ad 8 punti interrogativi.

Mi prendo un po’ di tempo per riflettere, disteso comodamente sul mio divano preferito a poltrire.

Umh, vediamo intanto di fare per prima cosa un excursus del tempo che mi è passato addosso. Certo mi ricordo che ho avuto un’infanzia felice, senza tanti scossoni, a quei tempi ci contentavamo di poco non c’erano tutte queste diavolerie e distrazioni che ci sono adesso. L’età di mezzo è trascorsa anch’essa in maniera lineare, scuola, chiesa, estate al mare con gli amici, tutto insomma nella norma di allora.

Poi l’età adolescenziale, senza grilli per la testa. Poi c’è stata l’età di mezzo, quando sono cominciati i primi amorini, ma i nostri approcci sono stati calmi senza particolari enfasi.

Proseguendo poi è arrivata l’età universitaria, un nuovo modo di approcciarsi, tutta un’altra cosa. I primi vagiti politici, gli impegni sociali, che ha fatto si di sviluppare la voglia di cambiare il mondo per far si che non esistessero più le ingiustizie. La nostra generazione ci credeva davvero, ma cosa è cambiato? – Altro interrogativo –

Non è cambiato nulla, non siamo riusciti a sovvertire niente, ci hanno lasciato fare, tanto sapevano che prima o dopo tutto sarebbe rientrato.

Lasciato alle spalle l’età degli studi, si è poi aperto il mondo del lavoro. Avevamo tante aspettative, tutte tradite, ci siamo dovuti contentare di quello che abbiamo trovato. Certo il nostro lavoro ci ha permesso di campare con una certa dignità, ci ha permesso di mettere su famiglia. Insomma ci siamo omologati come la società voleva per noi. Possiamo dire anzi che siamo stati fortunati a trovare un posto di lavoro, pr molti altri questo è stato un dramma.

Lasciato il mondo del lavoro è arrivata, secondo me l’età più bella quella della pensione. Molti vivono questo distacco dal mondo produttivo come una sofferenza, per me invece è stata una liberazione. Adesso oltre a godermi i miei nipoti, faccio tutto quello che non ho potuto fare quando ero impegnato nel lavoro. Certo, di contro, questa età pensionabile arriva troppo tardi nel nostro percorso della vita, ma nonostante i nostri acciacchi dobbiamo sforzarci di viverla al meglio.

Con il senno di poi, tutto questo è stato giusto? Se pensiamo che nel mondo c’è tanta gente che soffre, che muore per delle diatribe che non hanno senso di esistere, per la conquista di un pezzo di terra a scapito di qualche altro, soprusi, abusi e chi più ne ha più ne mette. Io lo chiamo il mondo all’incontrario, cioè come non dovrebbe funzionare. Tutto va secondo uno schema che prescinde dalla nostra singola volontà, troppo potenti sono le lobby ed i poteri forti, per loro il singolo è un granello di sabbia, la massa è un pugno di sabbia che, possono essere dispersi nell’area, che non contano nulla, che possono essere sacrificati.

Dopo questa piccola disamina del mio passato adesso sono in grado di esprimere cosa ne penso della vita che ho vissuto?  – È siamo all’ennesimo punto interrogativo –

Diciamo che ho vissuto una vita … Una vita spericolata alla Vasco Rossi? Direi di no!, Una vita tranquilla? Direi ancora di no!, Una vita, boh, che so una vita è basta!

Non troverò mai un’unica definizione, posso solo affermare che come tutti ci sono stati degli alti e bassi, delle cadute e delle risalite, non tutto è stato rose e fiori. Questo può bastare? Chi sas chi non sas, chi lo può dire, ai posteri l’ardua sentenza.

La vita va vissuta, al meglio delle nostre possibilità. L’importante è non farsi calpestare, reagire per quanto ci è possibile – della serie: “vivi e lascia vivere e non ti fare mettere i piedi sopra la testa”.

Alla prossima cari lettori.

N.B. Finalmente dopo un periodo di sosta forzata, mi sono trasferito di casa – una mini tragedia – ma adesso tutto bene per fortuna, sono tornato a scrivere. Ma sento che il mio cuore è ferito, per tutte le brutture che ci sono in giro, non ultima queste guerre che ancora oggi sconvolgono il nostro pianeta. Dalla storia non si impara mai nulla, i pazzi scatenati che vogliono sovvertire il mondo, purtroppo ce li dovremo sorbire chissà per quanto tempo. Il male si annida sempre tra le pieghe di questo mondo, finché un bel giorno si arriverà all’inevitabile e il genere umano, così come lo conosciamo oggi, scomparirà.

Ma comunque, cerchiamo di non abbatterci, una speranza c’è sempre!

Nota: come copertina ho inserito una foto che ritrae degli alberi e il cielo perché nel vederla mi ha fatto riflettere, ho avuto l’impressione che mi trovassi in un’oasi. Perché l’oasi? – altro punto interrogativo – l’ho vista come una salvezza dopo aver attraversato il deserto. Riflettete gente, riflettete.

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