Si è svolto ieri, mercoledì 30 maggio, al Centro Amazzone, in via Dello Spirito Santo, ex convento dello Spirito Santo, a Palermo, il primo incontro del ciclo di appuntamenti dedicato al dibattito e al dialogo tra medici e pazienti, con la partecipazione di alcuni studenti del Liceo “Cannizzaro” di Palermo.
Ospiti presenti al primo appuntamento sono stati i dottori Franco Lo Sardo, direttore del dipartimento di Senologia della Clinica “La Maddalena” di Palermo, Biagio Agostara, primario di Oncologia medica dell’ospedale Civico di Palermo e Adriana Cordova, docente di Chirurgia plastica all’Università di Palermo e responsabile della unità operativa di Chirurgia plastica della mammella del Policlinico “P. Giaccone” di Palermo nonché presidente della Società italiana di Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica. Il dibattito è stato condotto dalla giornalista Marina Turco.
L’incontro ha visto confrontarsi pazienti, studenti e i cittadini intervenuti per saperne di più sul fronte della cura del tumore al seno. Con la presenza di un chirurgo, di un oncologo, di un chirurgo della ricostruzione, il percorso terapeutico della paziente ha attraversato le fasi classiche della cura, ma anche della prevenzione legata ai rischi di insorgenza del cancro.
Fidarsi ciecamente dei propri medici è importante, ma è altrettanto importante che i pazienti possano comprendere e, in un certo senso, autogestirsi nel percorso terapeutico attraverso una comunicazione e un’interazione medico-paziente chiara, completa e approfondita sulle patologie, le cure e su tutte le possibilità terapeutiche attualmente disponibili.
Questo il tema di apertura del dibattito che ha visto l’intervento di tre esperti impegnati, rispettivamente, in quelle che sono le fasi principali di diagnosi, cura e riabilitazione di una patologia oncologica al seno. È emerso dal dibattito che, il tumore al seno, è una delle patologie oncologiche che ha una percentuale maggiore rispetto alle altre e che può essere combattuta e vinta, soprattutto, se diagnosticata in fase iniziale e seguendo delle abitudini quotidiane, quali alimentazione e attività fisica, sane e costanti.
Chiarezza delle informazioni, espresse con un linguaggio comprensibile a tutti, e capacità di saperle comunicare al paziente, interviene in merito e sviluppa questo tema il dottor Biagio Agostara: «Sarebbe impossibile per un medico con le idee poco chiare, approcciare serenamente al paziente, poiché quest’ultimo lo percepisce. Ogni individuo – prosegue l’oncologo – è, sia geneticamente che psicologicamente, unico e necessita di un approccio specifico e personalizzato da parte del medico, senza alcun tipo di “raggiro”, affinché abbia la consapevolezza del percorso terapeutico che dovrà affrontare e si stabilisca un rapporto di “complicità” col medico».
«Capita a volte – spiega il dottor Franco Lo Sardo – che la paziente si impaurisca quando le diciamo che si trova in una situazione di urgenza immediata: in questi casi, è necessario far comprendere alle stesse che, oggi, queste patologie possono essere curate e che la diagnosi tumorale ha una storia di circa 3/4 anni dalla cellula degenerata ad un centimetro cubo di cellula, quindi l’intervento urgente risulta più una questione psicologica che clinica».
«Oggi esiste un dialogo tra il tumore asportato e l’oncologo – prosegue il dottor Lo Sardo – perché conosciamo tutti i dati di quello specifico caso e possiamo intervenire in maniera mirata per quel tipo di tumore; questo ci ha permesso di giungere, ad oggi, all’80% circa di casi di guarigione di tumore alla mammella».
Un focus sulla fase ricostruttiva, a seguito di un intervento di mastectomia o, nella tecnica più moderna di approccio, di quadrantectomia lo fa la dottoressa Adriana Cordova, che spiega: «La cosa che chiedo alle pazienti è: “ma lei, la ricostruzione, la vuole fare?” perché è diventata parte integrante del trattamento del tumore mammario, ma non è un “salvavita” bensi una scelta a discrezione della paziente. Oggi la ricostruzione – prosegue il chirurgo – avviene contestualmente alla mastectomia, ma è necessario chiedere alle pazienti stesse cosa intendano fare, comunicando anche la tecnica da utilizzare che, essenziamente, prevede o l’utilizzo di protesi di materiali sintetici o di tessuti della paziente stessa estratti dalla pancia».
La ricostruzione dà una grande spinta emotiva alla paziente che immagina il suo miglioramento e contribuisce alla guarigione. Ci sono regole precise, riferisce ancora lo dottoressa durante il suo intervento, che variano in base alla dimensione, al tipo di tumore e alle caratteristiche della paziente.
Nella maggior parte dei casi, oggi, si ricorre alla chirurgia conservativa (cioè, non più l’asportazione totale della mammella, ma di una parte, definita quadrantectomia) e, se la mammella ha dimensioni sufficienti, viene riassemblata e ricostruita in maniera armoniosa. L’utilizzo di una tecnica rispetto ad un’altra va effettuata dal chirurgo che valuterà caso per caso (vedi il caso di Angelina Jolie).
Controlli periodici, palpazione, ecografie e mammografie a partire dai 40 anni (in caso di predisposizione genetica o familiarità, i controlli sono consigliati a partire dai 30 anni) nonché abitudini di vita e alimentari sane, contribuiscono alla lotta contro l’insorgenza di queste patologie. È previsto, infatti, presso il Centro Amazzone, il prossimo 6 giugno a partire dalle 16:30, il secondo incontro del ciclo durante il quale verranno trattati i temi di corretta alimentazione e stili di vita sani.
Un’informazione molto importante emersa durante l’incontro è la casistica di tumore al “seno” maschile: è, infatti, noto che nel 3% dei casi, anche gli uomini sono soggetti a tale patologia e che, quindi, è bene eseguire diagnosi precoci soprattutto con l’avanzare dell’età: uno dei maggiori fattori di rischio per l’insorgenza delle neoplasie (tumori).