A più di vent’anni dalla scomparsa di Rudolf Nureyev, il suo genio continua a vivere nell’affetto e nella devozione con cui il mondo della danza lo ricorda. L’Associazione Rudolf Nureyev e Russian National Ballet presentano TRIBUTE TO RUDOLF NUREYEV – Gran Galà in omaggio a Rudolf Nureyev con le Etoile ed i Primi Ballerini provenienti dal Bolshoi di Mosca, dal Mariinskij di San Pietroburgo e dall’Opera di Kiev. Si terrà al Teatro Metropolitan di Catania il 26 dicembre 2015 alle ore 21.
Guest star della serata: Viktor Ishchuk e Kateryna Kurchenko – Aleksandr Stoianov e Kateryna Kukhar.
Voluto fortemente da Luigi Pignotti, per lunghi anni suo manager, il Galà si ripropone in una nuova produzione, dove a rievocare il grande mito della danza, si esibiranno solisti e primi ballerini di molteplici compagnie di balletto internazionali. Saranno di scena celebri pas de deux del repertorio classico interpretati da Nureyev, come Il Corsaro, Il Lago dei Cigni, Giselle, Don Quijote, Lo Schiaccianoci, La bella Addormentata.
La manifestazione si inquadra tra le attività che annualmente Luigi Pignotti, storico ed ultimo manager di Rudolf Nureyev, svolge in Italia in omaggio al grande artista. L’iniziativa non a caso è organizzata il giorno di Santo Stefano. NATALE IN DANZA vuole, infatti, dare agli amanti della danza un’adeguata occasione per passare un giorno di festa in teatro a godersi uno spettacolo particolarmente suggestivo.
Nel corso dello spettacolo saranno proiettati emozionanti filmati originali per ripercorrere i momenti più belli ed esaltanti della carriera artistica del grande Rudolf Nureyev.
Biglietti in vendita a partire da €22,00 + d.b. presso le prevendite abituali del Circuito Box Office, nel punto vendita di via G. Leopardi n.95 tel. 095 7225340, online su www.ctbox.it nella sezione DANZA ed al botteghino del Teatro Metropolitan anche la sera dello spettacolo a partire dalle ore 19.
Sono previste riduzioni per i bambini sotto i 12 anni, per le Scuole di Danza, per gruppi di almeno 10 persone, per i Club Services e per i CRAL. Per informazioni e prenotazioni 335 7843298
Rudolf Nureyev
È stato il più grande ballerino del Novecento. Artista di straordinario vigore e ineguagliabile espressività. Aveva una perfetta armonia fisica, un pacchetto di nervi e muscoli tale da permettergli exploit senza pari. Concentratissimo nell’esecuzione e narcisista oltre misura, dava ai suoi personaggi carisma e profondità . Fu il più grande Romeo, il più intenso Principe del “Lago dei Cigni”, il più tormentato Albrecht in “Giselle”, il più problematico Schiaccianoci, il più brillante Basilio del “Don Chisciotte”. L’ artista Nureyev resta invece nella storia e nella cultura teatrale perché ha rinnovato la figura del ballerino classico, facendo piazza pulita di parrucche, ciprie e gestualità ottocentesche e perché ha dato modernità e vigore al grande repertorio con un approfondimento dei significati e con una ferrea rivalutazione della vera tecnica accademica.
