venerdì, 20 Dicembre 2024
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Due italiane, tra 25 donne, sono geni di robotica

Ci sono due italiane tra le 25 donne geniali che nel 2015 hanno dato un contributo decisivo alla robotica. Sono Cecilia Laschi, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e Barbara Mazzolai dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova, ed entrambe progettano robot ispirandosi alla natura. La classifica è stilata da RoboHub, la maggiore comunità scientifica internazionale degli esperti di robotica, ed è stata presentata nella più grande conferenza mondiale su robot e automazione (Icra).

Cecilia Laschi dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna, ha scelto il polpo come modello per realizzate il primo robot ‘soffice’; Barbara Mazzolai, che coordina il Centro di Micro-BioRobotica dell’Iit a Pontedera (Pisa), è responsabile del progetto Plantoide, il primo robot al mondo ispirato alle piante. Le 25 donne della robotica “sono state scelte per la pura genialità che hanno dovuto dimostrare per arrivare al top del loro settore”, spiegano i responsabili di RoboHub.

Come Laschi e Mazzolai, sono impegnate in settori di frontiera, destinati a gettare le basi per i robot del futuro. Spring Berman, dell’ università dell’Arizona, progetta sciami di robot capaci di lavorare in terreni difficili; sull’etica dei robot è impegnata Kate Darling, del Mit; Stéphanie Lacour, del Politecnico di Losanna, sta progettando una pelle umana artificiale in cui inserire circuiti integrati. “La robotica è una disciplina affascinante per la sua interdisciplinarità e per l’opportunità che offre nell’affrontare importanti sfide scientifiche e tecnologiche e, allo stesso tempo, sviluppare applicazioni che rispondono a esigenze sociali ed economiche”, osserva Laschi. Cosa ancora più vera per la biorobotica: “i robot soft, realizzati con materiali morbidi, rappresentano una vera rivoluzione”.

Per Mazzolai “tradurre i principi che consentono alle piante di muoversi e percepire l’ambiente in un robot autonomo in grado di monitorare la qualità del suolo è una delle recenti sfide che ci siamo posti”. Robot come questi, conclude, potranno essere utili all’ambiente, alla medicina o per esplorare altri pianeti.

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