Il 7 marzo ha preso il via la rivoluzione nel mondo del lavoro in base alle novità contenute nei primi due decreti della delega sul lavoro, il cosiddetto Jobs Act che hanno cambiato le regole che riguardano le assunzioni, il reintegro, l’indennità per i licenziamenti, la tutela per la maternità e la Cig.
Con il Jobs Act, cambio netto di rotta per i contratti di lavoro. Incentivati i contratti a tempo indeterminato rispetto ai contratti a tempo determinato largamente diffusi negli ultimi anni.
Per quanto riguarda le assunzioni, le nuove regole si applicheranno a tutti i dipendenti del settore privato assunti a partire da sabato 7 marzo 2015 che sottoscriveranno un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, tutele che cresceranno in relazione all’anzianità di servizio. Benefici anche per le aziende che assumono. Il nuovo contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti permetterà alle imprese di usufruire di un bonus contributivo che riguarderà tutte le assunzioni effettuate fino al 31 dicembre del 2015, per un importo massimo di 8.060 euro annue per il prossimo triennio. Così facendo, il costo del lavoro per le aziende, potrà subire una riduzione fino al 50% rispetto a quanto dovuto nel passato.
Addio all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Infatti, in caso di licenziamento, il nuovo contratto di lavoro a tutele crescenti ridurrà in maniera drastica i casi in cui sarà possibile ottenere il regolare reintegro sul posto di lavoro. Nel caso di licenziamento ritenuto illegittimo per motivi economici, sarà possibile rivolgersi al giudice per ottenere un’indennità come risarcimento ma non potrà essere chiesto il reintegro sul posto di lavoro. Il lavoratore potrà chiedere il reintegro sul posto di lavoro solo nei casi di licenziamenti che abbia carattere discriminatorio e nel caso di licenziamento di carattere disciplinare in aziende con più di 15 dipendenti, qualora venga provato che il fatto contestato, quale atto probatorio del licenziamento, non sia in realtà avvenuto.
Il decreto prevede il riordino degli ammortizzatori sociali. Il lavoratore licenziato avrà diritto al sussidio di disoccupazione rapportato a quanti contributi il lavoratore ha versato. In pratica, chi ha maggiori contributi avrà diritto a una maggior durata dell’Aspi, anche oltre ai 18 mesi massimi fissati fino a ora.
L’Aspi sarà esteso anche ai collaboratori, almeno finché queste figure professionali non saranno definitivamente cancellate dal contratto a tutele crescenti. Per chi si troverà nelle situazione più difficili, potrebbe essere introdotto un “secondo Aspi”.
Inserita dal Jobs Act anche la flessibilità delle mansioni. Per le aziende, sarà più semplice far passare il lavoratore da una mansione all’altra e, in caso di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale, procedere al cosiddetto demansionamento senza tralasciare la tutela della professionalità e delle condizioni di vita.
Altra novità riguarda la tutela della maternità con l’estensione alle lavoratrici prive di contratto a tempo indeterminato attraverso contratti di solidarietà “attivi” che dovrebbero permettere a tutti di conciliare meglio i tempi di lavoro e di vita.
Per quanto riguarda la Cig, questa non potrà più essere autorizzata in caso di cessazione definitiva di attività aziendale. Ci saranno nuovi limiti di durata sia per la cassa integrazione ordinaria, stabilita fino ad ora in due anni, sia per quella straordinaria, di quattro anni. L’obiettivo è di assicurare un sistema di garanzia universale per tutti i lavoratori con tutele uniformi e legate alla storia contributiva del lavoratore.