Nel corso degli ultimi anni, Palermo è diventata un vero e proprio cantiere a cielo aperto: anello ferroviario, manutenzione della circonvallazione, passante ferroviario, lavori nella zona portuale. Al di là degli innumerevoli disagi lamentati da automobilisti e commercianti, ritiene che tutto ciò abbia contribuito a risollevare le sorti dell’edilizia e delle attività ad essa legate nel territorio cittadino?
Certamente, ma non basta. E lo dimostrano le recenti proteste sindacali dei lavoratori del settore che chiedono lo sblocco dei lavori pubblici del Comune e dell’area metropolitana, in particolare delle opere che riguardano le strade secondarie, e l’inserimento delle clausole sociali nei capitolati d’appalto per i lavoratori svantaggiati, norme di contrasto al lavoro nero e all’elusione contributiva e previdenziale e dei contratti; le attuali condizioni dell’edilizia, che pur registra una timida ripresa nel tessuto urbano, non sono floride. E, purtroppo, le attività produttive e commerciali cittadine hanno subito notevoli danni a causa della lentezza dei lavori in corso.
L’ammodernamento della città non può che vederci favorevoli – per quanto mi riguarda, certi interventi avrebbero dovuto essere realizzati già anni fa- tuttavia non può comportare il collasso degli operatori economici i cui esercizi ricadono nelle aree interessate.
Il Collegio da Lei guidato è stato spesso al centro, anche mediaticamente, di un dibattito acceso con il Comune di Palermo in merito ad alcune istanze cruciali portate avanti dalla categoria che rappresenta: in primis, la necessità di rendere funzionale il polo tecnico municipale, a partire dagli uffici dell’Edilizia privata. Pensa che il confronto serrato intrapreso dal Collegio abbia , ad oggi, condotto a dei risultati tangibili in tema di miglioramento dei servizi offerti alla cittadinanza e ai professionisti che, a vario titolo, si interfacciano con questa parte dell’amministrazione comunale?
Il dialogo è sempre utile, perché serve a chiarire le reciproche posizioni: nello specifico, l’interlocuzione del Collegio con l’assessore al ramo Emilio Arcuri, al quale va riconosciuto di avere ascoltato le nostre lamentele sulla mancata funzionalità del polo tecnico comunale, e di avere recepito la necessità di intervenire, si è rivelata positiva. Tra i risultati più visibili che abbiamo ottenuto pungolando il Comune, va citato l’incremento dei giorni di ricevimento e la migliore resa della piattaforma telematica, oltre alla velocizzazione delle pratiche edilizie on line, a partire dalla Segnalazione Certificata per l’Agibilità (SCA).
Lei ha spesso sottolineato la connessione esistente tra un certo tipo di burocrazia lenta e farraginosa e il ricorso a scorciatoie clientelari. In che modo, tutto questo, si tradurrebbe nel campo dell’edilizia?
Intendevo e intendo significare che la trasparenza e l’efficienza della macchina amministrativa rappresentano preziosi antidoti a qualsivoglia forma di illegalità. Tutto questo non riguarda, ovviamente, soltanto l’edilizia ma più in generale, gli uffici di qualunque settore. La legalità è la naturale conseguenza dell’efficacia amministrativa. Se quest’ultima manca, il cittadino si sente abbandonato a se stesso e non sempre possiede gli strumenti critici adeguati per comprendere che le clientele sono sbagliate. Tutti gli uffici pubblici dovrebbero rappresentare un presidio di rispetto delle regole, ma è chiaro che a osservare le norme non può essere solo l’utenza, che spesso interpreta come un sopruso la lentezza che frena lo sviluppo e la volontà di fare impresa. Quando la macchina pubblica è, invece, sana e al servizio del cittadino, diventa uno strumento di fondamentale importanza per garantire ordine, benessere e crescita economica.
Quali sono le azioni più significative messe in campo dal Collegio negli anni in cui ha ricoperto il ruolo di presidente?
Cominciamo dalla più recente, che riguarda l’avvio di GeoForm, nuova piattaforma di formazione professionale che agevolerà soprattutto i colleghi che vivono e operano in aree decentrate, garantendo un aggiornamento di elevatissima qualità, oltre all’approfondimento di materie nuove. Tra l’altro, mi piace ricordare che proprio a Palermo, in occasione del congresso nazionale della categoria tenutosi nel 2005, nacque la formazione professionale. Un altro punto di forza relativo all’operato degli ultimi anni è rappresentato dalla creazione del centro di mediazione professionale e dalla costituzione della Fondazione Geometri, che è stata concepita anche per supportare i geometri in difficoltà economiche.
Cosa rimane ancora da fare?
Occorre intensificare ulteriormente il dialogo con le istituzioni, a partire dagli Enti Locali. Il Collegio di certo continuerà a fare da pungolo alla politica, affinchè possano essere chiarite al meglio le competenze della categoria. Vogliamo inoltre continuare a dare una forte connotazione alla nostra azione in termini sociali, portando avanti le nostre battaglie di civiltà: la più importante è quella finalizzata al ridimensionamento e successivamente all’abbattimento delle barriere architettoniche, che non consentono agli anziani nè ai diversamente abili di potere vivere appieno la dimensione di cittadino negli spazi urbani e di partecipare in modo adeguato alla vita pubblica, relazionale e culturale.
Alla luce di tutto ciò, si ricandiderà per dare continuità al percorso intrapreso e completare quello che ancora non è stato realizzato?
