Tre corsi, il primo partirà ai primi di dicembre, rivolti a gruppi di donne in terapia post oncologica, con attività di canottaggio e di vela per un trattamento riabilitativo. Ecco le finalità del progetto “Curarsi remando e veleggiando” organizzato dalla Canottieri Palermo in collaborazione con la Fondazione Terzo Pilastro Internazionale e con a fianco l’ospedale Civico di Palermo e l’associazione Il Quadrifoglio Rosa. Un connubio tra pubblico e privato, finalizzato in questa iniziativa presentata ieri nella sede del sodalizio alla Cala.
A presentare l’iniziativa, sono stati Eduardo Traina, presidente della Canottieri Palermo, il referente di questo progetto, Salvo Glorioso, dirigente del club sportivo, Flavia Tomasello, responsabile della Chirurgia mammaria, Breast Unit, Arnas-Civico di Palermo e in video conferenza da Torino, Mario Giustolisi, manager asset polo oncologico, Arnas-Civico di Palermo. E’ intervenuto anche lui in video, ma da Roma, Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale, nonché presidente onorario della Canottieri Palermo. Ad illustrare la parte sportiva del progetto i dirigenti della Canottieri, Sisto Bosco per il canottaggio e Oscar Casagrande per la vela. Infine ha onorato la conferenza, la presenza di dieci donne, in terapia post oncologica, che saranno le protagoniste delle attività remiere e veliche.
“La Canottieri Palermo – ha affermato il presidente Eduardo Traina – in linea con la propria mission sociale, complementare a quella sportiva, ha voluto dare un proprio contributo al progetto Curarsi remando e veleggiando, mettendo a disposizione le proprie strutture, imbarcazioni e conoscenzeper una causa che deve considerarsi dovere della collettività. Per esperienze di vita è ragionevole ricordare che questo tipo di patologia, in modo subdolo e inaspettato, costituisce una minaccia per qualsiasi nucleo familiare, colpendo una donna parte dei nostri affetti. Non si tratta quindi di un’astrazione estranea al mondo dei nostri interessi, ma di un male che attacca in modo seriale e che può appalesarsi in qualsiasi contesto in cui una donna è presente”.
Responsabile del progetto è Salvo Glorioso. “L’iniziativa che stiamo avviando – ha detto il dirigente della Canottieri – partirà ai primi di dicembre. Su suggerimento dei medici si articolerà in step di tre mesi per il ripristino del tono muscolare con l’utilizzo di strumenti come remoergometri e imbarcazioni remiere. Contemporaneamente utilizzeremo la vela intesa come terapia psicologica già ampiamente utilizzata nel centro velico nazionale di Caprera. Psicologi, istruttori di vela e pazienti oncologici guariti, vivranno l’esperienza della barca come terapia per ritrovare determinazione e nuove energie volte al recupero di quel ritmo di vita interrotto dalla malattia”.
Per il presidente della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale, Emmanuele Emanuele: “L’aiuto ai meno fortunati e l’assistenza verso le categorie sociali deboli è uno dei settori di intervento prioritari della nostra Fondazione, assieme alla sanità, alla ricerca scientifica, all’istruzione e formazione, all’arte e cultura, e trovo opportuno e necessario, specie in questa fase storica così critica, che il privato sociale intervenga laddove lo Stato fatica a dare risposte tempestive alle esigenze primarie della collettività come la salute”.
“L’attività sportiva in genere – ha spiegato Flavia Tomasello della Chirurgia mammaria del Civico – ma canottaggio e vela in particolare, possono essere un percorso di riabilitazione fisica e psichica per persone che hanno hanno avuto malattie importanti ed invalidanti come ad esempio quelle oncologiche o quelle croniche degenerative e progressive. Questo progetto,rivolge la sua attenzione alle donne che hanno dovuto subire interventi chirurgici alla mammella ed al cavo ascellare. Il canottaggio, infatti, si è rivelato uno degli sport più indicati per le finalità riabilitative in donne sottoposte ad interventi chirurgici alla mammella. Svariati studi hanno avuto lo scopo di verificare quanto tale attività possa portare ad un benessere generale e finanche ad un giusto equilibrio con il proprio corpo e con l’ambiente circostante”.
“Fin poco tempo fa – ha ribadito Mario Giustolisi, manager del polo oncologico del Civico – si poneva poca cura a tutti i problemi ritenuti “collaterali”. Oggi si è presa coscienza che il cancro non colpisce solo l’organo coinvolto ma la persona nel suo complesso. Motivo, questo, che oltre le terapie mediche è necessario attivare tutta una serie di interventi per permettere alla persona di riacquistare pienamente il proprio benessere. Le problematiche psico-fisiche del paziente oncologico comprendono il “distress” emozionale, il decadimento cognitivo, la “cancer related fatigue” e le difficoltà connesse all’immagine corporea”.