A sette anni dalla morte del figlio Norman, il padre Claudio Zarcone ha scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Domani, intanto, mercoledì 18 gennaio, si svolgerà la“Giornata del Merito” istituita tre anni fa dal Comune di Palermo in memoria di Norman e del suo sacrificio per l’affermazione del merito come criterio di scelta. Tanti concerti, tanti dialoghi, tanti incontri per ricordare il giovane ricercatore. ( ARTICOLO E PROGRAMMA).
Riceviamo e pubblichiamo integralmente di seguito la lettera di Claudio Zarcone
“Prof. Mattarella,
Le avrò scritto non so quante volte, così come ho scritto agli ultimi tre Presidenti del Consiglio. Letta mi ha dato un buffetto sulla guancia con una lettera stucchevole e falsa come una moneta da tre euro, mentre Monti e Renzi non si sono degnati neanche di un buffetto protocollare: silenzio istituzionale. Lei, Presidente, non ha mai voluto ascoltare la mia storia, quella di un talentuoso dottorando di ricerca morto suicida per gridare contro le baronie universitarie. Non mi ha mai voluto incontrare, Presidente, ed io non sono il megalomane, l’ammalato di divismo, colui che vuole conoscere le persone importanti per arricchire un curriculum che in ogni caso non sarebbe presentato ad alcuno. Ho sessantun anni, la vita segnata. Godo di un emolumento mensile e non chiedo posti di lavoro. Le ho sempre chiesto giustizia per Norman, ma Lei, non mi ha mai ascoltato. Eppure è il mio Presidente, la conosco di persona, mio padre – Giuseppe Zarcone – la conosceva di persona, in quanto da Lei nominato Commissario della D.C. per Settecannoli, a Palermo. Le ho pure scritto della Norman Zarcone Rock Orchestra, un gruppo di musicisti che suona nel nome di Norman e Lei, mio Presidente, mi ha fatto sapere tramite la Prefetturache il Quirinale non può sostenere iniziative culturali di questo genere. Ciò non mi è dato sapere, ma mi è dato supporre che il Quirinale potrebbe “sponsorizzare” l’Orchestra – attraverso i suoi buoni uffici – presso Ministeri, Fondazioni, Enti ecc.
Presidente, nessuna giustizia finora, nessun aiuto per la causa di mio figlio, nessun interesse per un’idea culturale che ha sposato il nome di Norman: filosofo, musicista e giornalista. Non smetterò mai di scrivere, Presidente; non smetterò mai di denunciare. La mia famiglia è stata azzerata, la mia vita vale davvero poco e anche se so già che morirò dannato, senza giustizia ricevuta, le chiedo ancora in punta di piedi: vuole aiutarmi? Vuole ascoltarmi? Cordialmente e nel rispetto istituzionale”