L’ASD (Associazione Sportiva Dilettantistica) “Fuori dagli Schemi” nasce dall’unione di quattro percorsi e di quattro approcci diversi, complementari. In particolare il progetto “Correndo verso l’integrazione” si concretizza 12 anni fa dall’esperienza di uno dei soci fondatori, il dottor Antonio Cicero, neuro psicomotricista dell’età evolutiva che mette al centro l’aspetto terapeutico relazionale ed emozionale, con un ragazzo affetto da sindrome autistica.
La sua idea fu quella di creare un protocollo di allenamento adatto a migliorare non solo le capacità motorie e prestative dell’atleta, ma anche e soprattutto l’area relazionale dello stesso: obiettivo target per questo tipo di disabilità. Nacque, allora, questo protocollo frutto delle conoscenze accademiche e delle esperienze di Cicero, che nel corso degli anni è stato affinato sulla base della immensa variabilità della sindrome dello Spettro Autistico che riguarda sia la sfera fisica che quella relazionale.
L’obiettivo delle sessioni, così come “il rinforzo dato al bambino” per ogni comportamento positivo, è la relazione. Nel raggiungimento di questo obiettivo prioritario, si individuano obiettivi motori da traguardare sessione per sessione. Il tutto è proposto al bambino in maniera ludica, di modo che quel posto sia da subito per lui un luogo felice e dove si ha voglia di tornare. Per questo ultimo obiettivo, la creazione di un posto felice, lo stadio delle Palme è un ambiente decisamente facilitante; in primo luogo perché lo spazio ampio, il panorama e l’aria fresca e pulita consentono al bambino di sentirsi immerso nella natura, ma in un ambiente sicuro e controllato; in secondo luogo, e da non sottovalutare, per fare gruppo.
Abbiamo intervistato Antonio Cicero che ci ha parlato delle attività dell’associazione, con particolare attenzione al progetto “Correndo verso l’integrazione“: «Ho iniziato quest’attività 12 anni fa con un ragazzo autistico durante il periodo di studi, come ulteriore esperienza rispetto ai 3 anni di tirocinio previsti dal mio corso di laurea. Ho, dunque, cercato una famiglia che avesse tra i suoi componenti un soggetto autistico per fargli da babysitter – prosegue Cicero – e capire meglio come si vive questa condizione e cosa accade all’interno del contesto familiare».
«Scoprìi che questo ragazzo, con grandi difficoltà, faceva atletica e sviluppai su di lui e per lui una sorta di programma (o protocollo). Da li, cominciai a ricevere altre richieste e sentii l’esigenza di andare oltre il rapporto 1:1, cioè operatore adulto e bambino, ma di mettere in relazione bambini della stessa età presso delle strutture. Dopo un lungo percorso e tante difficoltà, a luglio dell’anno scorso, ho avviato la mia associazione e, con i miei collaboratori, sto portando avanti questo progetto pionieristico».
«Abbiamo stipulato una convenzione con la Facoltà di Scienze Motorie per avviare percorsi di tirocinio e svolgiamo le attività lunedì, mercoledì e venerdì dalle 15 alle 18 allo Stadio delle Palme e in, in caso di pioggia, in una palestra convenzionata. Sono molto orgoglioso dei risultati che stiamo ottenendo, il 7 aprile faremo la prima gara, e – conclude Cicero – invitiamo, chiunque voglia, a vivere l’esperienza diretta con i ragazzi perché, davvero, ti cambia la vita».
Negli anni, alla professionalità del dottor Cicero, si è aggiunta quella di un altro socio fondatore e segretario di Fuori Dagli Schemi, Francesco La Versa, atleta e allenatore della nazionale Italiana di atletica leggera Fispes ( Federazione Italiana Sport Paralimpico e Sperimentale) e referente tecnico per la Sicilia dell’atletica Fisdir ( Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva Relazionale ), il quale ci ha raccontato la sua esperienza e ci ha parlato del suo ruolo all’interno dell’associazione: «Io sono il tecnico e, nel mio lavoro, le difficoltà che incontri sono molte perché variano in base alla persona che hai di fronte».
«Poiché, appunto, le criticità possono essere tante e diverse – prosegue La Versa – anche il minimo miglioramento per noi è una vittoria: una di queste è la partecipazione di uno di questi ragazzi ad una manifestazione agonistica con la Federazione Fisdir, che ha affrontato un percorso terapeutico e graduale di tre anni, e che adesso si relaziona con i suoi simili».
«Svolgo questo lavoro da sei anni e lo definisco un po’ “folle”: in primo luogo perché far relazionare soggetti autistici tra loro è davvero difficile e, in secondo luogo, perché la nostra attività “spaventa” coloro che, non conoscendo le problematiche e le dinamiche di questa patologia, non comprendono le reazioni comportamentali di tali soggetti. Vorremmo far comprendere a chi non conosce questa patologia – conclude il tecnico – che questi ragazzi non rappresentano un “ostacolo”, bensì una “risorsa” e, per chi non la conoscesse o la temesse, dico “veniteci a trovare e capirete!”》.
Alla squadra si aggiunse la dottoressa Noemi Piccionello, all’inizio da semplice volontaria ed oggi presidentessa dell’associazione, chinesiologa ed esperta delle attività motorie preventive e adattate. L’abbiamo intervistata e ci ha anche raccontato un episodio molto toccante della sua vita professionale e personale: «Oltre al lavoro sul campo, svolgo attività di conoscenza e diffusione della nostra associazione con le scuole, l’Università e gli altri enti che si occupano di disabili, e ho recepito la metodologia di approccio da Antonio Cicero».