Sì, lo farò, anche e soprattutto per dare continuità al lavoro svolto e rispondere così alle sollecitazioni dei colleghi che mi hanno chiesto di ripropormi e di portare a termine tutto quello che nel corso dell’ultimo quadriennio è stato fatto. La mia decisione è ovviamente legata all’elevato indice di gradimento riscontrato presso gli iscritti, che non hanno mai mancato di manifestare le proprie idee, formulando suggerimenti e proposte per migliorare le condizioni della categoria, e per questo io li ringrazio. Anche le critiche, laddove espresse civilmente, servono a orientare al meglio le azioni da intraprendere.
Le giovani generazioni sono state spesso al centro di alcune campagne informative e formative realizzate o promosse dal Collegio, con l’obiettivo di orientare gli studenti a scegliere la professione del geometra per il futuro. Evidentemente, si ritiene che essa abbia ancora molto da offrire, nello scenario di un mercato del lavoro in continua evoluzione e contrassegnato da dinamiche sempre nuove.
La ringrazio per questa domanda, perchè mi consente di sottolineare quanta importanza attribuiamo alle nuove generazioni. Durante il mio mandato, ho commissionato uno spot ad hoc che potesse in qualche modo sintetizzare il senso della professione del geometra, antica e moderna al contempo. L’obiettivo della campagna, prevalentemente rivolta ai giovani ma anche ai loro genitori, era quello di orientarli a scegliere, dopo le medie, l’ Istituto Tecnico per Geometri, per ottenere così il diploma di tecnico costruzioni ambiente e territorio. Vorrei inoltre ricordare che il Collegio da me presieduto nel 2016 ha conferito un premio allo studente dell’Istituto Tecnico per Geometri “Filippo Parlatore” Claudio Martorana nell’ambito del progetto “Georientiamoci” per avere interpretato al meglio l’idea fondante del concorso “La mia città di domani”. “Georientiamoci” è un progetto didattico promosso dalla Fondazione Geometri Italiani, con l’obiettivo di aiutare studenti e genitori a conoscere il nuovo percorso formativo dell’istituto tecnico del settore tecnologico ad indirizzo Costruzioni Ambiente e Territorio (CAT) che ha sostituito il tradizionale Istituto Tecnico per Geometri (I.T.G). In quell’occasione, inoltre, sono state messe in luce, ancora una volta, le grandi potenzialità dei geometri nella ridefinizione del paesaggio e nella costruzione di città vivibili e funzionali: un tema che la categoria privilegia e sul quale, di certo, si fonderà l’azione dei geometri che verranno.
Dia un suggerimento a un giovane intenzionato a fare del geometra la propria professione.
L’unico suggerimento che posso dare è racchiuso nella parola studio. Non vi sono altre indicazioni se non quella di approfondire, ricercare, coltivare la curiosità e la voglia di saperne sempre di più per essere competitivi, qualificati e preparati alle sfide che il mercato del lavoro impone con ritmi incalzanti. La parola chiave si chiama conoscenza.
Rispetto ad altre professioni tecniche, quale elemento contraddistingue, ontologicamente, il ruolo del geometra?
Il tratto distintivo del geometra, nel corso del tempo, è sempre stato rappresentato dalla dimensione di “prossimità” che contraddistingue il suo lavoro e il contatto con la gente: un approccio familiare, concreto e votato tradizionalmente alla rapida risoluzione dei disagi. Il geometra è percepito, molto più di altri esponenti di professioni tecniche, come uno di famiglia, senza nulla togliere all’autorevolezza e alle competenze professionali e gode, da sempre, di una popolarità affettuosa legata appunto, al contatto umano. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che, soprattutto nel corso degli ultimi decenni, la figura del geometra ha attraversato profondi cambiamenti culturali, molti dei quali legati anche all’attenzione verso istanze di fondamentale importanza quali la tutela del paesaggio, la sostenibilità delle costruzioni e la necessità di ridurre al minimo l’impatto ambientale. I geometri sono concretamente schierati contro l’abusivismo, la cementificazione selvaggia e le scelte irrazionali che antepongono il profitto alla salvaguardia delle risorse naturali.
Parliamo di donne e professione. Una donna geometra, quale contributo in termini di idee può apportare alla professione?
Oltre alla dedizione e all’impegno, che di certo non sono prerogative legate al genere, una donna può arricchire di contenuti questa professione, un tempo considerata esclusivamente maschile, con la propria sensibilità e il proprio intuito. In qualsiasi campo operino, le donne sono in grado di mescolare emozioni e rigore, creatività e concretezza. Personalmente, sono molto felice dell’incremento che la presenza femminile sta registrando all’interno della categoria: si tratta di una spia significativa del consenso che la professione conquista anche presso fasce di popolazione, quali le donne, appunto, un tempo ritenute poco idonee a svolgere questo ruolo, malgrado non siano mai esistiti vincoli in termini di legge. La presenza sempre più sostanziosa delle donne è inoltre emblematica delle evoluzioni che la figura del geometra sta compiendo, in linea con i cambiamenti che attraversano tutta la società e che richiedono sempre più frequentemente caratteristiche di adattabilità e versatilità. Nello specifico, il Collegio di Palermo annovera al proprio interno trentatrè iscritte: di certo non molte, ma mi auguro che il numero sia destinato a crescere anche perché sempre più donne partecipano agli esami di abilitazione. Inoltre, il nostro Consiglio è composto, tra gli altri, da due unità femminili.
Si ringrazia Marianna La Barbera dell’Ufficio Stampa del Collegio dei Geometri e Geometri laureati della provincia di Palermo per la collaborazione.