Disabilità, parola che racchiude in sé mille sfumature, parola che a volte fa paura, perché molto spesso la conoscenza di questa patologia è pari al nulla. Sì, è vero, è una parola di uso quotidiano, ma noi siamo sicuri di conoscere il vero significato? Sappiamo quanto amore mette una madre nell’accudire un figlio autistico, epilettico, con ritardo mentale, disabile a 360° e come e quanto lotta ogni giorno contro le mille difficoltà che la vita le presenta? No, non lo sappiamo. A meno che non viviamo o abbiamo vissuto in prima persona la stessa situazione.
A volte ci si affida alle grandi istituzioni, sperando che loro diano una mano per affrontarla al meglio, cosicché l’inclusione a scuola, nella vita e nel mondo arrivi nel modo più naturale possibile così da poter raggiungere una certa autonomia.
La disabilità è la condizione di chi, in seguito a una o più menomazioni, ha una ridotta capacità d’interazione con l’ambiente sociale rispetto a ciò che è considerata la norma, pertanto è meno autonomo nello svolgere le attività quotidiane e spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale.
Oggi arriva la denuncia di una mamma coraggiosa e determinata, una mamma come tante che come molte ogni giorno lotta per dare un futuro migliore a suo figlio autistico. Una mamma che cerca di far valere i suoi diritti. Che si pone milioni di domande a cui non sa dare risposta.
“E oggi è successo nuovamente. Mi chiamano da scuola. Mio figlio Lorenzo ha avuto una delle sue crisi. E quella di oggi è stata bella corposa. Mio figlio è autistico. E quindi anche oggi la mia anima è andata in pezzi: sono ricomparse di botto le mie angosce più nere: la sua vita dopo la mia morte, il suo futuro in questa società, la sua totale e completa protezione per una Vita dignitosa. Mio figlio esiste, così come ogni altro figlio di questo mondo!
La mia voce non conta ‘nulla’ in questa società ‘civile’. Quindi che fare? Cosa posso fare io da sola, affinchè la voce di mio figlio e di ogni altro essere umano in una situazione svantaggiata, possa essere veramente sentita da coloro che ‘organizzano’ la nostra società? sentita sia con le orecchie che con l’Anima, però ! Non è il Bonus Socio-sanitario che ti annulla i problemi esistenziali. Necessitano servizi veri ed efficienti a vita!
Sulla carta d’identità di mio figlio, come in quella di tuo figlio, c’è il bellissimo simbolo della Repubblica Italiana!
‘Non ti scordare che siamo a Palermo’ significa forse che Palermo e l’Italia rinnegano i nostri figli in quanto disabili? Palermo e l’Italia tutta preferirebbero che i nostri figli disabili non fossero mai nati perchè comportano tutta una serie di impegni economici e Responsabilità morali di dimensioni stratosferiche?
Allora cambiamo il nome della nostra città, non si chiamerà più Palermo, si chiamerà SPARTA”, afferma Rosaria Raimondi, mamma di Lorenzo, un ragazzino di 13 anni affetto da autismo.
L’obiettivo di mamma Rosaria è quello di farsi ascoltare da chi di dovere, di avere delle risposte concrete. Le famiglie con bambini disabili non devono essere abbandonate da chi le deve tutelare. Quando le istituzioni invece di garantirgli i propri diritti fondamentali, gli voltano le spalle, diventa impossibile per lui e la sua famiglia andare avanti.
“Da mamma vorrei che mio figlio e non solo, ma anche tutti i disabili, avessero un futuro garantito da specialisti che hanno organizzato un centro dove mio figlio possa rivolgersi per qualsiasi cosa, dove possa passare le giornate perchè la dignità di vita di un disabile deve essere doppiamente garantita. Un centro dove il disabile possa diventare più normodotato possibile e che possa raggiungere un tot di percentuale di autonomia”, conclude Rosaria.
Speriamo che l’appello da parte di questa mamma serva a far smuovere le acque. E che chi di dovere possa dare così un contributo in più per la crescita e l’autonomia di questi bambini autistici.
La foto è tratta da http://besport.org.