“Quando si parla di vino e viticoltura in Italia, parliamo di un comparto di punta che traina il nostro settore primario. Ma come ben sappiamo non è tutto oro quello che luccica. Tutto è perfettibile, può aumentare la produzione, i volumi e l’export. Ma rilevo ancora una mancanza di programmazione tutta italiana”. Lo ha detto il presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino nel corso del suo intervento al convegno “Vitivinicoltura, crisi e prospettive” che si è svolto questo pomeriggio, nei locali della Sala Azzurra di Petrosino (Tp). “Bene il testo unico che dovrebbe rendere più agile la burocrazia per gli addetti ai lavori – ha evidenziato Scanavino – ma serve comunque una programmazione di ampio respiro per il comparto nel suo insieme. Come Cia riteniamo strategici i concetti di filiera e di interprofessione. L’Italia si caratterizza storicamente per il frazionamento della proprietà. Occorre trovare per i tanti piccoli produttori/conferitori delle forme di aggregazione (cooperative, Op, reti di impresa) con l’industria dell’imbottigliamento, per i vini destinati al grande consumo, attraverso forme di contratto che evitino le valutazioni quotidiane di mercato, ma siano legati a una programmazione”. “Se il viticoltore sceglie di coltivare Chardonnay piuttosto che Nero d’Avola – ha sottolineato Scanavino – lo deve fare perché c’è dietro una precisa indicazione delle tendenze di mercato. Ecco che la messa a sistema del percorso dal vivaista alla distribuzione è l’elemento che può dare serenità al mondo del vino”. “Una filiera efficiente – ha concluso Scanavino – produce valore aggiunto e in Italia ci sono molti esempi virtuosi. La realtà siciliana si colloca a pieno titolo dentro questa logica”.
“Le aziende vitivinicole – ha detto Rosa Giovanna Castagna, presidente regionale Cia Sicilia – chiedono un impegno concreto alla politica istituzionale affinché ponga le basi per un programma a lungo termine che valorizzi le ottime produzioni del settore. C’è un divario molto ampio tra costi di produzione e prezzo delle uve”. “Il problema più grande rimane il prezzo del vino sfuso, nonostante sia di indiscussa qualità. Le potenzialità ci sono tutte – ha concluso Castagna – e non mancano alcuni strumenti, occorre costruire un’adeguata strategia di sviluppo”.