La sua vita è stata romanzesca fin dall’ inizio: è infatti nato su un treno, dalle parti del lago Baikal, durante un viaggio transiberiano verso Vladivostok, dove il padre, soldato dell’Armata Rossa, prestava servizio. Era il 17 marzo del 1938. Famiglia modesta, quindi, una madre forte e affettuosa e due sorelle amanti dello studio. Origini orientali: la famiglia di Nureyev è di etnia baskira, un popolo che sta al di qua degli Urali. Per queste origini Nureyev portò sempre dentro di sé i segni dell’ antico nomadismo e fu facile per gli occidentali classificarlo come il gran tartaro, il cavaliere barbaro e ribelle. L’infanzia di Rudolf non fu né felice, né agiata. Visse gli anni scolastici a Ufa, vi patì le miserie della guerra; e lì , in una periferia industriale e contadina, coltivò in qualche modo l’amore per la danza e la musica. Il padre era contrario che il ragazzo diventasse ballerino, poiché giudicava quella professione immorale; ma Rudolf non si piegò, studiò, entrò nella scuola di Ufa, si mise in luce per il suo naturale talento. Nel 1955 coronò il suo sogno: divenne allievo della scuola del Kirov di Leningrado, l’ex Marinskij degli zar, il regno di Petipa, il santuario della tradizione accademica e romantica. In pochi anni divenne una stella del Kirov, ma il suo temperamento ribelle e il rifiuto di una disciplina quasi militare provocarono tensioni nel corpo di ballo e frizioni con i dirigenti. Nureyev voleva sentirsi libero, voleva vedere e conoscere il mondo, soprattutto lavorare creativamente.
Cominciò a viaggiare anche all’ estero, a Vienna e in Egitto, danzò anche per Kruscev, ebbe successo.
Ma era considerato un indisciplinato incorreggibile e politicamente poco affidabile. Partecipò comunque alla grande tournée del Kirov a Parigi nel 1961. La capitale francese fu una rivelazione: un mondo libero, affascinante, da conoscere a fondo da uomo senza catene. Poiché ebbe la sensazione, a un certo punto, di dover essere rimandato a casa, egli decise di fuggire e il 17 giugno del 1961 chiese asilo politico in Francia. La reazione del governo sovietico fu durissima. Nureyev venne letteralmente cancellato dalla vita russa, non poté più avere contatti con la famiglia e venne additato come un traditore e come un “esempio pericoloso per la gioventù”. Fu il primo dissidente della danza; subì minacce e ricatti, visse giorni di insicurezza e paura. Alla base della sua decisione c’erano motivi soprattutto artistici (un uccello deve volare, diceva) collegati però al rifiuto di una politica che non lasciava spazio all’ iniziativa individuale. Il ballerino peraltro fu subito ingaggiato dalla Compagnia del marchese De Cuevas, con la quale compì un lunga tournée e, apparendo anche in Italia. La vita di Nureyev cambiò nel 1962, quando fu invitato a danzare a Londra “Giselle” con Margot Fonteyn, la più famosa ballerina inglese. I due artisti formarono una coppia formidabile, legata da profonda stima e amicizia, benché fossero diversissimi l’ uno dall’ altra e Margot avesse quasi vent’anni più di lui. Fu l’inizio di una carriera folgorante. Con Margot e Rudolf il Royal Ballet visse una nuova splendida stagione. Il pubblico delirava per le due stelle, per l’elegante signora un po’ snob sposata a un diplomatico panamense e per il bel tartaro. Nel 1965, in un “Romeo e Giulietta” alla Scala, si verificarono scene di fanatismo degne delle più grandi occasioni della lirica. Dopo il ritiro graduale dalle scene della Fonteyn, ebbe come partner tutte le migliori danzatrici del mondo. Sulla scena non si era mai risparmiato; i primi segni di decadenza fisica furono per lui angosciosi al limite della nevrosi. Ebbe la soddisfazione di venire accolto in Russia, al Kirov, nel 1989: un’apparizione piccola, ma trionfale. Prima gli era stato concesso di vedere per l’ultima volta sua madre a Ufa. Rudolf amava l’Italia, l’arte italiana e la cucina tant’è che aveva comprato gli isolotti Li Galli (di fronte a Positano), ma purtroppo non ebbe possibilità di approfittarne, nel giro di pochi anni sopraggiunse la morte.
Ora la sua presenza carismatica appartiene al ricordo, il balletto ha perduto il Protagonista, sceso volontariamente, come un eroe romantico, nella notte del dolore con l’animo del grande Solitario.