venerdì, 8 Novembre 2024
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Dalai Lama: un invito alla gioia come emozione costante

Dopo oltre vent’anni Palermo accoglie il Dalai Lama, cittadino onorario dal 1996, per la conferenza “Educazione alla gioia” in programma al Teatro Massimo. Come ha spiegato il responsabile del Tibet Bureau di Ginevra, Ngodup Dorjee, l’incontro sarà un’occasione per trattare i fondamenti validi per tutte le religioni: compassione, tolleranza, pazienza e autodisciplina.

Il titolo della conferenza nasce da “Il Libro della Gioia” in cui due giganti della spiritualità, il Dalai Lama e l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, entrambi Nobel per la pace, dialogano su un tema universale come quello della gioia come attitudine affrontando tutti gli ostacoli che possono frapporsi tra noi e il raggiungimento della felicità.

Il libro nasce da un incontro avvenuto nell’aprile del 2015 a Dharamsala in India. Attraverso un excursus delle grandi tradizioni filosofiche e religiose di ogni tempo, fino ad affrontare le più recenti scoperte delle neuroscienze e della psicologia.

Una vita mistica e politica in esilio, per il leader tibetano che rappresenta un’icona globale. Un personaggio discusso, criticato per alcune sue posizioni, in esilio da quando il Tibet è stato annesso alla Cina, il Dalai Lama Tenzin Gyatso resta una figura di grande prestigio internazionale.

Torna così a Palermo dopo aver visitato la città per la prima volta nel maggio del 1996. In quella occasione, oltre a ricevere la cittadinanza onoraria, ha presentato insieme a Richard Gere la mostra fotografica che l’attore statunitense aveva realizzato sul Tibet e subito dopo aveva partecipato ad un convegno sui diritti umani.

Simbolo della nonviolenza e della pace fra tutte le creature, Tenzin Gyatso ha sempre ricevuto un’attenzione particolare dai mass media occidentali rispetto ai suoi predecessori. Nel 1989 gli fu attribuito il Premio Nobel per la pace grazie al suo impegno nella liberazione del Tibet rifiutando ogni forma di violenza. Proprio al popolo tibetano ha dedicato questo premio come simbolo della fede e della perseveranza.

Convinto dell’importanza della comprensione tra i popoli e le religioni, si definisce “un semplice monaco buddhista” votato all’umiltà e alla semplicità, ispirato dal concetto della responsabilità universale, sempre impegnato nell’avanzare proposte costruttive per la soluzione a conflitti internazionali.

Il suo ultimo libro è espressione dei suoi insegnamenti che porta in giro per il mondo. Grazie a Douglas Abrams che ha raccolto le parole dei due premi Nobel, il libro è «destinato a diventare uno strumento essenziale per orientare le vite di noi tutti in un’epoca sempre più confusa e inquieta» nella convinzione che solo dopo aver conosciuto il dolore sia possibile trasformare la gioia da fugace emozione a momento costante.

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