sabato, 23 Novembre 2024
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Cosa succede alla nostra mente mentre cerchiamo di poter tornare a ”vivere”? La parola all’esperto

La Fase 2 è appena iniziata, a questo punto la nostra mente si è aperta alle nuove possibilità e ad un nuovo corso, anche se esso ci pone delle limitazioni per continuare a contenete e contrastare l’avanzata del Coronavirus.

Come affronta allora la nostra mente questa che potremmo definire “libertà velata”? Quali le conseguenze, i lati positivi e i rischi che si corrono in questo periodo?

L’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana si è affidata al professore Girolamo Lo Verso per un’attenta riflessione. Ecco le sue parole:

“Essere chiusi in casa aumenta il rapporto con se stessi ed il proprio pensiero. Questo è il presupposto con cui dobbiamo fare i conti tutti noi. Ciascuno ha affrontato questo periodo a modo suo. Come è andata? Per dirlo in realtà è ancora presto.

Con le reazioni abbiamo dato vita a nuove esperienze, a cominciare da quelle familiari visto che quelle esterne sono venute a mancare. Con esse il nostro pensiero intreccia relazioni che possono virare anche in sogni d’angoscia. Ma insieme a questi ci sono stati quelli di una normale e sana quotidianità ritrovata. Sono proprio le relazioni familiari ad aver compensato le assenze esterne.

Certo, in senso lato, ne ha risentito la sfera della sessualità. A livello sociale il grande assente è stato il corpo. E’ buffo vedere i siciliani senza la vasata (il bacio) per noi antropologicamente sacro.

La nostra mente sta passando da un sentimento salvifico, quello verso il governo ad esempio, ad uno che farà emergere l’egoismo del far finta di niente purché il mondo ricomincia correre.

La continua convivenza forzata ha inciso sulle contraddizioni preesistenti in un certo senso. La famiglia perfetta d’altronde esiste solo nelle pubblicità. 

Sono dunque cambiati gli equilibri? E tutto ciò come inciderà sul futuro?

In questo senso sembra che ci avviamo lentamente e prudentemente alla normalità. Facciamo bene visto che superficialità e esclusivo culto del business non funzionano (ne è un esempio il caso americano).

Probabilmente la figura dello psicologo oggi servirà per rimetterci in sesto, per ricostruire un’identità sociale perduta. E ci auguriamo che questo supporto possa diventare uno dei capisaldi del nuovo sistema sanitario nazionale”.

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