«Per me – spiega la Piccionello – lavorare con questi ragazzi significa tutto e ho compreso sin da subito che ciò che mi trasmettono e che mi danno non lo avrei trovato da nessun’altra parte: sono la mia vita e il mio sorriso di ogni giorno lo devo a loro. A volte – continua la Presidentessa – è frustrante perché ti trovi di fronte ad una persona che fa 10 passi avanti e 20 indietro, ma riesci a superare il tutto quando ti restituisce un sorriso».
«Ho cominciato tre anni fa – prosegue la Piccionello – con un’esperienza in acqua con la pallanuoto presso associazioni onlus e, successivamente, ho incontrato Antonio e aderito al suo progetto trovando subito compatibilità. Per specificare meglio di cosa si tratta, l’autismo fa parte delle patologie dello Spettro Autistico, i cui sintomi sono difficilmente classificabili e non presenti nei documenti ufficiali, ma definibili come deficit dell’area emozionale e della percezione: persone molto intelligenti che nascondo un grande mondo dietro di sé e che, con il giusto canale di comunicazione, ti permettono di renderle note anche a loro stessi».
«È molto importante non ghettizzarli né averne paura a causa delle loro reazioni “scattose” (istintive), perché non sono assolutamente bambini violenti, ma solo molto sensibili. Per avvicinarsi a loro senza destabilizzarli – prosegue la Piccionello – è necessario assecondare i loro stati d’animo che variano continuamente. Un episodio che non dimenticherò mai – racconta la Piccionello – accaduto tempo fa, è stato quando, arrivata a lavoro dopo una difficile giornata in famiglia e in un momento brutto della mia vita, un bambino che seguivo da tempo, e che non si era ancora aperto a me, mi ha guardata senza parlare, si è avvicinato a me mi prende la mano, con la mia mano afferrò sua, la portò sul mio viso, mi dette una carezza e mi baciò: riusci a comprendermi come nessuno aveva fatto》.
《A chi si sente scoraggiato e non sa come affrontare questa patologia – conclude la Presidentessa – dico di fare un bel respiro e di sapere che non sono soli: la strada è lunga e tortuosa, ma questi “schemi”, prina o poi, li abbatteremo, perché avere un figlio disabile significa solo avere una persona speciale di cui prendersi cura e bisogna lasciarsi guidare dalle perdone giuste per farlo vivere meglio».
Valentina Lo Bello, altra socia fondatrice e tesoriera di Fuori dagli Schemi, educatrice della prima infanzia e onoterapista (Terapista che opera con l’ausilio degli asini) contribuisce alle finalità dell’associazione occupandosi delle attività riservate alle fasce di età dai 4 ai 6 anni. Oggi l’Asd sta crescendo, con i principi di base di 12 anni prima ma con un obiettivo in più, quello dell’integrazione del gruppo di bambini disabili con un gruppo di bambini normodotati.
“CORRENDO VERSO L’INTEGRAZIONE – IL PROGETTO”
L’attività che “Fuori dagli Schemi” si prefigge di svolgere è un avviamento all’atletica leggera con una buona base di psicomotricità. Il gruppo è costituito da due sottogruppi: un gruppo di normodotati e un gruppo di persone con disabilità intellettive relazionali, nello specifico con sindromi dello spettro autistico. Nella programmazione sono previsti dei momenti di lavoro congiunto dei due gruppi e dei momenti di lavoro separato, così da garantire per entrambi i gruppi un ottimale raggiungimento degli obiettivi prefissati. Il gruppo di normodotati è affidato a uno/due allenatori qualificati, mentre per il gruppo di disabili è previsto un rapporto 1:1 (rapporto Operatore-Ragazzo). Durante l’anno di attività, inteso come macrociclo, si svolgono le seguenti fasi:
Fase 1: ACCOGLIENZA ED ESPLORAZIONE DELL’AMBIENTE
Il lavoro comincia nel momento in cui il bambino arriva allo stadio per la prima volta. Questo momento è infatti importantissimo, in quanto rappresenta l’impatto che quel luogo avrà sul bambino e dunque da subito l’obiettivo è farlo sentire a suo agio, nei suoi tempi e con i suoi spazi. Si tende quindi, in questa fase, a facilitare le reazioni positive spontanee del bambino, valutandone le caratteristiche e le competenze.
Fase 2: SOCIALIZZAZIONE
Dopo una prima fase di accoglienza ed esplorazione dell’ambiente, si passa alla seconda fase di socializzazione. In questa fase l’operatore avrà la possibilità di raccogliere delle informazioni su cui costruire un piano di intervento individualizzato.
FASE 3: RIMODULAZIONE DEGLI SCHEMI MOTORI
In questa fase l’operatore lavora sugli schemi motori di base, come deambulazione, salto, corsa e quadrupedia puntando al raggiungimento della coordinazione crociata.
FASE 4: POTENZIAMENTO e AFFINAMENTO DELLO STILE IN BASE ALLA SPECIALITA’ ATLETICA PRESCELTA
Questa fase si raggiunge nel tempo, quando sono già state affinate le capacità motorie di base e l’individuo è pronto a uno stress fisico ed emotivo che una eventuale prestazione agonistica potrebbe richiedere.