Il 24 aprile scorso l’ultimo atto di “sfregio” alla memoria del Beato Giuseppe Puglisi.
“Non curanti delle indagini in corso, incivili, vandali ritornano all’attacco della Piazzetta che porta il nome del Prete Martire Palermitano. Continuano ad accanirsi contro questo luogo sacro, dove avvenne il Martirio del parroco di Brancaccio, così come si accanì la mafia sul suo corpo inerme mandando 4 killer per ucciderlo la sera del 15 settembre del 1993.
Neanche 19 giorni sono trascorsi. Come ogni sera, prima di rientrare a casa, sono passato davanti la piazzetta intitolata al beato Puglisi, luogo del suo martirio. Sono le 21 del 13 maggio e davanti a me si propone una scena desolante e sconfortante: 2 lampioncini devastati, 4 foto che ritraggono la visita di Papa Francesco a Casa Puglisi danneggiate, lo sportellino del palo delle telecamere divelto… forse lo hanno tolto per tagliare i cavi delle telecamere. Nella fontanella che, grazie all’AMAP, il Centro di Accoglienza Padre Nostro ha fatto istallare per dissetare nella calura estiva i pellegrini, gente del posto lava le auto e i motocicli e ultimamente lo scarico della stessa è stato ostruito da operai edili che stanno eseguendo dei lavori in un appartamento che si affaccia nella piazzetta.
Ma questa volta non so perché e non so come trasferirvelo, un senso di scoramento e di nausea mi ha assalito: quasi non avevo voce per raccontare ai poliziotti delle due pattuglie intervenute, dopo la mia chiamata, cosa era accaduto.
Una piazzetta, oltre che violentata dagli incivili, mortificata da un’Amministrazione Comunale che non sa tenerla pulita, linda e sfavillante, come si addice ad un luogo teatro di un Martirio.
Da più di 25 anni chiedo alle varie amministrazioni che si sono susseguite di stanziare un operatore ecologico e un giardiniere per la cura della piazzetta, che purtroppo ha solo la mia voce e quella dei volontari del Centro di Accoglienza Padre Nostro fondato dal Beato Giuseppe Puglisi per gridare lo sdegno e l’abbominio che si consuma in questo luogo.
Padre Pino Puglisi con la sua voce sommessa ha cercato di farsi “sentire” anche con i suoi silenzi, con il suo sacrificio.
Ma quello che posso dirti, almeno questa sera, caro Padre Puglisi, è che non c’è più sordo di chi non vuole sentire, e in questa città nessuno vuole sentire. Proprio l’11 maggio 2024 il Papa, circondato dai bambini, contemplava il Vangelo che era stato posto nella bara del Beato Giuseppe Puglisi, che è stato rinvenuto durante la sua estumulazione per la sua Beatificazione (25 maggio 2013) e posto in una teca per volere dell’Arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice.
È lo stesso Papa Francesco che ci indica il Beato Giuseppe Puglisi come una persona che aveva una mentalità vincente, un prete che ha fatto vincere la fede sulla prepotenza e sulla mafia.
A questa città non bastano neanche i 17.000 visitatori pellegrini che ogni anno vengono a visitare questo luogo sacro e la casa dove ha vissuto il Beato, dove vengono per conoscere e ascoltare dalla voce dei volontari del Centro chi era questo piccolo prete che fece tremare la mafia, la storia di questo uomo, questo prete, questo Santo.
Ormai è chiaro che se volete salvare quel poco di dignità che vi rimane, bisogna far presidiare la Piazzetta alle forze dell’ordine (visto che le telecamere non sono sufficienti), assegnare la cura della stessa a un operatore ecologico e a un giardiniere, spostare in un altro luogo il mercatino abusivo settimanale del lunedì, istituire il divieto di sosta in tutta Piazzale Anita Garibaldi e a Piazzetta Beato Padre Pino Puglisi, rendere tutti e due gli spazi pedonali e, infine, che l’Arcivescovo di Palermo e tutti i preti palermitani, che dicono di ispirarsi al Beato Giuseppe Puglisi, celebrino una messa di riparazione in questo luogo sacro.
Questa sera andrò a dormire con questo stato d’animo, ma “purtroppo” domani quel sorriso innocente e persuasivo del Beato Giuseppe Puglisi mi convincerà ancora una volta che arrendersi non è da Cristiani.
Quest’anno stiamo celebrando il quattrocentesimo anno del ritrovamento delle spoglie mortali della santa patrona di Palermo, Santa Rosalia, e ci dimentichiamo di un martire della Chiesa che ci ha liberati in parte dalla peste della mafia. Qualche anno fa l’ex Sindaco Leoluca Orlando e l’Arcivesco di Palermo avevano proposto il Beato Puglisi come copatrono di questa città, ma una domanda mi sorge spontanea: «se non avessimo legato santa Rosalia al Festino, ci ricorderemmo ancora di lei? I palermitani si ricorderanno tra quattrocento anni del Beato Puglisi?»
Chiediamo a gran voce al Prefetto di convocare presso la prefettura il tavolo per la sicurezza, perché non stiamo parlando di salvaguardare semplicemente un luogo sacro, e già basterebbe solo questo, ma stiamo parlando di preservare il futuro di questi ragazzi, vandali e incivili, dal diventare la futura manovalanza della mafia”.
Questa la nota-denuncia di Maurizio Artale, Presidente del Centro di Accoglienza Padre Nostro, nel quartiere Brancaccio, a Palermo.