Quattro P, nelle lingue araba, ebraica, fenicia e greca, per contraddistinguere Palermo Capitale della Cultura 2018: è questo il logo realizzato da una giovanissima allieva dell’Accademia di Belle Arti, Sabrina Ciprì, che ricorda questi quattro popoli che abitarono e realizzarono le fondamenta del capoluogo siciliano. Ma quattro sono anche i Canti del Teatro del Sole, le Sante Patrone, e le lingue sulla stele della Zisa.
Palermo Capitale della Cultura 2018: un momento atteso per la nostra città, e non solo, che finalmente stamani ha preso il via con un primo incontro alla sala Onu del teatro Massimo insieme al sindaco di Palermo Leoluca Orlando, all’assessore comunale alla Cultura, Andrea Cusumano, e al neo Governatore della Regione Sicilia, Nello Musumeci.
«Palermo non è soltanto Capitale della Cultura Italiana – ha dichiarato il Sindaco Leoluca Orlando – è anche patrimonio dell’umanità, sede di Manifesta, e soprattutto è capitale di “culture”, anche di quelle diverse dalla “cultura artistica” o nate in altre parti del mondo che qui divengono palermitane e che fanno della nostra città un punto di riferimento nel mondo, mostrando come negli ultimi quaranta anni essa sia cambiata. Ed il nostro è stato un cambiamento essenzialmente culturale. Palermo deve essere pronta per questo riconoscimento che è anche un’occasione nella quale emergono le eccellenze».
«Le due mostre sulla memoria, quella della Shoah e quella sui 50 anni del terremoto del Belice, a Palazzo Sant’Elia, hanno già introdotto gli eventi di Palermo Capitale della Cultura – ha spiegato l’assessore comunale alla Cultura, Andrea Cusumano – mentre tra le iniziative legate all’Anno Europeo del Patrimonio, “Palermo laboratorio del dialogo tra le culture” che partirà l’8 marzo fino all’11 marzo. A Palermo, dopo questo anno, resterà sicuramente la consapevolezza di una città che può crescere attraverso lo sviluppo culturale ed una proiezione verso il futuro. Diverse e interessanti saranno le iniziative che faremo con l’Aga Khan Trust for Culture (AKTC), di cui il primo evento sarà a breve, il 2 marzo, con la presentazione in anteprima mondiale di un importante progetto». Tale progetto riguarderà la ricostruzione del suq, della moschea degli Omayyadi e del minareto di Aleppo, patrimonio Unesco, distrutti in un conflitto nel 2013.
Palermo Capitale della Cultura inizierà con oltre 780 iniziative, tra arte, musica, teatro, grandi eventi, appuntamenti, convegni, sport, con l’auspicio di raddoppiare il numero degli appuntamenti entro la fine dell’anno, e aggiornando mensilmente il programma che, da domani, sarà visionabile sul sito ufficiale della manifestazione. “Love difference”, sarà invece il grande tavolo specchiante con la forma del bacino del Mediterraneo che, per ben 12 mesi, sarà installato nel Salone delle danze della Fondazione Sant’Elia. Tante saranno le mostre di rilievo internazionale, come le immagini di Spencer Tunick, di Robert Capa, la mostra evento su Antonello Da Messina, le installazioni di Jan Fabre, Shozo Shimamoto e tante altre esposizioni; ed ancora ci sarà il Premio delle Arti del MIUR (ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca), il Festival MigrArti, la Festa europea della Musica, che a Palermo, il prossimo giugno, porterà oltre mille giovani europei. E naturalmente, verranno altresì compresi i Festival cittadini che, come di consueto, annualmente si svolgono a Palermo, insieme ai programmi collaterali di Manifesta. Diversi saranno inoltre i progetti che si concluderanno nel 2020, come il restauro di Palazzo Butera, il museo della collezione Valsecchi, l’apertura di due nuovi parchi: Al Medina Al Aziz, alla Zisa, ed il Parco della casina cinese – museo Pitrè.
«Ci tengo a sottolineare come la Regione Siciliana non voglia restare spettatrice – ha aggiunto il Presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci –, credo che tutti i comuni dell’Isola debbano quest’anno considerarsi capitali della cultura. Affrontiamo quindi con grande forza e serenità questa grande prova, che arriva in un anno difficile con tante problematiche da superare. Al comune di Palermo, e a tutti gli altri comuni che in futuro otterranno dei titoli, saranno stanziati dei contributi di un milione di euro. Ciò servirà anche per divenire sempre più ambiziosi e per imparare a guardare oltre. Matera, per esempio, è diventata importante perché ha assunto piena consapevolezza del suo ruolo. Tutto ciò che sarà possibile fare, lo faremo, perché qui ci giochiamo la credibilità».
L’inaugurazione ufficiale di Palermo Capitale della Cultura 2018 è poi avvenuta alla Sala Grande del teatro Massimo, con la presentazione del programma, la scopertura del logo, e la partecipazione del Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e del ministro ai Beni e alle Attività Culturali, Dario Franceschini.
Il Coro delle voci bianche e il coro multietnico Arcobaleno del teatro Massimo di Palermo hanno accolto il Presidente del Consiglio e il Ministro, cantando l’inno nazionale, e così ha preso il via la cerimonia di apertura. Presenti inoltre in platea varie autorità civili, militari e religiose, e diversi sindaci dei comuni del palermitano.
«L’idea di istituire nel nostro ordinamento, con legge, la capitale italiana della cultura – ha commentato il ministro Dario Franceschini – è nato con Matera Capitale Europea della Cultura. L’Italia è il paese delle cento città, dei borghi, di un’importante storia, e meritava tale riconoscimento per i propri luoghi. Il percorso per tali assegnazioni, è trasparente e competitivo, e rappresenta inoltre un grande lancio grazie anche ai media nazionali e mondiali. Una competizione che, si spera, diventerà sempre più crescente. Per Palermo invece sono certo che il ruolo di Capitale rimarrà oltre il 31 dicembre 2018, poiché continuerà ad esserlo, tra gli altri aspetti, anche per il dialogo e per il Mediterraneo».
A prendere per ultimo la parola durante la cerimonia dal palco del teatro Massimo, il Premier Paolo Gentiloni. «Dobbiamo utilizzare questa bella occasione – ha detto il Primo Ministro – a Palermo si sono sedimentate tutte le culture, e questo è il sentimento che la città offre. Palermo, inoltre, è una città che sa stare al mondo e non ha mai rinnegato le sue radici e la propria identità. E queste, da secoli, sono le città italiane che parlano al mondo intero. Guai a rinunciare alla nostra identità e alla nostra storia, guai a chiuderci. Questa storia di successo, non è solo palermitana, ma può essere rivendicata per fare onore a tutta la Sicilia, pensiamo al G7di Taormina, che ha rappresentato un grande biglietto da visita internazionale».