“Caltabellotta, località antichissima nell’entroterra in provincia di Agrigento, che vi stupirà per la sua incredibile posizione: il paese si trova infatti tutto abbarbicato su dei picchi montuosi, con un’alta rupe che domina le case e una conformazione che segue il pendio irregolare e aspro del territorio. Data l’origine e la lunga storia di Caltabellotta, non mancano monumenti e testimonianze di molte epoche diverse, tra cui resti archeologici greci e romani, le rovine del castello normanno sotto la rupe, un antico monastero benedettino, numerose chiese e molto altro ancora”. Così Skyscanner, motore di ricerca internazionale di viaggi, la descrive e la classifica come uno dei venti paesi più belli d’Italia.
Probabilmente è stata scelta per la bellezza naturale dei luoghi, per l’incanto dei vicoli scoscesi alternati a larghe gradinate, con stradine strette strette, con archi in pietra che si allargano in suggestive piazzette, per quell’aria frizzantina appena svegli, per il tripudio di colori e di profumi, per quella luce abbagliante in una giornata di sole. Ecco Caltabellotta è un connubio di tutto ciò.
Luogo incantato, menzionato da Goethe, da Boccaccio nel Decameron e musicato da Wagner nel Parsifal, dalle tradizioni antichissime e allo stesso tempo pieno di cultura e di storia, e che domina dai suoi 950 metri di altezza buona parte della Sicilia meridionale e non distoglie mai lo sguardo al mare.
Le origini di Caltabellotta sono millenarie. Anticamente mitica Camycus, (Camico), costruita dal Re Cocalo ed utilizzata da Dedalo per sfuggire a Minosse. Successivamente, sulle sue rovine sorse la greca Triocala, chiamata così per le sue ‘tre cose belle’: roccaforte inespugnabile, abbondanza delle acque e per la fruttuosità delle sue campagne, particolarmente vocate alla coltivazione dell’ulivo.
Resti archeologici sia greci che romani riferiscono dell’importanza della cittadina in epoca classica. Con l’arrivo degli arabi l’insediamento fu distrutto e venne riedificato l’abitato di ‘Qalat al ballut’, ovvero ‘rocca delle querce’, da cui ebbe origine l’odierna denominazione, Caltabellotta.
Giunti i Normanni, arrivò il benessere, fu il Conte Ruggiero II a far costruire sulla cima delle tre rupi una fortezza, che ancora oggi porta il nome di Monte Castello, ma Caltabellotta è passata alla storia perché qui venne firmato, tra il 24 e il 31 agosto del 1302, il trattato di pace che mise fine alla Guerra del Vespro e che consegnò alla casata Aragonese la corona di Sicilia nella figura di Federico III. Successivamente fu possedimento dei Peralta, dei De Luna e poi dei Moncada e infine degli Alvarez de Toledo.
Il piccolo paese regala a chi ci vive e anche a chi si appresta a vagare per le sue strade, tra scorci d’incanto e insediamenti preistorici, un’atmosfera di pace e tranquillità. A rendere Caltabellotta meta ambita dei turisti è la presenza di importanti monumenti che hanno arricchito la cittadina.
Da vedere la bella Chiesa Madre, antica Cattedrale, il cui nucleo originario risale ai Normanni e dove spiccano una Madonna con Bambino e un San Benedetto del 1536 del Gagini.
Dietro la chiesa si trova il massiccio campanile a pianta quadrata, chiamato dagli abitanti del luogo, ‘Mortorio’. Poco più in alto, fra le guglie rocciose si trova una pietra scolpita a forma di altare con canalette ai lati che la tradizione vuole sia il luogo dove si facevano i sacrifici al dio Kronos.
Quasi sotto la rupe si trova la bella chiesa di Sant’Agostino, d’origine
trecentesca, con all’interno la Passione o Deposizione, un gruppo di otto statue in terracotta policroma a grandezza naturale, probabilmente opera dell’artista Antonio Ferraro.
Bellissima la facciata della chiesa del Santissimo Salvatore, con ricca decorazione floreale del XIV secolo. Affascinante e suggestiva è la chiesetta rupestre bizantina di Santa Maria della Pietà, in parte scavata nella roccia e dove da circa 20 anni nelle sue grotte viene ubicata la Natività durante il Presepe Vivente.
Nel bel mezzo della piazza del paese è situata la chiese del Carmine che risale al ‘500 e il palazzo municipale, mentre nella parte alta della cittadina, dal belvedere, parte la scalinata che conduce ai resti dell’eremo di San Pellegrino, formato da un convento e dall’attigua chiesa con la facciata barocca.
Vale la pena visitare la chiesa dell’Itria fondata intorno al XVIII secolo, in origine chiesa delle anime Purganti, che presenta una facciata cuspidata e ornata da un pesante portale in pietra locale, mentre all’interno è a una navata con sei cappelle. Attestano una presenza sicana riconducibile all’età del bronzo antico le quattro necropoli che circondano il centro abitato.
A questo punto non ci resta altro che invitare tutti a visitare Caltabellotta, una delle più antiche e più belle cittadine siciliane, ricca di tradizione, di cultura, di fascino, di miti e leggende. Qui, la storia, la poesia e la bellezza non tramonteranno mai.